«L'abbattimento è stato reso pubblico quando era già stato eseguito». Ne è convinta Francesca Manzini, attivista di Stop Casteller, raggiunta da Kodami mentre la Provincia Autonoma di Trento rendeva pubblica la notizia dell'uccisione dell'orso M90.
Il presidente della Provincia Autonoma, Maurizio Fugatti, aveva firmato il decreto di abbattimento solo poche ore prima dell'annuncio dell'esecuzione di quello stesso provvedimento. Una coincidenza temporale che non convince gli attivisti che si occupano della tutela dei plantigradi. «È chiaro l'intento di fermare le associazioni animaliste bloccando i ricorsi».
Come era già successo per tutti gli orsi destinatari di un'ordinanza di abbattimento di Fugatti – da JJ4 ad MJ5 – anche per M90 le associazioni si stavano preparando per presentare il proprio ricorso al Tar. Il Tribunale amministrativo, con ogni probabilità, anche in questo avrebbe sospeso l'abbattimento in attesa dell'udienza di merito, o della pronuncia di un'altra Corte, come è avvenuto per JJ4, il cui destino è stato rimesso nelle mani dei giudici europei.
Tutti gli abbattimenti di orsi voluti da Fugatti sono stati immancabilmente bloccati dal meccanismo dei ricorsi al Tar. Un sistema che, secondo gli attivisti, Fugatti ha deciso di superare in modo poco ortodosso: «L'amministrazione provinciale sta giocando sporco – continua Manzini – Stanno mantenendo tutte le promesse elettorali di una campagna politica basata sulla paura».
Questa estate, Fugatti è stato rieletto grazie a una comunicazione politica incentrata sulla gestione cruenta degli orsi. E ha vinto. La tensione degli abitanti delle valli trentine nei confronti degli orsi è cresciuta sensibilmente dopo la vicenda di Andrea Papi, 26enne della Val di Sole, morto a causa dalle ferite provocate dall'orsa JJ4. La sua è stata definita dagli abitanti di Caldes, città dove Papi viveva con i genitori, come una «morte annunciata». Nel tempo, infatti, sono aumentate le interazioni tra persone e plantigradi. Questi ultimi vennero reintrodotti in Trentino nei primi anni Duemila, attraverso il progetto europeo Life Ursus, guidato dal Parco naturale dell'Adamello Brenta con la Provincia Autonoma di Trento.
Quegli individui nel corso degli anni si sono riprodotti con successo e oggi sarebbero circa 100 gli orsi nella zona. Nel 2004 la guida del progetto passato alla Provincia Autonoma, che dal 2018 è guidata da Fugatti. Per il Parco dell'Adamello Brenta, come aveva dichiarato il suo direttore tecnico a Kodami Andrea Mustoni, il progetto è terminato con il passaggio di testimone all'amministrazione provinciale.
Andrebbe ricercata in quel momento fondamentale tra il 2004 ad oggi, ben dieci anni, il punto di rottura tra persone e orsi in Trentino. «Non è stato fatto abbastanza – commenta Manzini – Si è scelto di non fare abbastanza né prima né dopo la morte di Andrea Papi. In una zona dove da quasi trent'anni ci sono gli orsi ancora non esistono cassonetti anti orso, e non è stata informata la popolazione su come evitare incontri con questi animali».
Gli orsi, come molte altre specie di selvatici, sono animali elusivi nei confronti dell'essere umano e sfruttano i loro sensi per evitare contatti diretti con noi. Quando però un incontro accade, come nel caso di JJ4 e Papi, le conseguenze sono drammatiche. Per questo esistono degli accorgimenti per evitare di farsi cogliere di sorpresa e soprattutto di cogliere di sorpresa l'orso. «Siamo trentini, siamo abituati a frequentare i nostri boschi, è impossibile per noi smettere, ma dobbiamo anche tenere presente che questi animali non sono pupazzi. Fugatti in questi anni non ha fatto nulla per aumentare la sicurezza dei cittadini. Il suo unico obiettivo, non dichiarato ma reale, è provocare una seconda estinzione dell'orso bruno sulle Alpi. E in questo disegno, M90 è stato solo il primo degli 8 orsi che verranno uccisi ogni anno».
Per Manzini, però, gli orsi che hanno perso la vita senza finire sulla pagine di cronaca sono molti di più, vittime del bracconaggio: «"Far e taser", si dice da noi, "fare e tacere". Vuol dire uccidere in silenzio e non vantarsene. Continuiamo a ricevere notizie di orsi uccisi a decine, ma c'è un'omertà agghiacciante. Nessuno è disposto a denunciare mettendoci la faccia, perché chiunque dica una opinione contraria rispetto a quella dettata dalla Provincia rischia di essere messo all'angolo. E questo vale anche per i referenti dell'Ispra e per Parco dell'Adamello Brenta».
L'Ispra si è espressa favorevolmente all'uccisione di M90 attraverso una nota protocollata dalla Provincia il 5 febbraio 2024, e citata all'interno del decreto firmato il giorno successivo da Fugatti. «L’abbattimento dell’individuo M90 rientra tra le azioni previste dal Pacobace in caso di comportamenti come quelli evidenziati dall’esemplare», scrivono i tecnici dell'Ispra.
Nel caso di JJ4, infatti, il Tar contestò proprio questo punto alla Provincia: Fugatti dichiarò di aver avuto via libera dall'Ispra, tuttavia i giudici bloccarono l'abbattimento dell'orsa rilevando l'assenza di un documento formale. Anche se il parere di Ispra è ritenuto necessario seppur non vincolante, la modalità informale con cui viene comunicato non è sufficiente per procedere all'uccisione di un orso. Almeno secondo il Tar.
Fugatti questa volta, però, ha aggirato il problema della giustizia amministrativa firmando il decreto di abbattimento mentre il Corpo forestale era già sulle tracce di M90, e premurandosi di ottenere il parere prima. La cattura è stata facilitata dal fatto che l'orso, al contrario di altri conspecifici maschi, si muoveva in un areale ben delimitato e che fosse dotato di radio collare che ne restituiva la posizione in tempo reale.
L'ordinanza, infatti, non disponeva la cattura e la rimozione, come in passato, ma l'uccisione immediata. M90 era facilmente individuabile e anche riconoscibile proprio grazie al radiocallare e alle marche auricolari, non c'era il rischio di sbagliare per i tiratori del Corpo forestale del Trentino, e quindi non era necessaria l'identificazione genetica.
«È la prova che fanno sul serio», conclude Manzini che con gli attivisti di Stop Casteller sabato 10 febbraio sarà a Trento per protestare contro l'esecuzione sommaria di M90 e di tutti gli orsi che finiranno nella lista degli individui problematici stilata da Fugatti con la legge Ammazza-orsi.
L'appuntamento è alle ore 14 per dire basta alla gestione cruenta degli orsi. La manifestazione nazionale era nata proprio in risposta alla proposta di legge che prevede l'abbattimento di 8 orsi all'anno per tre anni, per un totale di 24 individui tra il 2024 e il 2026. Dopo l'ok della Giunta provinciale, ai fini dell'applicazione manca solo il passaggio nella Commissione competente e il via libera del Consiglio provinciale.
Pichetto Fratin: «Abbattimento non è l'unica alternativa»
La politica degli abbattimenti è stata commentata in queste ore anche dal ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin che in una nota dichiara che «la soppressione non può essere l'unica alternativa».
Eppure, come ha dichiarato Fugatti stesso in più occasioni, la legge Ammazza-orsi ha già ricevuto l'assenso del Governo: «Si tratta di una norma concordata con il Governo e basata sullo studio di Ispra che permetterebbe alla Provincia di abbattere 8 esemplari all'anno per i prossimi tre anni».
Oggi, invece, il Ministro scrive che: «Se quanto fino a oggi messo in campo con la Provincia di Trento non è stato sufficiente, l'impegno, da parte di tutti, deve essere quello di moltiplicare gli sforzi per individuare ogni soluzione possibile a garantire una convivenza pacifica nei territori». Una coesistenza che però non è stata favorita in alcun modo dalla Provincia. L'uccisione sommaria è stata preferita come la più facile ed economica, rispetto alle campagne informative nei confronti dei cittadini e di adeguamento strutturale di frutteti e cassonetti.
Le parole di Pichetto Fratin arrivano quindi tardi e per di più in aperto contrasto rispetto alla politica che è stata messa in atto fino ad oggi da Fugatti. Il ministro dell'Ambiente in questi mesi si è fatto conoscere per la sua seconda delega, quella alla sicurezza energetica. Il tema della fauna selvatica è stato quasi totalmente appaltato al collega titolare del dicastero dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, che in più occasioni si è espresso favorevolmente alla gestione cruenta dei selvatici, soprattutto dei grandi carnivori come orsi e lupi.
L'atteggiamento schizofrenico del Governo su questo tema rischia di apparire più come il tentativo omerico di evitare di prendere parte allo scontro, ed è ben lontano da quella necessaria presa di coscienza che serve per regolare una questione tanto complessa, e costosa anche in termini di gradimento politico.