È una legge della vita: quello che entra da una parte, prima o dopo, esce dall’altra! Sembra lapalissiano, ma in molti casi mi è balzato all’evidenza che forse non era proprio così per tutti. Non solo dal punto di vista “teorico”, se così lo vogliamo definire, ma anche da quello squisitamente pratico. Davanti alla pipì del cucciolo, lasciata nel bel mezzo del salotto, ho visto schiere di individui arrovellarsi su come risolvere il “problema”, ipotizzare sul significato recondito di quel "gesto disdicevole", architettare punizioni “etologiche” per lavare l’onta che quella piccola creatura, appena arrivata nel mondo, ha osato mettere in atto… e via discorrendo.
Per prima cosa cominciamo col dire che è praticamente una certezza che il vostro cucciolo, soprattutto per i primi tempi, lascerà i suoi bisognini sul vostro pavimento, che sia in marmo, in cotto fiorentino o di parquet. E possiamo garantire che questo atto non ha alcun secondo fine, non è motivato dal farvi un torto, deridervi o dimostrare «chi è che comanda in casa». È puramente fisiologico.
Negli anni passati ho visto e sentito di tutto in merito a questo annoso problema per gli esseri umani. Tecniche volte a disincentivare questo comportamento, prodighe di punizioni più o meno “gentili”, e spiegazioni agghiaccianti da sedicenti esperti: «Non devi farti vedere dal cucciolo pulire la sua pipì, perché altrimenti lui pensa – anzi, ne ha la certezza – che tu sia il suo schiavo e per rimarcare questa condizione lo farà di più». In sostanza come dire che il cane si divertirà a fare pipì in giro per la casa solo per vederci accorrere a pulire, con il capo chino, prostrato dinnanzi a Sua Maestà. Oppure, ancor più assurdo: «Quando il cucciolo lascia i suoi bisognini è necessario intervenire tempestivamente, nell’immediato, altrimenti la punizione non sortirà l’effetto desiderato, il povero cucciolo non potrà capire perché viene punito!» e continuare con consigli come «Afferralo poi con decisione per la collottola ed esclama un perentorio “NO!” (o “Nein!”, per i più romantici tradizionalisti) mentre gli immergi il musetto nelle sue stesse feci o urina». Secondo alcuni, quindi, una cosa del genere dovrebbe disincentivare il cucciolo al "disdicevole comportamento". E io mi sono sempre chiesto, in merito a quest’ultima pratica, così diffusa e patrimonio culturale della cinofilia, cosa significasse per il cucciolo. Insomma, potrebbe significare che è “sbagliato” fare i propri bisogni o che è sbagliato farli proprio lì? O, ancora, che è sbagliato farli in nostra presenza, forse? Forse bisognerebbe invece pensare che il cucciolo, semplicemente, rimane solo basito e impaurito dal nostro immotivato comportamento.
Si è sempre fatto così!
Facciamo un piccolo esercizio mentale e vediamo se è possibile arrivare ad altre considerazioni. Partiamo da un parallelismo, forse questo ci potrà aiutare. Prendiamo un bimbo, un cucciolo di Homo sapiens sapiens (ben due volte sapiens, c’è quindi da aspettarsi molto dal suo intelletto, no?) dell’età di circa dieci, undici mesi, che ha preso a gattonare per casa inseguendo le sue fantasie, e i giocattoli sparsi sul pavimento. Diciamo che non gli mettiamo il pannolino e lo lasciamo libero di muoversi in giro. Quando, inevitabilmente, si fermerà dal suo vagare e, attonito, depositerà la sua cacca o farà pipì lì dove si trova, proveremo ad applicare lo stesso metodo che dovrebbe insegnare ad un cucciolo di Canis lupus familiaris (badate bene, non sapiens) che ciò è sbagliato. Immergeremo il suo visino paffutello nelle deiezioni e con ferma decisione diremo “No!”. Ed ecco, la scintilla dell’intelligenza scoccare nei suoi occhioni limpidi e colmi di gratitudine per la chiara spiegazione di un importante fatto della vita. Il cucciolo di sapiens ha così appreso che quelle cose “sporche” si devono andare a fare al gabinetto!
Se anche a voi tutto ciò pare una scemenza, allora vi parrà una stupidaggine anche applicare lo stesso metodo educativo ad un cucciolo di cane di due o tre mesi, ça va sans dire. È assolutamente vero che le cose stanno in modo diverso per cuccioli di cane e bambini, ma credo che questo piccolo gioco di immaginazione ci possa far comprendere quanto certe pratiche siano incoerenti e prive di alcuna logica, anche se “Si è sempre fatto così!”. Ebbene, scusate l’arroganza, ma mi vien da dire: e si è sempre sbagliato! Ciò nonostante rimarco la mia ammirazione per i cani che circondati da tanta insensatezza riescono a crescere, nostro malgrado, equilibrati e felici e la mia compassione per quelli che invece non ce la fanno, e trauma dopo trauma, soprattutto in età pre-adolescenziale, sviluppano ansie e problemi relazionali. Come biasimarli?
Cosa dice Madre Natura?
Vi chiedo ora un po’ di pazienza, utilizzerò alcuni termini in modo superficiale, evitando opportune puntualizzazioni, che in questo contesto richiederebbero pagine e pagine, per andare avanti.
Cominciamo col dire che un cane è un predatore carnivoro (e già qui servirebbe puntualizzare sulla natura praticamente onnivora della specie) ma, come accade per tutti gli animali, quando si è cuccioli, si è anche indifesi e soggetti al divenire il pasto di altri predatori. Per evitare ciò le varie specie animali hanno affinato diversi metodi, per esempio il supporto dei genitori e del gruppo sociale. Ciò non toglie che, però, possa accadere che i piccoli debbano essere lasciati incustoditi per brevi lassi di tempo, magari quando la madre si deve allontanare per abbeverarsi o procurare del cibo. Ora, tra le varie strategie, Madre Natura, ha insegnato ai piccoli a non scorrazzare troppo in giro in quei frangenti, e men che meno a lasciare indizi di sé nei pressi della tana ove si sentono sicuri e protetti. Quindi, se proprio è necessario espletare certi bisogni (e lo è, indubbiamente) allora è meglio che si facciano laddove ci si sente maggiormente sicuri e protetti. Dunque: non certo all’aperto. I predatori sono spesso dotati di un acuto senso dell’olfatto, e urinare o defecare nei pressi della tana non è cosa intelligente, lo capirebbe anche un sapiens. Quindi, i piccoli, se posti all’esterno, sono alquanto reticenti nel prodursi in tali performance fisiologiche. Diciamo che l’insicurezza produce un restringimento involontario degli sfinteri nei piccolini. “Certe cose”, dice Madre Natura, “fin tanto che siete piccoli, si fanno al sicuro. Nella tana. La mamma poi pulisce, tranquilli”. Già. Astuto, non trovate?
Cosa fare se il cucciolo fa pipì in casa
Cosa possiamo comprendere da queste considerazioni, noi umili pet mate di un cucciolo di pochi mesi? Per prima cosa che non c’è nulla di sbagliato nel fare cacca e pipì in sé. Quindi non ha alcun senso punire un cucciolo per questo. Possiamo anche comprendere che il naturale processo delle cose induce il piccolo a lasciare indizi laddove si sente più a suo agio e sereno, laddove non si aspetta un’aggressione da chicchessia. Questo luogo dovrebbe essere la nostra casa, il suo luogo sicuro, il posto in cui noi lo abbiamo portato dopo averlo separato dalla madre e dai fratelli. La sua nuova tana, noi che siamo la sua “nuova mamma”, coloro che lo circondano e, in teoria, lo proteggono e lo accudiscono.
Quale è dunque il naturale procedere delle cose? Il nostro cucciolo, grazie al nostro amorevole supporto, comincerà a fare esperienza del “mondo fuori”, a scoprire via via il fantastico ambiente nel quale lo abbiamo portato a vivere acquisendo fiducia in sé stesso e cominciando, naturalmente, a lasciare indizi di sé, tradotto: a fare i bisogni all’esterno. Soprattutto verso l’adolescenza, poi, i bisogni non avranno solo una funzione puramente fisiologica, come è per noi, ma anche dichiarativa e serviranno per comunicare al mondo il proprio passaggio, raccontare la propria storia: «Io sono passato di qui!», «Io vivo da queste parti».
Piccoli consigli per "sopravvivere" i primi tempi
A questo punto i più sapiens potrebbero chiedersi come facilitare questo naturale procedere delle cose. Quello che un neo compagno umano di un cane deve tener in conto è che un cucciolo tenderà a “lasciarsi andare” più facilmente appena sveglio, durante o subito dopo il gioco, dopo i pasti e… Ok: praticamente sempre, dato che dormire, giocare e mangiare sono le uniche cose che fa un cucciolo di pochi mesi. Il fatto è che non ha un gran controllo degli sfinteri (a parte quando il timore lo blocca, e questo è forse il fondamento delle assurde vecchie pratiche di cui sopra), ovvero, appena gli scappa la fa. Non si ha il tempo di notare l’impulso e portar fuori il piccolo, questo potremmo farlo quando sarà un po’ più grandicello affinando la comunicazione tra noi e lui.
Quindi, se abitate al terzo piano di un palazzo dovete attrezzarvi all’idea che il cucciolo la farà in casa. Nel contempo, passare all’esterno, nei pressi della casa (leggi: tana) del tempo insieme a lui in modo che faccia esperienza, sicuro e protetto dalla vostra presenza. Ecco che allora, in pochi giorni, vedrete che il piccolo si lascerà andare anche lì. È qualcosa di cui essere felici: non già perché questo significherà che non la farà più in casa, ma perché il vostro piccolo sta crescendo emotivamente nel modo migliore. Non sono tra quelli che pensa si debba gratificare il piccolo perché ha fatto pipì fuori, non c’è assolutamente bisogno di strillare “Bravo!!!” e somministrare un bocconcino subito subito per non perdersi l’attimo. Anzi, tutto ciò, a mio avviso, lo distoglie dall’esperienza. Si può anche essere felici di qualcosa senza comportarsi come dei pazzi. Lasciate che si renda conto di quello che ha fatto, il piccolo, solitamente, dopo essersi accucciato e fatto pipì, si volta e annusa. Non disturbatelo, è un momento importante, è la presa di coscienza del sé, della propria identità olfattiva nel mondo esterno. Tenetevi per voi il vostro tripudio, internamente: va bene comunque.
La dura realtà del cucciolo in casa
Or dunque, avete mai sentito la frase: «Un cucciolo di cane è molto impegnativo?». Immagino di sì. Eccone qui un banale esempio. I cuccioli tendono a sporcare almeno una ventina di volte al giorno. Avrete ormai capito che “alla natura non si comanda”, e quindi, tirate le somme, se vogliamo facilitare il naturale processo di crescita e sviluppo equilibrato del nostro cucciolo, senza vivere l’onta ripetuta del dover pulire il pavimento, dovremmo portarlo all’esterno un sacco di volte ma non a fare lunghe passeggiate. Andiamo in un luogo sicuro, nei pressi della “tana” intorno alla quale gradualmente potrà accrescere la sicurezza in sé stesso e nel mondo che lo circonda. Ebbene sì, cari amici: in questo caso avere un giardino è proprio un vantaggio. Diciamo che accelera il processo per i più piccini. Anche lavorare da casa aiuta molto altrimenti, dopo lunghe ore d’assenza, e quindi di solitudine del nostro cucciolo, dovremo dedicare del tempo a fare le “brave mamme”, ossia a pulire la tana. E, sappiatelo, non v’è nulla di disdicevole nel farlo. Il vostro cucciolo non vi guarderà come lo schiavo/a di turno: queste sono cose solo da sapiens…