Quello che gli attivisti per la tutela degli animali hanno denunciato a Nizza è l’ennesimo caso di animal hoarding, di accumulatore seriale di animali. In una casa in pieno centro sono stati trovati un centinaio di cadaveri di gatti, molti dei quali chiusi in scatole di plastica e legno, alcune delle quali sigillate. Oltre a loro, anche resti di scoiattoli, topi e persino la mascella di un cane. Il procuratore di Nizza, Xavier Bonhomme, ha dichiarato di aver aperto un’inchiesta con un’accusa ben precisa: “Atti di crudeltà verso gli animali”.
Secondo La Tribu du Anteater, una delle associazioni intervenute in questa “casa degli orrori”, alcuni animali (almeno due) sarebbero stati messi nelle scatole quando erano ancora vivi. Nel divano di casa hanno trovato un cadavere di gatto che sarebbe stato divorato dai suoi simili. Circa una ventina, invece, gli esemplari tirati fuori da lì in condizioni pessime. Per loro si sono aperte le porte delle cliniche veterinarie o delle case di volontari che se ne prenderanno cura.
L’associazione Upa06 era stata contattata dai familiari di chi in quella casa ci viveva, un 80enne ora ricoverato in ospedale. Il pensionato che avrebbe dovuto prendersi cura degli animali soffre sia della sindrome di Noè (un disturbo mentale che porta ad accogliere più animali di quanti in realtà se ne riesca a prendere cura), sia della sindrome di Diogene (legata a un accumulo compulsivo di oggetti).
Le molte realtà di Nizza che hanno partecipato alle attività di recupero hanno rilanciato alcune immagini particolarmente crudeli che danno l’idea dei danni che possa fare un accumulatore seriale di animali.
Kodami non vuole rilanciarle ma le racconta, con l’obiettivo che sia chiaro quanto grande sia il danno che viene fatto e di come, appena si conoscono casi simili, è fondamentale attivare una rete in grado di far prendere consapevolezza del problema (per quanto possibile, visto che si tratta di un disturbo mentale), e di salvare gli animali detenuti in questo modo. Le associazioni francesi hanno scattato foto di ossa, cadaveri e animali ormai mummificati. I gatti più fortunati sono ancora vivi, molti rachitici e denutriti.
Il Cat Hoarding è un disturbo ossessivo compulsivo che ha pesanti ripercussioni a livello sociale e sulla qualità della vita. Secondo quanto spiega Sonia Campa, etologa e componente del Comitato scientifico di Kodami, «l'accumulatore compulsivo non è mosso palesemente da cattive intenzioni per quanto la condotta sia ascrivibile penalmente come maltrattamento. È convinto di aver “salvato” gli animali raccolti, di prendersi adeguatamente cura dei gatti – che considera una proprietà – di essere stato scelto da loro per venire soccorsi, di essere l'unico a poter garantire loro la sopravvivenza, ritenendosi un profondo conoscitore della specie. Non realizza oppure nega fermamente che le condizioni di detenzione siano maltrattanti».