Dal prossimo 8 Dicembre, presso gli spazi espositivi del Padiglione 1 della Fiera di Padova, verrà allestita la mostra “Lost hangar: dinosauri rivelati”, che presenterà per la prima volta in Italia 250 reperti di inestimabile valore. La collezione permetterà ai visitatori di fare un viaggio all'interno della storia evolutiva dei dinosauri, con fossili che provengono da tutte e tre le ere geologiche principali (Triassico, Giurassico e Cretaceo) che hanno vissuto "il mondo dei grandi rettili". Tra questi ci sono dei pezzi unici, mai mostrati al pubblico al di fuori delle immagini diffuse tramite social o gli articoli scientifici. E tra tutti è il fossile di Tazoudasaurus naimi, un sauropode del Giurassico inferiore, lungo 9 metri, ad essere atteso di più, da parte del pubblico come dai visitatori provenienti dalle scuole europee ed italiane di Paleontologia.
A promettere lo spettacolo di una presentazione mondiale in grande stile del reperto è il curatore della mostra scientifica, Ilario de Biase, che lavora presso la società Venice Exhibition Srl che ha avuto il compito di allestire l'evento. Il reperto dello Tazoudasaurus naimi è fra i più rari all'interno della paleontologia dei dinosauri, con fossili appartenenti a circa 10 esemplari. Si tratta di una specie davvero unica, che ha un grande interesse scientifico in quanto risale ad un'epoca, il Toarciano, che vede il grande sviluppo dei Sauropodi in tutto il mondo – noti anche come i dinosauri a "collo lungo" – in un tempo in cui i dinosauri stanno cominciando per prevalere su tutte le altre forme di vita presenti all'epoca, entrando di fatto nell'epoca d'ora dei giganti.
Tazoudasaurus naimi, un dinosauro erbivoro africano
L'olotipo di Tazoudasaurus naimi, ovvero il primo reperto che è stato scavato e che ha permesso all'identificazione e classificazione della specie, con relativa descrizione delle sue caratteristiche, fu trovato in Marocco agli inizi del 2000. Rispetto ai sauropodi che avrebbero solcato le pianure americane e euroasiatiche, lo T. naimi era un animale dalle dimensioni modeste. Per quanto siano oggi notevoli i suoi 7-9 metri di lunghezza e le svariate tonnellate di peso, questa specie avrebbe rappresentato solo il preludio di una famiglia di dinosauri che si sarebbe nel tempo evoluta, fino a raggiungere i 35-38 metri dell'Argentinosaurus huinculensis. La sua scoperta fu comunque accolta con gran giubilo da parte dei paleontologi, in quanto si trattava comunque di una specie di sauropode che abitava nei territori dell'odierna Africa mediterranea. E i dati riportavano la sua presenza nella catena dell'Atlante ad un'epoca così lontana da risultare interessantissima per gli studiosi. Il primo esemplare contribuì infatti a comprendere l'importanza della specie per l'albero filogenetico dei Sauropodi.
T. naimi appartiene ad un genere primitivo di dinosauri, che però si colloca perfettamente fra i vulcanodontidi – scoperti sempre in Africa e considerati come i primi sauropodi ad essersi evoluti nel Giurassico inferiore – e i generi successivi, andando a costituire una sorta di ponte di congiunzione fra le forme "classiche" e quelle propriamente arcaiche. Il suo corpo era segnato da alcune caratteristiche primitive dello scheletro, come la mandibola simile a quella di alcuni prosauropodi del Triassico, dotata ancora di denti spatolati (usati per strappare le foglie delle felci dalle piante) e sprovvista di una sinfisi mandibolare a forma di U, vertebre allungate sprovviste di veri e propri forami pneumatici e caratterizzate nelle sezioni dorsali e caudali da una maggiore rigidità.
Tali caratteristiche lo rendono davvero molto simile ai vulcanodontidi, tanto che alcuni scienziati presumono che la specie costituisca di fatto l'ultimo rappresentante di questa famiglia, essendo imparentato con il genere eponimo Vulcanodon.
L'origine africana dei vulcanodontidi, di T. naimi e di molti prosauropodi del Triassico fanno presumere che questo continente sia stato molto importante per lo sviluppo di tutti i sauropodi. Alcuni sostengono persino che possa considerarsi la culla evolutiva di questi animali, ma ricordiamoci anche che all'epoca la morfologia della Terra era molto diversa. Quando i primi sauropodi avevano cominciato a calpestare il mondo, la Pangea aveva cominciato solo da poco a disgregarsi e l'Oceano Atlantico non esisteva ancora come lo vediamo oggi. I continenti erano molto più collegati rispetto ad ora. Presumere perciò che i sauropodi – come gli esseri umani – si siano sviluppati in Africa è un'affermazione che necessita ancora di parecchie conferme.
La mostra “Lost hangar: dinosauri rivelati” a Padova
La mostra di Padova si presenta come l'occasione migliore per raccontare le storie nascoste dietro a questa e ad altri ritrovamenti inerenti i dinosauri.
Come conferma Ilario de Biase, intervistato da PadovaOggi, «L'unicità della scoperta di T. naimi sta nel fatto che i depositi continentali di quell'antico periodo tra 199 e 176 milioni di anni fa si trovano solo in pochi luoghi sulla Terra. Di conseguenza, si sa molto poco sulla storia dei dinosauri che vissero in questo periodo.» Oltre però a questa rarissima specie di sauropode, la mostra propone anche molto altro. In totale sono oltre 500 gli oggetti che racconteranno la paleontologia, l'etnografia, la zoologia e l'astronomia, per fornire una riflessione duratura sul modo con cui l'umanità è riuscita a prendere il possesso dell'intero pianeta.
Tema principale della mostra sarà l'estinzione. La morte in tragedia dei dinosauri d'altronde non poteva essere occasione migliore per mostrare i fattori scatenanti la transizione biologica delle specie. Si mostreranno così le prove di entrambe le principali teorie che sul finire degli anni 80 hanno permesso agi scienziati di elaborare un modello relativo alla scomparsa di questi colossi, tramite l’esposizione di una collezione di 50 rocce meteoritiche italiane che presentano un supporto alla teoria dell'asteroide e alcuni campioni di origine vulcanica provenienti dal Deccan, che per molti sono un supporto alla teoria dell'esplosione e dell'avvelenamento vulcanico.
Ad accompagnare i visitatori fra i reperti, all'interno della mostra di circa 5000 mq, ci saranno esperti paleontologi del comitato scientifico di ricercatori italiani attivi in istituti e centri di ricerca sulla paleontologia di questi grandi rettili. L'intenzione è mostrare a tutto il grande pubblico il fascino dei dinosauri e il mistero correlato alla loro evoluzione e alla loro scomparsa, anche per guidare le persone a riflettere sul danno ambientale attuale che noi tutti stiamo realizzando a scapito della biodiversità.
Un’area del padiglione 1 della Fiera di Padova sarà tra l'altro adibita per 5 installazioni Paleoartistiche, utili per immedesimarsi negli antichi mammiferi, grandi come toporagni, che vivevano all'epoca dei giganti, mentre tutta la mostra avrà svariati animatronics in scala 1:1, che coglieranno di sorpresa le persone per la loro elevata affidabilità scenica.
Contento per quello che ci si aspetta come numeri di visitatori è il comune di Padova, che attraverso diversi suoi esponenti amministrativi e politici ha dimostrato grande gioia per essere riusciti a portare questo evento in città. «La divulgazione scientifica – chiarisce il sindaco di Padova, Sergio Giordani, sempre per PadovaOggi – in una città come la nostra, che in questo campo ha radici antiche, è un tassello fondamentale delle politiche culturali della nostra Amministrazione. Questa esposizione che per ben sei mesi sarà visitabile in Fiera, va esattamente in questa direzione ed è particolarmente significativa perché tratta il tema popolare e affascinante dei dinosauri con rigore scientifico, proposto con un approccio alla portata anche di un pubblico generalista».
Nei prossimi mesi, la mostra di Padova promette così di essere davvero l'evento che concentra il maggior numero di reperti a tema dinosauri a livello nazionale. Se siete dunque appassionati o solo dei semplici curiosi, ricordatevi che è possibile trovare una sorte di macchina del tempo presso gli spazi espositivi del Padiglione 1 della Fiera di Padova dal prossimo giorno dell'Immacolata.