«Il nostro intento è garantire l'unità familiare di chi fugge dalla guerra». Così la direttrice del Presidio ospedaliero veterinario dell'Asl Napoli 1, Marina Pompameo, ha spiegato a Kodami la nascita dell'hub veterinario attivato presso l’ex Covid center della Mostra d'Oltremare. È proprio nella struttura fieristica del quartiere Fuorigrotta che oggi si concentrano le attività sanitarie per gli animali dei rifugiati dell'Ucraina.
«Una iniziativa fortemente voluta dal direttore dell'Asl Napoli 1, Ciro Verdoliva, il quale ha chiesto che l'Azienda sanitaria fosse presente con un presidio veterinario per curare e regolarizzare i cani e i gatti giunti in Italia al seguito delle persone», continua Pompameo.
Ma non c'è solo il controllo sanitario alla base di questa decisione: «Il benessere clinico e chirurgico degli animali è importantissimo, ma la scelta di creare l'hub veterinario nella Mostra ha l'intento di garantire la vicinanza degli animali con l’essere umano. Seguendo le direttive del Ministero stiamo lavorando per non separare mai e in alcun modo i cani e gli umani, questo per preservare il legame e l'unità familiare in questo momento così difficile», sottolinea Pompameo.
Con l'invito della Commissione Europea ai paesi membri di favorire l’ingresso degli animali provenienti dall’Ucraina, il Ministero della Salute italiano ha disposto una deroga alle consuete norme per la movimentazione degli animali in Europa. Normalmente per spostarsi in Europa gli animali domestici necessitano di passaporto europeo, microchip identificativo e della certificazione della vaccinazione antirabbica. Requisiti che chi è in fuga non ha modo di soddisfare.
La deroga ha quindi avuto lo scopo di non separare gli esseri umani dai loro animali anche in assenza di questi obblighi di legge. Tuttavia il provvedimento ha anche riacceso un dibattito che sembrava essersi spento negli anni Settanta, quello relativo alla rabbia. «L'introduzione di animali esposti al virus rabbico è un tema molto sensibile – commenta Pompameo – Prima della guerra gli animali dovevano avere la certificazione della titolazione degli anticorpi. Ora le cose sono, giustamente, cambiate: le posizioni degli animali devono essere regolarizzate al momento del loro ingresso in Italia. Con il nostro presidio veterinario aiutiamo proprio questo processo».
Il lavoro al presidio veterinario della Mostra d'Oltremare
Le persone arrivano al punto veterinario dell'Asl dopo un difficile viaggio che tra l'Ucraina e l'Italia vede il transito in almeno un altro paese dell'Europa orientale come Romania, Slovacchia e Ungheria. «All'arrivo vengono controllati i documenti degli animali e se mancano vengono intestati temporaneamente al punto d'arrivo della Mostra d'Oltremare. Devo dire che seguendo queste fasi ho visto persone che avevano con sé i documenti del loro cane e non i propri», racconta Pompameo.
Gli animali che arrivano al presidio vengono quindi sottoposti al controllo veterinario, microchippati, vaccinati e iscritti all'anagrafe canina regionale. «In questo modo mettiamo le famiglie in condizione di potere continuare a spostarsi, se vogliono, con tutti i documenti in regola. L'iter che abbiamo predisposto per loro li affranca dal rischio di dover viaggiare senza documentazioni».
Oltre ai medici veterinari, i rifugiati sono affiancati in ogni fase da mediatori culturali, interpreti e volontari della Protezione civile. «La maggior parte dei profughi non parla inglese, ma ucraino oppure russo – sottolinea la direttrice del presidio veterinario dell'Asl – e in momenti di urgenza c'è bisogno di comunicare nella maniera più diretta possibile, per questo ci avvaliamo di un gran numero di professionalità diverse».
Tutti i cartelli informativi del centro sono sia in italiano che in ucraino e guidano i rifugiati nel percorso che, appena scesi dal bus, li conduce al controllo sanitario, all'accettazione e alla consulenza per avere i documenti. È la nuova vita della Mostra d'Oltremare: nata per celebrare le conquiste coloniali del regime fascista è oggi il centro dell'accoglienza ai rifugiati stranieri.
In aggiunta alla regolarizzazione della posizione sanitaria, l'Asl mette a disposizione un servizio veterinario sempre attivo che garantisce le cure di cui hanno bisogno gli animali che si sono ammalati durante il viaggio: «Tra i primi arrivati a Napoli c’era una cagnolina con una grave infezione all’utero che è stata subito operata e in poco tempo ha potuto riprendere il viaggio con la sua umana», ricorda Pompameo. Napoli e l'Italia, infatti, in molti casi non sono che l'approdo intermedio di un viaggio ancora in corso.
«Tutte le attività in favore dei rifugiati ucraini, e quindi dei loro animali, sono a titolo gratuito – sottolinea Pompameo – In più, abbiamo ricevuto un gran numero di donazioni tramite associazioni, Protezione civile e anche da una ditta specializzata in mangimi. Quindi possiamo fornire piccoli kit ai rifugiati».
Oltre la Mostra: le attività veterinarie per chi fugge dall'Ucraina
La Mostra intercetta il primissimo arrivo dei profughi sul territorio attraverso i canali umanitari, ma le attività in favore degli animali avvengono anche in altri hub con specifiche funzioni: «Il Covid Residence dell'Ospedale del Mare accetta rifugiati in transito con i loro animali. Qui alcuni piani sono destinati all'isolamento dei rifugiati positivi al virus, altri all'accoglienza, per 72 ore, in attesa di trovare una destinazione per il medio termine. Infine, nel Presidio veterinario del Frullone transitano i casi più gravi che necessitano di operazioni chirurgiche».
Le attività in favore degli animali ucraini proseguiranno poi grazie con la collaborazione del mondo universitario: «Insieme al Dipartimento di medicina veterinaria dell'Università Federico II stiamo pensando di attuare un controllo parassitario fornendo anche farmaci», aggiunge Pompameo. Come emerso anche dalle nostre testimonianze dal confine ucraino, quello dei parassiti è un problema molto diffuso per chi si sposta sulle lunghe distanze con poche risorse a disposizione.
Anche i liberi professionisti sono inseriti in questo circuito virtuoso: «C'è stata una buona adesione da parte dell’Anmvi, l'Associazione nazionale dei medici veterinari, e dell'Ordine di Napoli che hanno fornito l'elenco degli ambulatori disposti ad aiutare profughi che hanno difficoltà a venire alla Mostra. Grazie all'elenco fornitoci attraverso l'iniziativa "Animali in fuga dalla guerra" possiamo sapere chi è più vicino o è disponibile anche fuori dagli orari convenzionali. Le casistiche in tal senso sono molto ampie: si è rivolto a noi un rifugiato che aveva solo poche ore per fare il passaporto al proprio cane, e ci siamo riusciti in questo modo».
Sono oltre 20 gli animali regolarizzati nell'hub di Napoli, ma il picco di arrivi è previsto per le prossime settimane, una sfida alla quale l'Asl sente di essere preparata:«L’utenza che si sta rivolgendo a noi è inedita, come inedita è la condizione nella quale si trovano. Per rispondere a questa urgenza oltre i limiti della normalità anche noi faremo tutto il possibile e molto di più», conclude la direttrice Pompameo.