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30 Dicembre 2022
16:28

Addio a Vivienne Westwood, estrosa stilista e attivista: tra le prime ad abbandonare le pellicce

L'iconica stilista se n'è andata all'età di 81 anni dopo una lunga lotta contro un brutto male. Ma Vivienne Westwood lottava anche per la salvaguardia del Pianeta e di tutte le specie che lo abitano.

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Paladina della giustizia, mente ingegnosa e creativa, tra i personaggi della moda più discussi a livello globale per le sue sfilate e le sue campagne di protesta. Se ne è andata per sempre, all'età di 81 anni, l'iconica stilista inglese Vivienne Westwood, in lotta con una brutta malattia da tempo.

La sua è stata una carriera costellata di successi provocatori e di battaglie nel sociale, per sensibilizzare l’industria della moda e la politica sull’importanza della salvaguardia del Pianeta, delle persone e degli animali dai danni provocati dai cambiamenti climatici.

Le sue passerelle, infatti, sono state utilizzate, questo è il termine giusto, non solo per far sfilare le sue estrose modelle e il suo stile audace e sovversivo, ma anche e soprattutto per mettere in luce le tematiche a cui teneva in particolare modo.

E allora, indimenticabili sono le magliette scritte con messaggi inequivocabili sull’urgenza di orientare rapidamente il mondo del fashion verso una rivoluzione green per dare al nostro Pianeta almeno una possibilità.

È stata una delle prime designer del lusso a prendere posizioni tanto radicali riguardo all’ambiente e ai consumi e con un’altra stilista, simbolo della sostenibilità nella moda, Stella McCartney, hanno dato il via al fashion senza pellicce, chiedendo al Regno Unito di cancellarne la produzione, la vendita e la commercializzazione. Westwood è stata una delle stiliste più attive della campagna #FurFreeBritain.

I suoi ultimi accessori realizzati con pellicce animali sono state 8 borsette ed era il 2007. Poi stop. Consapevole di far parte di un sistema, quello del tessile, tra i più inquinanti, la stilista aveva ormai da tempo iniziato a provare a minimizzare l’impatto del proprio brand sull’ambiente.

Per questo aveva cominciato a ricercare materiali innovativi e lavorati in maniera da inquinare il meno possibile. Cercando anche di sensibilizzare sempre più i consumatori sull’importanza della qualità piuttosto che della quantità dei capi. Famosissimo il suo motto  “Buy less, choose better, make it last”, “Compra meno, scegli meglio e fallo durare”.

Sempre vicina alle battaglie della Peta, la People for the Ethical Treatment of Animals, ente di beneficienza a tutela dei diritti animali, nel 2013 si era già esposta al fianco di Save The Artic, campagna di Greenpeace per protestare contro le trivellazioni nell’Artico e la pesca intensiva in quelle acque.

Aveva realizzato la collezione Speciale Rainforest per combattere la deforestazione delle foreste pluviali e proteggere le tribù locali. Insomma non si è mai distratta un attimo dalla tematiche che aveva a cuore.

Fino all’ultimo momento: il suo blog, No man’s land, dove scriveva le sue riflessioni, ma dentro al quale raccoglieva anche spunti di attivisti e lettere di persone comuni, è aggiornato al 24 dicembre.

E solo il mese scorso, aveva dichiarato di sostenere i manifestanti per il clima che avevano gettato della zuppa su “I girasoli” di Van Gogh, e aveva scritto: «I giovani sono disperati. Indossano una maglietta con la scritta: Just Stop Oil. Stanno facendo qualcosa».

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Simona Sirianni
Giornalista
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