A partire dal 7 novembre 2023, all'interno della sezione trentina del Parco Nazionale dello Stelvio entra in vigore il cosiddetto "Piano di Conservazione e gestione del cervo – 2022-2026”. Quest'anno, secondo quanto descritto dall'Ente Parco: «Il Piano prevede un prelievo sperimentale di circa 100-180 cervi, con la collaborazione dell’Associazione Cacciatori Trentini e sotto il coordinamento del Corpo Forestale Trentino».
Per quanto riguarda i prossimi tre anni, invece, si prevede l'abbattimento di circa 400 individui all'anno, fino al raggiungimento – secondo le previsioni della Pat – di una popolazione di 900 cervi, rispetto agli attuali 1.500/3.000.
Secondo la Provincia Autonoma, infatti, gli ungulati sono troppi e la Giunta Provinciale, in fase di approvazione del piano, aveva motivato gli abbattimenti sostenendo che si trattasse del modo migliore per «ricomporre gli squilibri ecologici». Della stessa idea anche il Parco dello Stelvio, il quale sul proprio sito descrive il progetto come una strategia per: «Ridurre la perdita di biodiversità determinata dalla elevata densità della popolazione e lavorare per un migliore equilibrio e una migliore coesistenza tra ecosistemi e attività umane».
Non è d'accordo invece Ivana Sandri, membro del Coordinamento Ambientalisti Trentini e responsabile della sezione trentina di Enpa, la quale, raggiunta da Kodami, commenta: «Gli esseri umani sono in grado di inanellare le più grandi contraddizioni. Ci lamentiamo delle possibili predazioni da lupi sugli animali d'allevamento, quando non sono protetti da misure di prevenzione, salvo poi sottrarre all'ecosistema le loro le prede d'elezione, cioè i selvatici – e aggiunge – La vera selezione, quella che normalmente "risparmia" i soggetti sani e forti, però, è notoriamente effettuata dai predatori, non certo dal cacciatore, che ovviamente non sceglie volontariamente individui vecchi o malati».
I dettagli del progetto
Nel testo del progetto si legge che verrà data la possibilità ai cosiddetti selecontrollori (ovvero i cacciatori impegnati nella selezione) di cacciare anche al martedì e questo aspetto, secondo Sandri, risulta particolarmente pericoloso: «Si tratta di un fatto gravissimo, perché normalmente è un giorno di silenzio di caccia. Oltre alla morte dei cervi, questi spari aumenteranno enormemente i rischi per gli escursionisti e per i turisti, i quali sono convinti di essere al sicuro almeno in quel giorno».
La Pat concederà inoltre ai cacciatori che hanno preso parte alla formazione obbligatoria avvenuta nell'ultimo anno, di ricevere un rimborso variabile dai 10 ai 30 euro quando porteranno gli animali uccisi all'apposito centro di raccolta e la possibilità di acquistare i due terzi della carne ad un prezzo simbolico di 2,5/3,5 euro al chilo.
Non è la prima volta che il Trentino redige un progetto di questo tipo per quanto riguarda la sezione provinciale del parco, che raggiunge anche i territori di Bolzano, Sondrio e Brescia. Anche nel 2008, infatti, era stato valutato un piano di gestione del cervo che prevedeva gli abbattimenti di ungulati all'interno dell’area protetta. In seguito all'approvazione, però, il numero di cervi era sceso naturalmente e il piano era stato quindi temporaneamente accantonato. Nel 2022, però, Mario Tonina, vicepresidente e assessore all'ambiente della Provincia di Trento, è tornato a proporre un progetto simile. «È in linea con ciò che era già posto in essere a suo tempo nei settori altoatesino e lombardo del Parco, ovvero favorire la convivenza fra la fauna selvatica, l'ambiente e le diverse specie», aveva affermato Tonina, in occasione dell'approvazione del piano di gestione.
Secondo Sandri, però, la morte di questi animali non è affatto in linea con ciò di cui dovrebbe occuparsi un'area protetta come il Parco dello Stelvio: «Queste azioni sembrano sempre un tappo peggiore dello stesso buco da riparare, perché l'obiettivo dei Parchi Naturali e Nazionali, in realtà, deve essere quello di far sì che la natura possa agire da sola, come ha fatto per millenni senza la nostra interferenza».