Robot che riproducono le fattezze, spesso abbozzate, di un cane, che camminano su quattro zampe, aprono porte, corrono a prendere oggetti e li riportano, obbediscono ciecamente al proprietario, o meglio, all’intelligenza artificiale che li comanda. Su Kodami abbiamo parlato spesso dei rischi insiti nel prendere in considerazione, concretamente, che una macchina possa sostituire un animale nella relazione affettiva.
Diversa però è la situazione quando da un animale si prende soltanto ispirazione, affidando a una macchina che ne riproduce le fattezze (e determinate capacità) il compito di svolgere ruoli utili all’uomo.
L’esempio arriva dal parco archeologico di Pompei, sito storico e culturale di straordinaria importanza, dove Kodami ha realizzato un video reportage dedicato alla scoperta della relazione tra animali e uomini.
La direzione del Parco, affidata a Gabriel Zuchtriegel, ha deciso di mettere la tecnologia a servizio dell’area puntando su Spot. Che altri non è se non il “cyber cane” di Boston Dynamics, azienda americana specializzata in robotica: il robot quadrupede ha pattugliato le strade di Pompei, ispezionando le strutture archeologiche e accendendo anche ai luoghi più impervi e più piccoli, acquisendo e registrando dati utili allo studio e alla progettazione di interventi. Il tutto in completa sicurezza e con l’obiettivo di gestire il parco in modo più intelligente e sostenibile.
Al progetto collaborano una serie di aziende specializzate nella cosiddetta “Information Technology”, che si concentra sul'utilizzo di elaboratori e attrezzature di telecomunicazione per memorizzare, recuperare, trasmettere e manipolare dati: Leica Geosystems (part of Hexagon) e Sprint Reply, società del Gruppo Reply specializzata in robotica e process automation.
Nella prima fase di sperimentazione è stato utilizzato un laser scanner volante in grado di effettuare scasioni 3D in autonomia, e Spot, il cane-cyborg di Boston Dynamics, è stato immortalato mentre si aggira per Pompei per portare a termine ispezioni di routine e acquisire dati che verranno poi elaborati per migliorare il parco.
Le movenze e le dimensioni sono quelle di un cane di taglia media, ma contrariamente a quanto mostrato da Boston Dynamics nel primo post promozionale di Spot (chiamato inizialmente Scrappy), il cyber dog non si comporta affatto come un cane ma come una macchina al servizio dell’uomo, senza alcuna ambizione di costruire una relazione con gli umani scimmiottando un animale vero.
La tecnologia ispirata agli animali e al (vero) servizio dell'uomo
Ed è qui che la tecnologia può veramente fare la differenza: spogliando la macchina di ogni velleità di fornire all’essere umano un “servo” obbediente e privo di bisogni, desideri ed emozioni, Spot trova una propria dimensione utile e concreta. Che in futuro potrebbe avere numerose applicazioni in grado di tutelare sia gli esseri umani sia gli animali.
Pensiamo, per esempio, ai luoghi di tragedie o crolli in cui vi è necessità di cercare dispersi o sopravvissuti. Spesso i cani collaborano alle missioni di salvataggio addentrandosi su macerie e in cunicoli, rischiando di rimanere feriti, o peggio, nel tentativo di portare soccorso: dal Ponte Morandi di Genova a Rigopiano, gli esempi sono innumerevoli.
E ancora, moltissimi cani (ma anche altri animali come per esempio i ratti) sono stati addestrati allo sminamento e largamente utilizzati anche durante la Seconda Guerra Mondiale.
In Afghanistan esiste il Mine Detection and Dog Center che, dal 1989, si occupa di individuare e contribuire alla rimozione delle mine di cui è pieno il territorio, e anche il Gruppo Cinofilo dell'Esercito Italiano è molto attivo nell’addestramento di cani sminatori, che lavorano in media circa otto anni e poi vengono pensionati e poi dati in adozione come animali da compagnia.
Un esempio recente di cui abbiamo parlato su Kodami è quello del cane Patron, che in italiano vuol dire cartuccia o pallottola: è un Jack Russell in forza agli artificieri ucraini nella città di Chernihiv che «ha disinnescato 90 ordigni». Ma qual è il confine tra notizia e propaganda, ma soprattutto, dve si ferma la collaborazione e inizia lo sfruttamento?
In tutti questi casi, oltre al fiuto e alla capacità del cane, è comunque fondamentale il rapporto che si viene a creare con l’umano di riferimento, che con l’animale sviluppano un feeling e un’intesa fondamentale per interpretare i reciproci segnali. E se è vero che è questa la componente indispensabile in ogni tipo di relazione, e quella che la differenzia dal convivere con un cyborg, nulla vieta invece e appunto di sfruttare l’innovazione tecnologica per rendere questa tipologia di interventi più efficaci ancora e meno rischiosi per animale ed essere umano.
Il Parco di Pompei, che anche grazie alla visione del giovane e preparatissimo direttore ha deciso di investire sulla tecnologia, potrebbe aprire la strada, dimostrando che è possibile prendere gli aspetti maggiormente funzionali all’uomo degli animali e applicarli a un’intelligenza artificiale per svolgere un servizio utile a tutti. Senza necessariamente chiamare in causa il lato relazionale, né snaturare una relazione che ha impiegato millenni a diventare quella che è oggi.