È possibile un circo senza animali? Secondo ventitré paesi europei che hanno detto basta alla spettacolarizzazione degli animali decisamente sì. Ma tra questi non rientra (purtroppo) l'Italia. Il Circo Nazionale Lidia Togni, uno dei complessi circensi più antichi e importanti d'Europa, in occasione delle celebrazioni per i suoi 150 anni torna a Napoli con un nuovo show annunciato da un claim davvero invitante: quello di uno spettacolo animalfree.
Ma le cose non stanno proprio così. Lo spettacolo "Vittoria" si terrà dal 23 dicembre 2021 al 13 febbraio 2022 nel quartiere Fuorigrotta. In occasione della tappa partenopea il direttore artistico Vinicio Togni, figlio di Lidia, ha messo a punto un gran numero di performance prive di grandi felini ed elefanti, gli animali selvatici più sfruttati nei circhi, come dimostrano le tante storie raccontate da Kodami, dalla triste fine dell'elefantessa Andra del circo Rolando Orfei, all’elefante scappato a Messina dal circo Darix Moira Orfei, passando dallo sfruttamento “indiretto” di Lele Mora rinchiuso in gabbia con le tigri.
Senza dubbio quello compiuto da Vinicio Togni rappresenta un passo storico per l'industria dello spettacolo, circense in particolare, tuttavia gli animali in realtà nello spettacolo ci sono ancora.
Cavalli e pappagalli restano sul palco
Nel programma diffuso dal circo, così come nella locandina ufficiale, sono presenti infatti i cavalli. Lo spettacolo equestre sarà una delle attrazioni del Circo Lidia Togni e vedrà protagonista l'ultima generazione della famiglia Togni Canestrelli. Segno inequivocabile che la "cavalleria" dei Togni è ben lontana dall'essere smantellata.
Non solo, anche la fauna selvatica si esibirà nella tappa partenopea: andranno in scena i 10 pappagalli Ara di Alessio Fochesano, trainer notissimo nel mondo circense. Protagonista di uno spettacolo anche Tortuga, il pappagallo addestrato a interagire con il pubblico.
Gli animali selvatici, ancora di più dei domestici, dovrebbero vivere lontano dagli esseri umani, ma evidentemente, non riusciamo ancora farne a meno per il nostro divertimento. Una doppia delusione per i tanti che speravano in un circo senza la spettacolarizzazione degli animali.
Nonostante l'orientamento dei cittadini, volto a proibire l'uso degli animali nei circhi, sono ancora tante le zone d'ombra in Italia e in Europa che consentono lo sfruttamento: recentemente il commissario Ue Janez Lenarcic rispondendo a una interrogazione dell'Europarlamento ha dichiarato senza mezzi termini che il divieto di impiego di animali selvatici nei circhi rappresenta una «questione di coscienza» e come tale deve essere affrontata dai singoli stati membri.
Effettivamente, non si può dire che i governi europei siano rimasti indifferenti alla questione. In Spagna una legge attualmente in discussione dice basta alla vendita di animali domestici nei negozi e impone il divieto di impiegare la fauna selvatica nei circhi. Una disposizione che va a beneficio di elefanti, tigri e leoni, pappagalli, ma non dei cavalli, che continueranno a essere oggetto di spettacolarizzazione.
Un circo senza animali è però possibile, come dimostra l'esempio della Germania, dove, grazie alla tecnica olografica del fondatore del Circo Roncalli Bernhard Paul, per la prima volta gli animali sono andati in scena in una rappresentazione tridimensionale realmente priva di sfruttamento, ma non di gioia.
Questi ed altri, sono segnali inequivocabili che un circo dove vanno in scena rispetto e amore, invece che mera spettacolarizzazione, è già una realtà, basta avere anche in Italia il coraggio di seguire il percorso che qualche visionario ha già iniziato a tracciare.