«È una grande ingiustizia quella che si è compiuta oggi nell’aula del Tribunale di Pordenone, purtroppo consentita in simili casi dal sistema giudiziario». Queste le parole con cui Massimo Vitturi, responsabile per la Lav degli Animali Selvatici, ha commentato la decisione di un giudice di accordare un uomo accusato di ricettazione e detenzione abusiva di uccelli particolarmente protetti la misura della messa alla prova. Prestando servizio in una casa di riposo, come lavoro socialmente utile, l'uomo infatti estinguerà i reati di cui è accusato senza conseguenza alcuna né sul piano penale né sul piano civile.
I fatti risalgono al 2021, quando, nel periodo della sagra dei osei di Sacile (Pordenone), grazie all’intervento dei Carabinieri del Soarda, erano stati sequestrati 28 uccelli di specie selvatiche a un uomo che li deteneva, perché molti risultavano dotati di anelli identificativi alterati, mentre altri ne erano del tutto sprovvisti. La Lav aveva chiesto la custodia degli uccelli sequestrati, ma l’autorizzazione al cambio di custodia giudiziale, arrivata dopo più di un anno dall’apertura del procedimento, ha comportato che l’associazione ricevesse solamente 8 animali perché gli altri, a detta dell’imputato, erano tutti fuggiti o morti. Erano rimasti quindi solamente cinque cardellini, due fringuelli e una peppola che, dopo essere stati curati dal Cras Enpa di Trieste, lo scorso 8 agosto sono stati rimessi in libertà. Una prima battuta di arresto della famigerata sagra dei osei di Sacile, che da ormai 750 anni è il simbolo di tutte le sagre che consentono l’esposizione di centinaia di migliaia di animali rinchiusi a vita, utilizzati e venduti come fossero oggetti commerciali, senza alcun rispetto per la loro vita e il loro desiderio di libertà.
L'uomo era stato accusato di ricettazione, detenzione abusiva di uccelli particolarmente protetti e detenzione di fringillidi in numero superiore a cinque, e a distanza di poco più di un anno dall'apertura del processo il giudice ha stabilito che dovrà versare 100 euro a un canile della zona, a titolo di risarcimento, e prestare servizio per quattro ore la settimana in una casa di riposo per un anno, al termine del quale vedrà estinti i reati commessi: «Non è tollerabile che l’imputato dopo qualche ora passata in una casa di riposo possa avere l’opportunità di vedere cancellati i reati di cui è accusato senza alcuna conseguenza sul piano civile e penale – tuona la Lav – inoltre i cento euro che dovrà versare al canile sono una cifra irrisoria, una frazione del valore di solo uno dei 28 uccelli che deteneva illegalmente se fossero stati venduti al mercato nero. Ci chiediamo quale effetto deterrente potrà mai avere un procedimento giudiziario che si conclude in questo modo, nei confronti di persone che si renderanno responsabili di reati simili a quelli dell’odierno imputato».
La cattura illegale di uccelli selvatici è una piaga purtroppo ancora diffusissima, che ogni anno vede migliaia di animali protetti catturati per essere utilizzati come esche vive, come richiami, come ingredienti di piatti tipici o costretti in gabbia per il loro canto. Molto spesso vengono loro applicati anelli metallici alle zampe per fingere che provengano da allevamenti autorizzati, ma nel caso di Sacile i Carabinieri avevano accertato una manomissione degli anelli che aveva confermato come gli uccelli fossero in realtà stati catturati in natura. La vittoria della Lav, però, e la soddisfazione per avere ridato libertà agli uccelli sopravvissuti, sono state in parte offuscate dalla decisione del giudice, che secondo l'associazione ha applicato una pena decisamente troppo blanda rispetto al reato commesso e accertato.