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20 Gennaio 2023
17:12

Abbattuti gli 11 cinghiali di Villa Pamphilj. Gli attivisti: «È una mattanza»

Gli animali sono stati sedati tramite telenarcosi e poi sottoposti a eutanasia, i corpi trasferiti in un inceneritore così come previsto dalla legge. La Sfattoria degli Ultimi: «L'epilogo cruento si poteva evitare».

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cinghiale

Erano di fatto condannati a morte non appena sono stati avvistati nel parco ed è scattato l’intervento di cattura: per gli 11 cinghiali di Villa Pamphilj, tre madri e otto cuccioli il destino era da subito l’abbattimento, contrariamente a quanto assicurato inizialmente dal presidente del Municipio XII, Elio Tomassetti, e dal consigliere comunale del Pd Lorenzo Marinone.

Gli animali catturati mercoledì all’interno dei confini dello storico parco che si estende tra Monteverde e Aurelio, il più grande di Roma, sono stati infatti uccisi nelle ore successive, così come prevede il protocollo quando si procede con la cattura tramite telenarcosi.

Il parco di Villa Pamphilj è inoltre ritenuto troppo vicino alla zona rossa istituita dopo il ritrovamento del primo cinghiale risultato positivo alla peste suina africana, lo scorso maggio.

L’abbattimento è quanto è previsto dal Piano Regionale Interventi Urgenti per la gestione, il controllo e l'eradicazione della peste suina africana nella specie cinghiale approvato dalla Regione Lazio e nella vicenda di mercoledì mattina a dettare i confini è anche la legge 157 del 1992 che istituisce il divieto di immettere cinghiali su tutto il territorio nazionale, con l’unica eccezione delle aziende faunistico-venatorie e delle aziende agri-turistico-venatorie adeguatamente recintate.

Ma un cinghiale che ha ricevuto anestetico non può neppure essere cacciato, perché non può essere immesso nella filiera alimentare. La conferma arriva anche da Daniele Diaco, consigliere capitolino M5s e vicepresidente della Commissione Ambiente, che ha presentato un’interrogazione in Campidoglio per chiedere che la procedura applicata mercoledì sia illustrata nel dettaglio. «Come ci hanno confermato anche i veterinari, una volta che il cinghiale è stato narcotizzato non può più essere reintrodotto in natura e deve essere eventualmente portato in centri appositi che nel Lazio scarseggiano – conferma a Kodami – I cinghiali vengono narcotizzato tramite telenarcosi, dopodiché, quando sono sedati, la Asl somministra un ulteriore farmaco praticando l’eutanasia».

La denuncia della Sfattoria degli Ultimi: «Una pagina di grande tristezza per Roma»

Già mercoledì mattina, quando ancora le istituzioni parlavano di sedazione, Paola Samaritani, presidentessa della Sfattoria degli Ultimi, denunciava con una diretta la presenza di un cinghiale ormai morto nel parcheggi esterno a uno degli ingressi di Villa Pamhilj. Nel video l’animale giaceva a terra, immobile, davanti agli sguardi degli attivisti intervenuti per chiedere che gli altri presenti nel parco venissero risparmiati. Pochi minuti dopo un agente della Polizia Locale lo copriva con un telo, incurante delle proteste e degli appelli di Samaritani a parlare con un responsabile della Asl.

«Posso garantire per certo che i cinghiali sono stati abbattuti, alcuni erano già morti quando siamo arrivati al posto – ha detto Samaritani giovedì – I loro corpi sono stati portati in un inceneritore nei pressi di Latina, così come prevede l’attuale normativa. Roma Capitale mercoledì è stata tutt’altro che la grande bellezza. È stata una pagina di grande tristezza che non ha fatto onore a nessuno, e siamo ancora sconvolti dallo spettacolo increscioso cui abbiamo assistito».

La Sfattoria degli Ultimi ha fatto richiesta di accesso agli atti per capire cosa sia stato stabilito per i cinghiali di Villa Pamphilj, così come ha fatto anche Oipa: «Ci chiediamo cosa impedisca alle amministrazioni intervenute nella decisione e nelle procedure (Regione Lazio, Asl, Comune di Roma, Municipio Roma 12) di fare chiarezza, di essere trasparenti con i cittadini – ha tuonato l’associazione – Finora non abbiamo letto note ufficiali sulla vicenda, se non qualche scarna dichiarazione a mezzo stampa del presidente del Municipio, Elio Tomassetti, che ha dichiarato che gli animali sarebbero stati “portati altrove”».

Salvi (per ora) i cinghiali di via Taverna: una petizione per fermare la mattanza

Proprio Samaritani è intervenuta giovedì, insieme con altri attivisti, per salvare un altro branco di cinghiali avvisato in via Taverna, riuscendo a evitare che gli animali venissero narcotizzati e riuscendo a bloccare interventi cruenti, offrendosi di accogliere gli ungulati nel rifugio che sorge sulle colline di Roma Nord. Una proposta confermata anche nella petizione online lanciata sul sito Change.org, firmata a oggi da oltre 5.000 persone.

«La soluzione c’è, e a costo zero – ha detto – La Sfattoria degli Ultimi aveva dato piena disponibilità alla risoluzione della questione cinghiali inurbati, proponendo una soluzione a costo zero e in piena osservanza delle norme di biosicurezza. Con una richiesta formale protocollata l'8 dicembre 2022, indirizzata a Regione e Comune di Roma Capitale, la Sfattoria degli Ultimi, riconosciuta come Associazione per la tutela della fauna selvatica in condizione di criticità, ha proposto la piena collaborazione per il prelievo, la stabulazione e il mantenimento a vita dei cinghiali inurbati di Roma, forte anche della competenza sviluppata sul campo. Invece, contravvenendo alla legge, che prevede l'abbattimento estrema ratio dopo che tutte le soluzioni incruente si sono rivelate inefficaci, si è proceduto ad abbattere sul posto 3 mamme e 8 cuccioli. Questi sono reati contro la Costituzione, che con la riforma del suo articolo 9 garantisce la vita e a tutela degli animali».

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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