Simpatico e giocherellone nonostante la malattia poco comune che lo aveva colpito, la cheratite cronica superficiale che gli rendeva difficile vedere, Balù un meticcio di oltre 30 chili, è morto qualche giorno fa, lasciando una grande tristezza in tutti gli operatori del rifugio di Lanuvio, in provincia di Roma, dove si trovava da tempo, e in tutte le persone che lo conoscevano e che si erano affezionate.
«Avevi ancora tanta vita davanti, ma questa estate diventata terribile si è portata via anche il nostro meraviglioso Balù. Non ci si può mai abituare a perderli, ma quando succede così all'improvviso, un cane ancora giovane… ci si spezza il fiato – scrivono su Facebook i volontari – ci ritroviamo a scrivere di te con il cuore gonfio di dolore, la testa piena di pensieri rumorosi che cercano risposte a tanta ingiustizia e con una immensa rabbia dentro».
Il destino, infatti, aveva già messo alla prova più volte Balù, ma il suo carattere incredibilmente gioioso non lo aveva mai fatto abbattere: «Che anima bella con cui avere a che fare. Sempre allegro, gioioso, avevi fatto fronte all'abbandono, ti sei adattato al canile e con una semplicità incredibile ti sei abituato ad essere il nostro “cane con gli occhiali" per la malattia che aveva colpito i tuoi occhi».
Balù era conosciuto anche come «il cane con gli occhiali» proprio per la cheratite cronica di cui soffriva, una patologia che fa perdere la naturale trasparenza della cornea e che comporta nel tempo una visione sempre più difficoltosa. Ma non solo, perché gli occhi non possono essere esposti al sole e così Balù aveva imparato a indossare un paio di occhiali tipo di biker che lo avevano reso molto noto. Nel canile stava sempre nelle zone più ombreggiate, ma grazie agli occhiali che gli proteggevano gli occhi dalla luce più forte, riusciva a uscire per la passeggiata un po’ di più.
«Non c'era un giorno che non fossi allegro, correvi come un turbine a perdifiato appena potevi per il campo e poi chiedevi coccole infilando la tua testona sotto le mani. E noi avevamo davvero creduto che alla fine avevi vinto tu su tutto questo, che niente ti avrebbe piegato fino a quell’orrenda mattina torrida di estate, con il sole alto e le nostre lacrime come pioggia a coprire ogni cosa».
E a coprire anche la luce che faceva BALÙ: «Per tutti noi si spegne una luce per sempre ogni volta che un nostro cane ci lascia. Non cani qualunque, cani di canile, cani speciali che cerchiamo di amare e proteggere al meglio ma a cui la vita spesso non fa sconti. Ti portiamo nel cuore e forse, piano piano, riusciremo a immaginarti felice con tanti altri amici in cielo che se ne sono andati prima di te. Ma oggi no, oggi abbiamo solo le spalle curve dal dolore. Ciao Balù».
Quando gli animalisti insistono sull'adozione nei rifugi anziché sull'acquisto dei cani, è anche per evitare queste situazioni. Non di certo la morte, che ormai il destino aveva predisposto per Balù, ma almeno per offrire all'animale la possibilità di vivere gli anni che gli restano non da dietro delle sbarre. Come si capisce dal messaggio commosso e mortificato dei volontari, Balù era molto amato, ma forse anche lui avrebbe voluto essere accolto in una famiglia tutta a sua disposizione.
Adottare da un canile offre una seconda possibilità al cane che ha subito un torto crudele senza avere nessuna colpa e nello stesso tempo riduce il numero di animali abbandonati e senzatetto, particolarmente importante vista la sovrappopolazione presente nei rifugi dovuta alle tante scelte fatte con poco responsabilità e poca consapevolezza.