Il pensiero comune sostiene che sia necessario essere dominanti per essere rispettati dal cane. La dominanza è un concetto superato per motivi socio-culturali e perché non adeguato alla naturale organizzazione sociale del cane. Molti, sbagliando, pensano che educatore/istruttore cinofilo sia il sinonimo di addestratore. Non è così e non si tratta di un semplice adeguamento linguistico come avviene, ad esempio, nel chiamare lo spazzino “operatore ecologico”. Nel nostro caso la differenza è sostanziale. L’addestratore generalmente sostiene la dominanza dell’uomo sul cane, al contrario l’educatore o l’istruttore con approccio cognitivo zooantropologico (CZ) promuove la costruzione della leadership umana all’interno delle strutture relazionali di pet-partnership.
La differenza tra autorevolezza e autorità
La differenza tra l’educatore/istruttore e l’addestratore è la stessa che c’è tra autorevolezza e autorità. L’approccio cognitivo alla pedagogia cinofila (l’educazione del cucciolo) e alla riabilitazione comportamentale traccia un solco profondo con la tradizione addestrativa. Uno dei motivi principali risiede nell’uso costante che questa ha fatto finora della comunicazione finalizzata al controllo del cane e dell’esercizio di strumenti in forma coercitiva e vessatoria. L’autorità è legata alla forza fisica, l’autorevolezza a quella interiore: queste parole probabilmente descrivono bene il motivo per cui nel settore cinofilo gli addestratori siano in maggioranza uomini mentre per gli educatori/istruttori la presenza delle donne è decisamente maggiore. Nella cinofilia, più che altrove, però troviamo purtroppo ancora residui culturali sessisti e di derivazione macista.
Gli strumenti: focus sul collare a strangolo
A fronte di una giusta battaglia contro quegli strumenti che definiamo a tutti gli effetti “di tortura”, come il collare elettrico o con le punte, ritengo però che l’opinione pubblica, nel criticare l’addestramento (alla Cesar Millan), si sia fossilizzata troppo sul rifiuto del collare a strangolo. In questo caso il problema non risiede nello strumento in sé ma nel modo in cui lo si utilizza. Tuttavia, dove ne esistono le condizioni, io prediligo e consiglio sempre, l’uso della pettorina (ad H o alla norvegese) e del guinzaglio lungo. Ma cosa vuol dire saper utilizzare il collare a strangolo? Di certo non quello che fa chi pratica tecniche addestrative, avvalendosene, e utilizzando anche il guinzaglio come forma di comunicazione vessatoria attraverso strattoni e strangolamenti. E bisogna sottolinearlo: anche se nell’addestramento moderno la violenza fisica sul cane sta diventando meno frequente, comunque l’uso della forza viene costantemente evocato e sottilmente minacciato sul piano della comunicazione fisica e verbale.
Come essere una base sicura senza sopraffare il cane
La deriva addestrativa la possiamo vedere ancora oggi in comportamenti purtroppo ancora troppo diffusi come atterrare e rovesciare il cucciolo quando disobbedisce, strattonare ripetutamente il cane che tira al guinzaglio, richiedere continuamente comandi, inibire la relazione intraspecifica, evitare la socializzazione con le persone estranee in quanto possibile elemento di corruzione delle tendenze naturali del cane alla difesa della famiglia.
Il leader è una persona non da temere ma da rispettare e a cui affidarsi quando si ha bisogno di sicurezza. L’essere umano è una base sicura quando comunica correttamente con il cane e ne comprende le emozioni e gli stati mentali. Educare non significa pretendere dal cane la perfezione, obbligarlo a soddisfare le nostre aspettative, né limitarsi a richiedere il semplice rispetto delle regole. Il vero leader si riconosce nella perseveranza, nell’equilibrio e nella serenità che esprime in tutte le situazioni, anche in quelle di pericolo o tensione. E’ un soggetto affidabile e coerente ma anche profondamente affettivo ed in virtù di ciò rimane flessibile ed è capace di adeguare le scelte in base alle situazioni.
Per capire concretamente questo concetto facciamo un esempio banale. Ci sono persone che non concedono il cibo dalla tavola al cane che vive con loro per evitare che prenda la cattiva abitudine di pretenderlo. A questa regola possiamo concedere sane eccezioni come quando non abbiamo voglia di cucinare e ordiniamo una pizza. Mentre se ne sta con noi a vedere un bel film sul divano, non c’è nulla di male nel concedergli un trancio. A proposito di flessibilità: spero che da questo esempio non abbiate capito che per essere un buon leader, autorevole e non autoritario, sia necessario amare il cinema e la pizza da asporto!