Sono iniziate oggi le attività di abbattimento selettivo dei cinghiali nel Parco regionale del Vulture. Una iniziativa che «trasformerà il problema cinghiali in una risorsa per il territorio», spiega l'assessore all'Ambiente della Regione Basilicata, Gianni Rosa. Questa operazione, secondo l'auspicio della Regione, darà il via a una vera e propria «filiera del cinghiale». Per i capi abbattuti è infatti previsto prima il ritiro e poi la messa in commercio; mentre per i catturati si procederà con il trasloco fino al macello e da qui alla rete commerciale e alla ristorazione.
A condurre l'abbattimento saranno i selecontrollori: cacciatori provvisti di un riconoscimento, rilasciato dall’Ente Parco del Vulture, al termine di un corso di formazione organizzato col supporto dell’Osservatorio della biodiversità del Dipartimento ambiente della Regione Basilicata. Quella del selecontrollore è figura prevista dalla legge nazionale sulla caccia ed è reputata imprescindibile per i piani faunistici regionali che contemplano attività venatorie.
Le modalità di abbattimento
Il primo abbattimento sarà condotto attraverso la "caccia in girata", una tecnica che consente di uccidere l'animale senza arrecare grossi danni o disturbo al resto della fauna. Parteciperanno sette selecontrollori, disposti su postazioni fisse e un solo cane. Si tratta della modalità più sfruttata proprio nelle oasi e nei parchi naturali ed è usata soprattutto per la caccia al cinghiale. Accanto a questa, il Piano per il contenimento dei cinghiali nel Parco prevede altre due tecniche ad impatto più elevato: l'abbattimento da postazione fissa e la cattura con i chiusini.
Nell'ambito delle attività finanziate dall'Unione Europea attraverso il Po Fesr, centomila euro sono stati destinati proprio alla formazione dei 35 selecontrollori ed esperti nel censimento dei capi.
«La massiva presenza di cinghiali procura danni all'agricoltura e compromette i castagneti e i vigneti di pregio che identificano l'area protetta», sottolinea l'Assessore Rosa. Tuttavia, l'ultimo report di Legambiente relativo alla biodiversità in Basilicata, per il Parco del Vulture rileva che «complessivamente, la biodiversità specifica ed ecologica è notevole. Lo stato di conservazione delle popolazioni e degli habitat è buono, tranne in alcuni casi in cui la pressione antropica di vario tipo ha disturbato gli equilibri naturali pregiudicandone l’esistenza».
A conferma che, più del cinghiale, il più grande disturbatore degli equilibri naturali resta l'uomo, e il Parco del Vulture non fa eccezione.