Un albero di Natale decorato con centinaia di cartucce da caccia: i surreali addobbi sono comparsi in località Fontigo, nel comune di Sernaglia della Battaglia, in provincia di Treviso, e hanno immediatamente suscitato la dura reazione delle associazioni animaliste, che lo hanno definito «paradossale e diseducativo».
A realizzare l’albero sono stati i cacciatori di Sernaglia e l’associazione “Cacciatori e bimbi” di Falzè di Piave, che lo hanno completato insieme con bambini e ragazzi. Un’iniziativa che si propone di sensibilizzare i più piccoli sui temi del riciclo e della sostenibilità, per cui sono stati utilizzati oltre mille bossoli esplosi, riempiti con luci a led. Il risultato finale però appare a molti tutt’altro che educativo: «La caccia non ha nulla a che fare con l’ecosostenibilità, tanto che le cartucce che lo decorano sono le stesse fatte esplodere dai cacciatori contro animali innocenti e molto spesso lasciate a inquinare boschi e campagne – sottolineano dalla sezione di Treviso della Lav – Inoltre, come ha fatto notare in un commento una utente sui social, le cartucce sull’albero celebrano la morte, quando il Natale è una festa di vita e rinascita».
La Lav ha quindi ricordato che la legge 92 del 2019, quella che ha riportato l’educazione civica a scuola, sottolinea che «tutte le azioni sono finalizzate ad alimentare e rafforzare il rispetto nei confronti delle persone, degli animali e della natura. Il fatto che si promuova la caccia tra i bambini è assolutamente diseducativo e contrario a ogni corretta pedagogia, promuovendo la violenza contro gli animali e l’uccisione per divertimento di esseri senzienti».
L'impatto ancora drammatico della caccia su ambiente ed ecosistemi
Stando al report che il Wwf ha diffuso in occasione del trentennale della legge sulla caccia – la 157/1992, che inseriva l’attività venatoria all’interno di un contesto generale di tutela di mammiferi e uccelli e diminuiva le specie cacciabili, autorizzando i cacciatori ad operare solo in un ambito territoriale predefinito – negli ultimi 40 anni i cacciatori in Italia sono passati dall’essere oltre 1,7 milioni a poco più di 543mila (considerando i soli possessori del tesserino regionale per l’esercizio dell’attività venatoria.). La gran parte ha oggi più di 65 anni, migliaia hanno più di 80 anni.
Nonostante questo, l’impatto che la caccia ha sugli ecosistemi è ancora drammatico, non soltanto dal punto di vista della minaccia alla biodiversità, ma anche per l'inquinamento ambientale. Le migliaia di cartucce che vengono disperse contribuiscono infatti al fenomeno dell’inquinamento da piombo, rilasciando miliardi di pallini che causano la morte indiretta di milioni di uccelli. Se il problema della dispersione dei bossoli in natura è diminuito, il problema del piombo rimane invece irrisolto, visto che si tratta di una sostanza che ha il potere di bioaccumularsi, contaminare le falde acquifere ed entrare nella catena alimentare: la carne di animali cacciati con munizioni in piombo è inevitabilmente contaminata. Per non parlare della strage di rapaci intossicati dal piombo ingerito nel tentativo di nutrirsi e alimentarsi. Una catena che potrebbe essere spezzata se, come da anni chiedono le associazioni, venissero almeno sostituite le munizioni in piombo con altri materiali o leghe incapaci di permeare i cicli vitali, già ampiamente disponibili sul mercato.