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28 Agosto 2021
9:00

Aggredita a morte dai cani a Satriano, indagato il pastore

Un pastore di 44 anni è stato iscritto nel registro degli indagati per la morte, a Satriano (Catanzaro), della 20enne Simona Cavallaro, vittima di un'aggressione fatale di alcuni cani. I carabinieri della compagnia di Soverato lo hanno individuato come proprietario del gregge di capre che stava pascolando nel campo dove la ragazza si trovava con un amico.

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Un pastore di 44 anni è stato iscritto nel registro degli indagati per la morte, a Satriano (Catanzaro), della 20enne Simona Cavallaro, vittima di un'aggressione fatale di alcuni cani. I carabinieri della compagnia di Soverato lo hanno individuato come proprietario del gregge di capre che stava pascolando nel campo dove la ragazza si trovava con un amico.

I militari stanno continuando le ricerche per catturare i cani (circa 15) che si sarebbero avventati su di lei. Per ora ne sono stati presi due che avevano tracce di sangue. Gli esemplari sarebbero particolarmente aggressivi, tanto che all’arrivo dei Carabinieri e della polizia locale le forze dell’ordine hanno sparato alcuni colpi di pistola in aria per farli allontanare.

Il pastore è accusato del reato di omicidio colposo e ora potrà nominare un proprio perito in vista dell’autopsia disposta dal pubblico ministero della Procura di Catanzaro Irene Crea. Gli investigatori dei Carabinieri stanno cercando di valutare diversi fattori: tra questi, anche il luogo dell’incidente, vicino a una pineta usata come area da pic-nic dove i due stavano facendo un sopralluogo per una scampagnata domenicale.

Il sindaco di Soverato, Ernesto Alecci, ha dichiarato il lutto cittadino per il giorno in cui saranno celebrati i funerali di Simona. «Per un dolore di questo tipo non esistono parole di conforto adeguate», dice.

Come ha spiegato David Morettini, istruttore cinofilo e componente del Comitato scientifico di Kodami, un numero di 15 esemplari, «per la tradizione della pastorizia italiana sarebbe legato a un gregge gigantesco, di migliaia di capi» e quindi «ci potrebbe essere stato un surplus rispetto al lavoro che sono chiamati a fare. Il pastore, che non è un educatore né un istruttore, va a creare un equilibrio con le esigenze che ha di badare al gregge».

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