All’appello delle associazioni animaliste che chiedono a gran voce da anni leggi che vietino l’allevamento di animali per la produzione di pellicce, ha risposto l’Estonia, sedicesimo Paese tra quelli dell’Unione Europea che già hanno abbandonato questa pratica crudele.
La data non sarà immediata, purtroppo, ma lo stop partirà dal 1 gennaio 2026. Resta comunque un’ottima notizia tenendo in considerazione che l’Estonia è uno dei primi produttori di pellicce in Europa. Detto questo, la scelta del Paese baltico è sicuramente legata più al business che all’etica visto che la presa di coscienza delle persone rispetto allo sfruttamento animale sta provocando una forte crisi nel settore: gli allevamenti in Estonia sono diminuiti dai 41 del 2015 capaci di produrre 150mila pelli di visone ai 25 del 2018. Il cambiamento è dovuto anche e principalmente ai grandi marchi della moda che lentamente, uno dopo l’altro, stanno bandendo l’uso di pellicce dalle loro collezioni.
La grande assente è l’Italia, che non fa parte di quei 16 Paesi. Secondo le associazioni animaliste nel nostro Paese ogni anno, vengono uccisi 160mila animali e, come spesso avviene, esistono due proposte di legge per vietare l’allevamento di animali da pelliccia che sono depositate in Parlamento e non sono ancora state discusse.
Al momento, dopo un provvedimento preso a febbraio ma solo in conseguenza alla pandemia e al timore che alcuni allevamenti potessero trasformarsi in focolai del virus, è stato imposto lo stop. Un divieto che rimarrà in vigore però soltanto fino alla fine del 2021. Un’azione assolutamente insufficiente visto che non contempla la chiusura definitiva ma semplicemente la sospensione dell’attività.
Fortunatamente ci sono le azioni individuali. Il mondo della moda sembra non essere più sordo alle richieste di una moda crueltly free. I luxury brand sono sempre di più, ultimo ad aggiungersi in ordine di tempo Valentino ma lista è già molto lunga. Inoltre, una conseguenza interessante di questo graduale dirigersi verso creazioni sostenibili anche dal punto di vista animale sta portando alla nascita di nuovi tipi di pelli prodotte a base di piante e di pellicce sintetiche sostenibili e biodegradabili.
Cosa succede in Europa
In Europa, la situazione si distingue tra chi vieta completamente la produzione, come il Regno Unito dal 2003 e chi è in fase di dismissione come l’Austria, il Belgio, la Bosnia-Erzegovina, la Repubblica Ceca, la Croazia, la Macedonia, i Paesi Bassi, la Norvegia, il Lussemburgo, la Serbia, la Slovacchia, la Slovenia e l’Ungheria.
Irlanda e Francia si sono impegnati a bloccare l’allevamento di animali da pelliccia entro il 2025 e l’Estonia, come scritto, comincerà a gennaio 2026. In Germania il termine per chiudere gli allevamenti è il 2022 ma di fatto sono già chiusi tutti quelli esistenti. Sono ancora in fase di decisione Bulgaria, Lituania, Montenegro, Polonia Ucraina e Finlandia.
Allevamenti di animali da pelliccia, un orrore
Un’indagine realizzata da Anima International , ormai qualche anno fa, mostra tutto l’orrore di cosa realmente sono gli allevamenti di animali da pelliccia. Allevamenti intensivi, con animali stipati in gabbie a batteria, condizioni di vita dalla brutalità senza fine. Il servizio è stato ripreso in Polonia e racconta delle sofferenze di questi animali che mettono in atto addirittura atti di cannibalismo tra loro procurandosi profonde ferite. Dopo circa 8 mesi di vita in queste condizioni, vengono uccisi col gas.