Si è aperta questa mattina a Samarcanda, città simbolo della Via della Seta in Uzbekistan, la 14a riunione della COP14, la Conferenza delle parti della Convenzione sulla conservazione delle specie migratrici di animali selvatici (CMS).
Per la prima volta in Asia, quindi, si dibatterà un tema strategico per il futuro degli animali del mondo, rappresentato dallo slogan della manifestazione: La natura non conosce confini a ricordarci che i viaggi delle specie migratorie non aderiscono ai confini politici e che la loro sopravvivenza dipende dalla collaborazione internazionale. La conferenza, fino al 27 febbraio, vedrà come protagonisti i rappresentanti delle Nazioni Unite, esperti scientifici e organizzazioni che operano nel campo della conservazione della fauna selvatica e avrà come oggetto i progressi nell’attuazione della Convenzione, nonché le azioni per affrontare le numerose esigenze e sfide di conservazione per le specie migratrici e i loro habitat.
Ogni anno, infatti, miliardi di animali si spostano sulla Terra, compiendo vere e proprie migrazioni che, anche per migliaia di chilometri, rappresentano un tassello fondamentale per la conservazione della biodiversità. Il primo rapporto presentato, lo State of the World’s Migratory Species, una sorta di base scientifica da cui sono partiti i confronti e le discussioni tra i partecipanti del COP14 CMS, analizza oltre 4.000 specie, tra cui 1.189 riconosciute dalle parti CMS come bisognose di un’azione internazionale e lancia un forte allarme, fornendo contemporaneamente una serie di raccomandazioni prioritarie per l’azione alla COP14. Secondo il rapporto, infatti, «mentre alcune specie migratorie elencate nel CMS stanno migliorando, quasi la metà (44per cento) mostrano un calo della popolazione. Più di una su cinque (22%) delle specie elencate nel CMS sono a rischio di estinzione. E quasi tutti (97%) i pesci elencati nel CMS sono a rischio di estinzione».
Oltre allo stato di sopravvivenza delle specie il rapporto evidenza anche la situazione delle aree naturali che accolgono la fauna, sottolineando anche che «la metà (51%) delle aree chiave per la biodiversità identificate come importanti per gli animali migratori elencati nel CMS non hanno uno status protetto, e il 58% dei siti monitorati riconosciuti come importanti per le specie elencate nel CMS stanno registrando livelli insostenibili di fenomeni causati dalla pressione dell'uomo». Per le specie minacciate e per le aree naturali i pericoli sono rappresentati dallo sfruttamento eccessivo e dalla perdita di habitat dovuta all’attività umana così come anche i cambiamenti climatici, l’inquinamento e le specie invasive stanno avendo profondi impatti sulle specie migratorie. «Negli ultimi 30 anni, 70 specie migratorie elencate nel CMS – tra cui l’aquila delle steppe, il capovaccaio e il cammello selvatico – sono diventate sempre più a rischio. Ciò contrasta con le sole 14 specie elencate che ora hanno uno stato di conservazione migliorato: tra queste figurano le balenottere azzurre e le megattere, l’aquila di mare dalla coda bianca e la spatola dalla faccia nera».
Quali possono essere dunque le soluzioni? «Una priorità chiave è quella di mappare e adottare misure adeguate per proteggere i luoghi vitali che fungono da siti di riproduzione, alimentazione e sosta per le specie migratorie». Gli esempi positivi non mancano, come «un’azione locale coordinata che ha visto la cattura illegale di uccelli ridotta del 91% a Cipro, e un lavoro integrato di conservazione e ripristino di grande successo in Kazakistan, che ha salvato l’antilope Saiga dall’orlo dell’estinzione».
«Ci troviamo in un momento critico per il futuro delle specie migratorie quando apriamo la COP14 a Samarcanda – ha dichiarato Amy Fraenkel, Segretario esecutivo della CMS in apertura di conferenza. – Questo incontro, che si svolge per la prima volta in Asia centrale lungo la storica Via della Seta, sottolinea l'importanza della cooperazione transfrontaliera. Il nostro obiettivo è ambizioso e riflette l'urgente necessità di agire evidenziata dallo "Stato delle specie migratorie del mondo". Le specie migratrici fanno affidamento su una varietà di habitat specifici in momenti diversi del loro ciclo di vita. Viaggiano regolarmente, a volte migliaia di chilometri, per raggiungere questi luoghi. Affrontano enormi sfide e minacce lungo il percorso, così come nelle destinazioni in cui si riproducono o si nutrono. Quando le specie oltrepassano i confini nazionali, la loro sopravvivenza dipende dagli sforzi di tutti i paesi in cui si trovano. Questo storico rapporto contribuirà a sostenere le azioni politiche tanto necessarie per garantire che le specie migratorie continuino a prosperare in tutto il mondo”.».
Oltre al lancio dello “State of the World’s Migratory Species”, la COP14 prenderà poi in considerazione nei prossimi giorni della conferenza internazionale che altri rapporti scientifici, tra i quali i nuovi rapporti CMS sui cambiamenti climatici e le specie migratorie, sulle malattie e la salute della fauna selvatica e sul declino degli insetti.