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27 Agosto 2021
12:59

Aggredita a morte da un branco di cani, gli esperti: «Genetica e comportamento potrebbero spiegarlo»

Aggredita a morte da un branco di cani nella pineta di Monte Fiorino a Satriano, in Provincia di Catanzaro. Questa è stata la tragica fine di Simona Cavallaro, ragazza di 20 anni. Si trovava con un amico in un campo da pic nic. Si sarebbero mossi un po’ verso l’interno dello spazio verde e a quel punto si sono imbattuti, secondo una prima ricostruzione, in un gregge di capre. A guardia degli ovini alcuni cani, che avrebbero avuto un atteggiamento aggressivo nei loro riguardi.

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Aggredita a morte da un branco di cani nella pineta di Monte Fiorino a Satriano, in Provincia di Catanzaro. Questa è stata la tragica fine di Simona Cavallaro, ragazza di 20 anni di Soverato. Si trovava con un amico in un campo da pic-nic. Si sarebbero mossi un po’ verso l’interno dello spazio verde e a quel punto si sarebbero imbattuti, secondo una prima ricostruzione, in un gregge di capre. A guardia degli ovini alcuni cani, che avrebbero avuto un atteggiamento aggressivo nei loro riguardi.

Lui si è rifugiato in una delle casette di legno che si trovavano lì vicino. Per lei, invece, non c’è stato niente da fare. Gli animali l’hanno presa a morsi e, quando sono arrivati i carabinieri della compagnia di Soverato, si è potuto solo che prendere atto della sua morte. I militari stanno considerando molti fattori per cercare di accertarne eventuali responsabilità. Uno dei cani, trovato con tracce di sangue, è stato portato in un canile della zona.

Senza parole il mondo che in Italia si occupa dei cani da pastore. Luisa Vielmi, dell’associazione Difesattiva, si dice «basita e interdetta», sottolineando la particolarità (anzi, l'unicità), del fatto di cronaca. A sua memoria è la prima volta che un episodio del genere avviene in Italia. Potrebbero esserci diverse cause all'origine: alcune legate al comportamento degli animali, altre che potrebbero essere notate nel patrimonio genetico dei cani. «Avere un  accanimento simile potrebbe nascondere un problema comportamentale – spiega Vielmi a Kodami – A primo impatto, non possiamo definire cosa possa averlo scatenato, ma ci sono tanti fattori da considerare, come per esempio la ‘linea di sangue’ più aggressiva di alcuni esemplari. Ma non bisogna ora fare di tutta l'erba un fascio, i cani da pastore non sono così, non sono aggressivi».

Freddy Barbarossa, psicologo ed etologo e consulente specializzato in cani da guardiania, sottolinea proprio quest’aspetto. «È molto importante verificare l’origine dei cani. Potrebbero non essere Maremmani puri, ma misti con altre razze come i Pastori del Caucaso o dell’Asia Centrale o con il Dogo Argentino». Un incrocio che, come racconta, può essere richiesto per trovare quell'esemplare in grado di colpire gli eventuali lupi in grado di attaccare il gregge.

Due, spiega, sono gli atteggiamenti aggressivi. Uno è quello di «spacing out, cioè di mutua repulsione per la protezione della famiglia e del territorio». Un altro, invece, è la gameness, «insita nei cani da combattimento». «In questo caso o soccombono loro o soccombe l’avversario – aggiunge – Se incrociamo i cani in modo che diventino più aggressivi è ovvio che non ci vuole nulla ad avere un episodio grave».

Ma perché la ragazza sarebbe stata aggredita da un branco? Naturalmente si tratta di supposizioni che partono dall’evidenza scientifica del comportamento degli animali e non sulla fattispecie particolare del caso, che però riescono a dare elementi per comprendere meglio il fatto. Genericamente, precisa Barbarossa, «quando il branco fa questo vuol dire che c’è un atteggiamento condiviso anche da parte degli altri cani. Per questo sembra che ci sia ‘del marcio’. Allora bisogna capire come sono stati gestiti».

Lorenzo Niccolini, presidente dell’associazione Stray Dogs International Project, racconta che l’associazione anni fa fu contattata proprio per andare nella zona dell’incidente. «Eravamo andati a monitorare un gruppo di maremmani. Erano cani da pastore e si aggiravano nella pineta – racconta – Facemmo un appostamento ma non li trovammo. Oggi non ho conferma se quello fosse esattamente il gruppo coinvolto nell’aggressione, ma era in quella zona. Spesso sono cani abbandonati delle aziende che fanno fare loro le cucciolate per trovare l’esemplare che fa bene il suo lavoro. Ciò crea tanti ‘scarti’, che vengono abbandonati sul territorio e che poi sono liberi di girare».

Per Niccolini l’episodio ricorda un altro fatto di cronaca avvenuto nel 2009 a Scicli, in Provincia di Ragusa. «Un cane rincorse e uccise un bambino – dice – Si era parlato di cani randagi, ma su questo argomento è facile fare allarmismo. Erano cani non padronali, radunati da una persona che gli dava da mangiare. È questa un'azione che spesso provoca tensioni che vanno a stimolare alcuni comportamenti sbagliati, come l’inseguimento delle macchine o delle biciclette e che può portare alle morsicature».

Fondamentale potrebbe essere capire il numero degli esemplari che hanno partecipato all’aggressione. Da prime ricostruzioni sarebbero tra i 10 e i 15. Per David Morettini, istruttore cinofilo e componente del Comitato scientifico di Kodami, un numero di 15 esemplari, «per la tradizione della pastorizia italiana sarebbe legato a un gregge gigantesco, di migliaia di capi» e quindi «ci potrebbe essere stato un surplus rispetto al lavoro che sono chiamati a fare. Il pastore, che non è un educatore né un istruttore, va a creare un equilibrio con le esigenze che ha di badare al gregge». Anche Morettini cita l’esempio di Scicli causato da una «situazione di sovraffollamento», con un branco che vagava e inseguiva persino persone sulla spiaggia. Attorno alla popolazione di cani ruota il fenomeno del «ganging», cioè del «linciaggio». «Nel momento in cui questo numero è equilibrato ciò non avviene – dice – Non esiste al mondo che i cani da pastore siano così tanti e facciano ganging».

Il presidente della Regione Calabria, tragedia immane che doveva essere evitata

Per il presidente della Regione Calabria, Nino Spirlì, «quanto avvenuto a Satriano lascia sgomenti. La giovane Simona Cavallaro ha perso la vita dopo essere stata aggredita da un branco di cani in una pineta attrezzata. Si fa davvero fatica a crederci». Spirlì la descrive «come una tragedia immane che poteva e doveva essere evitata. Non si può morire in questo modo, a vent’anni. Mi auguro che gli inquirenti, che hanno già avviato le indagini, facciano luce al più presto su quanto accaduto e riescano a individuare gli eventuali responsabili». «A nome di tutta la Giunta regionale, mi unisco allo straziante dolore della famiglia di Simona ed esprimo il più sentito cordoglio – conclude Spirlì – a tutta la comunità di Soverato, sotto choc per un evento incomprensibile, inaccettabile».

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