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8 Febbraio 2023
12:40

Alcuni marsupiali australiani stanno morendo per troppo sesso

Una piccola specie di marsupiale sta rischiando l'estinzione a causa della frenesia sessuale che spinge il suo organismo a privarsi del sonno pur di accoppiarsi.

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La riproduzione è uno dei processi più importanti degli organismi viventi, ma quando è senza controllo una specie può incorrere anche in serio pericolo, rischiando l'estinzione. Pur di soddisfare una esigenza incontrollata, i maschi di molti animali possono difatti smettere di mangiare per giorni interi con conseguenze terribili per l'intera specie entrando in quella che potrebbe divenire una perfetta trappola evolutiva, proprio come nel recente caso dei gatti marsupiali in Australia.

L'eccessivo impulso sessuale ha infatti provocato molte volte seri danni alle popolazioni naturali, tanto che gli scienziati hanno scoperto che in alcuni casi una singola specie può devastare completamente non solo il proprio ambiente, ma anche le proprie garanzie di sopravvivenza future.

Un caso esemplare si sta verificando proprio in questi giorni in Australia e in Papua Nuova Guinea, dove i maschi di un particolare marsupiale, chiamato quoll, ma noto alla scienza come Dasyurus hallucatus o gatto marsupiale, stanno da diverse stagioni riproduttive rinunciando letteralmente a dormire pur di accoppiarsi ripetutamente con ogni femmina gli capiti a tiro.

Quello che sembrava all'inizio solo un comportamento isolato, infatti, si è scoperto ben presto appartenere da molto tempo alla biologia stessa della specie, che rientra per la IUCN (Unione internazionale per la conservazione della natura) all'interno della lista delle specie in pericolo. Il quoll dunque è particolarmente sensibile all'estinzione e l'allarme è stato lanciato attraverso un articolo pubblicato su Royal Society Open Science, da una equipe di scienziati guidati da Christofer Clemente dell’Università della Sunshine Coast.

«Abbiamo finalmente compreso che di solito i maschi di questa specie si accoppiano fino alla morte nella loro stagione riproduttiva, tra luglio e agosto. Le femmine, invece, possono vivere e riprodursi tra i tre e i quattro anni», ha dichiarato il professor Clemente.

Questo comportamento sta sfinendo la popolazione e la presenza di alcuni maschi "eccitati" al di fuori del normale periodo riproduttivo non è un buon segno. Il fatto che muoiano durante la loro prima e unica stagione riproduttiva non è comunque un fenomeno sconosciuto alla scienza: questo comportamento è noto come semelparità ed è presente in diverse specie, tra cui la mantide religiosa.

«Il Dasyurus hallucatus è il più grande mammifero conosciuto a subire questa sorte post-riproduttiva. Tuttavia, la causa della loro morte fino a poco tempo fa era sconosciuta, mentre ora siamo finalmente consapevoli di quello che sta accadendo», scrivono gli scienziati nella premessa del loro articolo.

Per comprendere che è la "fame di sesso" a spingere i maschi di questa specie ad un vero e proprio suicidio riproduttivo, i biologi australiani hanno posto dei sensori GPS sulla pelliccia di alcuni soggetti per 42 giorni, seguendoli così in ogni spostamento. Si è scoperto così che pur di riprodursi i quoll percorrono enormi distanze con lo scopo di accoppiarsi il più frequentemente possibile. Inoltre sono iperattivi e non riposano durante le loro peregrinazioni, muovendosi anche di notte e percorrendo una distanza media di 10 chilometri. Una tragitto spaventoso per un animale grande appena 37 centimetri.

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Dasyurus maculatus è un’altra specie famosa che appartiene allo stesso genere del gatto marsupiale

Quante volte però si sono riprodotti questi animali nel corso dei 42 giorni? «Moltissimo – affermano gli esperti – La loro frenesia sessuale è incontenibile. Hanno passato la maggior parte del loro tempo a camminare per spostarsi ed esplorare tutte le potenziali località in cui potevano intercettare le femmine ma nonostante le energie consumate in questa attività comunque si parla di decine e decine di rapporti, senza mangiare e dormire».

Secondo i ricercatori è dunque questa la minaccia principale che sta rischiando di porre fine alla specie, insieme alla decrescita demografica delle femmine e all'inasprimento delle condizioni ambientali. «La privazione del sonno rende impossibile il recupero delle forze e induce gli animali a smettere di pulirsi – afferma l'autore principale dello studio, Joshua Gaschk – Ciò attira più parassiti e intanto i soggetti trascurano i bisogni primari come trovare cibo, bere o difendersi dai predatori in agguato». Tutti fattori che riducono le possibilità di sopravvivenza dell'esemplare e anche le chance di nuovi accoppiamenti con le femmine.

Chi avrebbe mai detto che fare troppo sesso avrebbe portato a conseguenze così pesanti per una intera specie. Per questo motivo la scoperta si sta dimostrando molto interessante anche per i ricercatori che studiano le dipendenze, come quelle sessuali, e gli effetti della privazione prolungata del sonno anche negli esseri umani.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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