Sembra che da qui in avanti i pescatori avranno un'arma in meno contro i delfini che tentano di aggredire le loro reti da pesca. La rottura delle reti da parte dei delfini è uno dei problemi più gravosi per la conservazione di queste specie di cetacei e per il mercato ittico in generale. Dopo millenni di convivenza, i delfini infatti hanno imparato a riconoscere le reti cariche di pesci nel blu profondo dell'oceano e qualora un'imbarcazione si trovasse accerchiata da un gruppo di intelligenti tursiopi affamati, c'è il rischio che parte di questi, cercando di accedere al pesce catturato, si ritrovi intrappolato dai frammenti della rete, venendo condannati alla morte per soffocamento a seguito dell'incidente.
L'interesse perciò nello sviluppare reti sempre più resistenti e meno appariscenti/appetibili per i delfini non è solo degli imprenditori ittici, ma anche degli stessi biologi marini che cercano di salvaguardare le specie a rischio d'estinzione e i rapporti che sussistono fra pescatori e i diversi progetti di conservazione.
Il tema è dunque delicato e per questo i pescatori più esperti avevano applaudito all'introduzione delle reti da pesca con le maglie rivestite di capsaicina, la molecola che dona ai peperoncini la sua piccantezza, come strumento atto a limitare gli squarci alle reti e l'incontro con i cetacei. Anche perché le soluzioni finora adottate come il “camuffamento riflettente” delle reti non sembrano aver avuto molto successo.
D'altronde l'idea sembrava sulla carta funzionare. Trovare una sostanza così tanto spiacevole ai delfini da allontanarli dalle zone di pesca E visto come la capsaicina è un composto chimico che si è dimostrato urticante con altri mammiferi, soprattutto terrestri, i pescatori speravano che anche i cetacei non gradissero il gusto della ‘Nduja calabrese.
I gusti piccanti di una famiglia di delfini
Per quanto questa storia sembra una favola, è accaduto davvero. In Grecia per alcuni mesi alcuni pescatori selezionati hanno usato delle reti da pesca che erano cosparse con una resina alla capsaicina. Ma l'articolo “Dolphins don’t mind hot sauce: testing the effect of gill net coating on depredation rates”, pubblicato su Marine Mammal Science da un team di ricercatori dell’Università Aristotele di Salonicco, mostra come questo progetto sia stato un enorme fallimento.
La principale autrice dello studio, la biologa marina Maria Garagouni, sembra essere sconfortata per i risultati ottenuti dallo studio. Lavora da una decina di anni con i pescatori per studiare il fenomeno della depredazione del pescato nel Mar Egeo e si dichiara sorpresa dall’abilità dimostrata dai tursiopi nel rubare e rompere le reti. Afferma che due tursiopi un giorno hanno fatto 217 buchi ad una rete in non più di 15 minuti, vanificando così per gran parte il lavoro dei pescatori e riducendo di molto la quantità del pescato.
Il più delle volte i delfini bucano le reti per fame, ma è stato osservato più di un caso in cui i delfini si sono divertiti esclusivamente a giocare, soprattutto negli esemplari più giovani e in salute.
Quindi i delfini potrebbero ordinare tranquillamente una cena molto piccante? Secondo la neuroscienziata Aurélie Célérier dell’Université de Montpellier è troppo presto per dirlo. Mentre è noto che molti cetacei percepiscono solo il salato, il piccante è registrato all'interno della bocca di ciascun mammifero da un diverso insieme di cellule sensoriali presenti nella cavità orale e in gola, attraverso un processo noto come chemestesi, che fa registrare sensazioni come dolore e calore. E visto che altri odontoceti sembrano avere i centri nervosi necessari per il rilevamento della capsaicina attraverso questo processo, può darsi che i delfini ne siano anch'essi sensibili.
I tursiopi (Tursiops truncatus) che d'altronde hanno interagito con questa particolare tipologia di reti si sono mostrati il più delle volte del tutto indifferenti rispetto al pericolo rappresentato dalla capsaicina. E in taluni casi sembra addirittura che ci sia stata un eventuale apprezzamento del condimento al pesce. Questo dato sarebbe da confermare con nuove osservazioni, ma se fosse vero mostrerebbe come almeno una parte della popolazione greca di tursiopi troverebbe piacevole il piccante.
Dietro la capacità dei tursiopi nel rompere le reti che presentano la capsaicina potrebbe però influire la loro intelligenza. Questa specie ha già dimostrato spesso in passato, insieme alle stenelle (genere Stenella), di saper architettare strategie per trovare la soluzione a problemi in apparenza impossibili da risolvere. Dunque non è detta l'ultima parola sull'eventuale loro gradimento del piccante.
Il rapporto che sussiste fra la pesca sostenibile, i pescatori e le specie che necessitano protezione diventa di anno in anno sempre più difficile. Casi come quelli dei delfini greci, che riescono a elaborare un modo per rompere una rete progettata per allontanarli, sono sintomi di un'inasprimento della lotta per la sopravvivenza di animali e uomini. Purtroppo, però la colpa è nostra se i delfini sono diventati più intrepidi e se nel mare non ci sono più le stesse opportunità di pesca di una volta.