L'estate è ormai iniziata ed ecco che arriva puntuale il mai debellato malcostume dell'abbandono degli animali. È proprio quando si avvicinano le partenze per le vacanze che si concentrano in Italia la maggior parte dei casi di abbandoni di cani, gatti e tutti gli altri animali da compagnia. Un fenomeno triste, abominevole, che affonda le sue radici nella superficialità e nella quasi totale inconsapevolezza che pervade le adozioni nel nostro Paese. Solo attraverso campagne, iniziative e progetti che puntino a valorizzare le individualità, la relazione e la consapevolezza che convivere con un'altra specie è una decisione che cambierà per sempre la vita di almeno due individui è possibile contrastare questo fenomeno. Ed è proprio su questi valori che punta il neonato Sanacore Project, progetto campano che mira ad allontanare il concetto di adozione del cane dal canile da una visione pietistica, per avvicinarlo a un percorso strutturato, basato sulla conoscenza e sulla consapevolezza. Ne abbiamo parlato con Marcello Massa, medico veterinario esperto in comportamento, istruttore cinofilo e tra i fondatori del Sanacore Project.
Che cos'è e come nasce il Sanacore Project?
Sanacore nasce circa un anno fa da un'idea condivisa con altri colleghi educatori e istruttori. La nostra idea è quella di stravolgere il concetto di adozione del cane da un canile. Non più una mera e superficiale scelta basata su una singola foto vista per caso sui social, ma un percorso strutturato e condiviso che accompagna chi decide di adottare verso una scelta sempre più informata e consapevole. Un cammino che parte in primis dalla conoscenza e dal rapporto che si instaura tra cane e istruttore, che in questo modo può fornire tutte le informazioni necessarie all'adottante per trovare il percorso di adozione migliore. In base alle caratteristiche e allo stile di vita della persona che vuole adottare siamo noi a proporre i cani più adatti e compatibili. Una volta che il potenziale adottante ha scelto un soggetto, inizia poi il vero percorso di conoscenza reciproca, sempre accompagnati dagli istruttori, che svelerà se può davvero nascere un feeling e se cane e adottante possono e vogliono vivere davvero insieme. Se nasce il legame giusto e la scelta è reciproca avviene quindi la vera adozione. Se al contrario questo non succede si valutano altre possibilità.
Come stanno andando questi percorsi?
Il progetto è ancora nella sua fase embrionale, ed è entrato nel vivo solamente da pochi mesi. Causa pandemia abbiamo subito degli inevitabili rallentamenti e considerando che lavoriamo tutti a titolo volontario non è facile andare spediti. Siamo comunque riusciti a far adottare già nove cani e speriamo di riuscire presto a farne adottare di altri. Noi lavoriamo soprattutto con cani a basso indice di adottabilità che cerchiamo di accrescere attraverso percorsi educativi mirati. Il nostro obiettivo principale è quello di incrementare sempre più le adozioni consapevoli per ridurre i rientri in canili, proprio per questo cerchiamo di favorire le adozioni sul territorio. Solo così può esserci una vera conoscenza e una scelta reciproca. Per questo evitiamo il più possibile le adozioni a distanza e le staffette, che comunque prendiamo sempre in considerazione se non ci sono altre possibilità, sempre seguendo il cane e la persona che adotta in tutte le fasi dell'adozione. La staffetta vuol dire scegliere al posto del cane. Qualcun altro decide per lui e spesso finisce male, con abbandoni e rinunce di proprietà.
Perché ci sono così tanti abbandoni?
Gli abbandoni sono in aumento perché lo sono anche le adozioni inconsapevoli. E secondo me questa estate ci sarà un grosso boom di abbandoni. A causa della pandemia e del lockdown le adozioni sono aumentate a dismisura e quasi certamente la maggior parte di queste sono state fatte con estrema superficialità, solamente come diversivo dal periodo passato chiusi in casa. C'è ancora troppa poca informazione sui cani e sulle adozioni e le persone continuano ad adottare per moda razze impegnative come il Pittbull o l'Amstaff che finiscono poi per riempire canili e rifugi. Riceviamo sempre più rinunce di proprietà per queste razze per la totale mancanza di informazione. Poi ci sono anche molti altri problemi: l'anagrafe canina non funziona, il sistema del patentino che è stato proposto per le razze impegnative è stato un grosso buco nell'acqua e ancora non riusciamo a microchippare tutti i cani. Ancora oggi, nonostante l'obbligo del microchip, un veterinario può solamente consigliare i propri clienti di applicarlo, ma non può costringerli. Il vero problema di fondo è, ancora una volta, la scarsa informazione.
Quali saranno, quindi, gli altri obiettivi del Sanacore Project?
Il rifugio con cui lavoriamo, l'Isola di Tequila, vogliamo diventi un vero e proprio polo informativo rivolto a tutti. Abbiamo già avviato percorsi di formazione per futuri istruttori cinofili e vogliamo organizzare stage di formazione rivolti sia a chi adotta un cane sia a chi opera in canili e rifugi. Abbiamo in programma inoltre di organizzare incontri specifici sulla relazione bambino-animale e avvieremo progetti di educazione assistita con gli animali. Siamo ancora all'inizio ma vogliamo investire sempre più in questo progetto per far aumentare la consapevolezza su tutto ciò che ruota intorno al cane e alla cinofilia.