Un ragazzo di 14 anni è stato morso da un cinghiale a Castellaneta Marina, in provincia di Taranto. Il giovane stava giocando vicino casa con alcuni amici quando è avvenuto lo scontro con il suide selvatico.
Dopo il ricovero all'ospedale Giovanni XXIII di Bari il 14enne è stato sottoposto a un intervento di ricostruzione del dito di una mano. La delicata operazione è stata eseguita dall'equipe di chirurgia plastica del Policlinico dove il giovane paziente si trova tutt'ora ricoverato.
«Occorre costituire una task-force regionale affinché si giunga all'abbattimento selettivo e controllato dei cinghiali», è la richiesta avanzata da Cia Puglia Due Mari. È stata proprio la confederazione degli agricoltori a fare emergere la vicenda che subito ha scatenato un dibattito pubblico e politico sulla gestione della fauna selvatica.
«Depositeremo una richiesta di audizione in IV Commissione consiliare per avere lumi su eventuali interventi al vaglio della Giunta regionale e formalizzeremo nelle prossime ore la richiesta di un tavolo all'assessore alla Agricoltura della Puglia, Donato Pentassuglia: ci vuole un momento di confronto con le associazioni di categoria del settore agricolo e venatorio». Lo hanno dichiarato i consiglieri regionali di Forza Italia Puglia, Paride Mazzotta, Giandiego Gatta, Vito De Palma e Paolo Dell'Erba.
In cima alla lista delle soluzioni proposte dal partito di Silvio Berlusconi c'è l'abbattimento selettivo, al quale segue la via meno cruenta delle sterilizzazioni. «Quello dei cinghiali è un problema enorme in Puglia ed è inaccettabile continuare a registrare episodi di cronaca come quello di oggi e, spesso, con conseguenze peggiori come l'incidente che ha causato la morte, qualche settimana fa, di un imprenditore agricolo di Lesina», hanno commentato i consiglieri.
Secondo la dinamica diffusa dalla Cia Puglia Due Mari, il giovane tarantino sarebbe stato aggredito mentre giocava a calcio con alcuni amici, e l'attacco sarebbe stato motivato dalla «aggressività» di questi animali. Una descrizione che stride con quella fornita dalla comunità scientifica: «I cinghiali sono animali generalmente schivi nei confronti dell'essere umano e non attaccano alla sola vista delle persone. Inoltre, è strano che un individuo di questa specie arrivi a mordere, la stragrande maggioranza degli attacchi documentati si riferisce a inseguimenti privi di contatto fisico», spiega l'etologa Federica Pirrone, membro del comitato scientifico di Kodami.
«In ogni caso, anche gli attacchi vengono messi in atto per lo più da soggetti feriti, ad esempio nel corso di battute di caccia, oppure quando l'animale si sente minacciato – aggiunge Pirrone – Possono essere percepiti come minacciosi rumori troppo forti, vicinanza eccessiva,e anche quella che per un essere umano è normale curiosità».
La via degli abbattimenti pur essendo è quella preferita dalle istituzioni quando si parla della gestione dei cinghiali in contesti urbani, potrebbe esacerbare il conflitto portando all'aumento del numero di incidenti e attacchi, e non alla loro diminuzione, causando la rottura del già fragile equilibrio tra il contesto antropico e quello selvatico.
«Le regole più importanti sul comportamento da tenere in presenza della fauna selvatica – ricorda l'etologa dell'Università di Milano – sono: non urlare, stare calmi, muoversi lentamente e, soprattutto, mantenere distanza adeguata».
A giustificare l'attacco, secondo l'etologa, potrebbe essere stata la presenza di cuccioli: «Non sono inutilmente aggressivi, l'attacco potrebbe quindi essere stato motivato dalla volontà di una femmina di proteggere i suoi piccoli».
Nonostante siano molto più spesso gli animali ad essere vittima dell'uomo, il caso del 14enne morso da un cinghiale nel Tarantino mostra anche l'altra faccia della insana coabitazione tra umani e selvatici.
Oggi più che mai la gestione dei cinghiali si trova sui tavoli delle istituzioni locali e nazionali a causa dell'epidemia di Peste suina africana. Dal primo caso registrato a gennaio in Piemonte la malattia si è diffusa arrivando fino a Roma dove Comune e Regione stanno accelerando sulle misure di contenimento, sancendo, di fatto l'inutilità degli abbattimenti come mezzo per arginare il contagio e la proliferazione della specie.
«L'abbattimento di ogni animale è un crimine ecologico, deve essere l'ultima arma a disposizione, prima ci sono tecniche non cruente che, se combinate, risultano altrettanto efficaci», conclude Pirrone.