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12 Maggio 2023
9:00

A cosa servono i parassiti?

I parassiti sono organismi che recano danno ai loro ospiti, ma non sempre vengono considerati nocivi. Svolgono infatti degli importanti compiti nell'ecosistema e la loro scomparsa potrebbe provocare grossi danni al pianeta.

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Si definiscono parassiti tutte quelle specie – principalmente animali, ma in alcuni casi anche funghi, microorganismi e piante – che creano un danno biologico ad un altro esemplare di una differente specie, il più delle volte non uccidendolo direttamente ma ricavandone un vantaggio che può essere alimentare o riproduttivo. Il termine stesso parassita, che deriva dal greco parà che significa "presso" e sìtos che vuol dire "cibo", indica il comportamento di questi organismi che si nutrono "su un altro" e nella maggior parte dei casi anche "dell'altro".

I parassiti sono di diverse tipologie e molti sono pericolosi per la salute umana. Infestano le città come gli ambienti naturali e si è scoperto che risultano fondamentali in alcuni casi per il buon equilibrio degli ecosistemi naturali. Sebbene da sempre l'uomo provi a eliminarli, la loro scomparsa può arrecare moltissimi danni all'ambiente.

Le proprietà che identificano in generale un rapporto di parassitismo fra due specie sono globalmente riconosciute dalla scienza e sono principalmente le seguenti.

Per prima cosa, il parassita dipende letteralmente dall'ospite e non può svolgere una vita autonoma lontano dal corpo delle sue vittime. Per riflettere su questo basta immaginare le filarie, dei nematodi che prima aggrediscono il corpo delle zanzare e poi si trasferiscono negli ospiti finali, prevalentemente essere esseri umani come altri vertebrati morsi dagli insetti.

Il parassita inoltre ha una struttura anatomica e morfologica semplificata rispetto alle specie che aggredisce, perché il suo corpo non necessita di molteplici apparati, visto che la maggior parte delle risorse per lui necessarie per vivere son già disponibili autonomamente all'interno del corpo dell'ospite.

Infine il ciclo vitale del parassita è più breve di quello dell'ospite e si conclude prima della morte di quest'ultimo che, a differenza di quanto si crede, tende a non morire. Al parassita infatti non interessa che l'ospite muoia nel breve periodo, visto che morendo non avrebbe tempo né modo per diffondere la nuova generazioni che circolano nel suo sangue o nei canali intestinali.

Il fatto però che nella maggior parte dei casi l'ospite non muoia non vuol dire che rimanga in salute. In molti casi infatti il soggetto colpito da parassiti risulta essere debilitato, a volte persino mutilato o incapacitato a muoversi per via dei danni provocati dal parassita. L'aspettativa di vita degli ospiti inoltre cala notevolmente rispetto agli altri esemplari della stessa specie che ne rimangono immuni.

A livello ambientale poi l'esplosione demografica di una determinata specie parassita può arrecare profondi danni al paesaggio, attaccando per esempio un'unica tipologia di pianta o un'unica specie che svolge un importantissimo ruolo ecosistemico all'interno della comunità ecologica, formata da tutte le specie presenti in un dato territorio.

Paradossalmente, come abbiamo già sottolineato, l'estinzione completa dei parassiti però può risultare ugualmente dannosa per l'ambiente, poiché tengono sotto controllo demografico – insieme ai predatori – quelle specie il cui eccessivo successo riproduttivo potrebbe profondamente alterare lo stato di salute degli ecosistemi.

I parassiti mantengono in vita gli ecosistemi

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La zecca è uno degli acari maggiormente temuti

Per quanto possa sembrare strano, talvolta conviene difendere la vita dei parassiti perché da essi dipende la sopravvivenza di moltissime altre specie. Inoltre, svolgendo un ruolo di controllo nei confronti di altri esseri viventi potenzialmente dannosi per l'ambiente sono molto importanti per la biodiversità visto che grazie al loro lavoro incrementano silenziosamente il numero di specie che un territorio può ospitare.

Caso molto particolare poi risultano essere quelle specie che parassitano altri parassiti. In questo il loro ruolo è doppio: mantengono sotto controllo quegli organismi che potrebbero – in loro assenza – attaccare eccessivamente le altre forme di vita, con conseguenze non propriamente positive.

Dunque, quando si chiede ad un esperto quale sia il modo migliore per eliminare del tutto un parassita da una determinata regione, pensiamo ad esempio quante volte si è tentato di eliminare le zecche da una riserva o le zanzare della Malaria in Africa, gli esperti devono fare molto attenzione, poiché oltretutto non è detto che sia possibile. E qualora fosse davvero realizzabile l'eradicazione di una specie parassita, bisogna valutarne l'impatto anche nei confronti delle altre specie e degli altri parassiti, potenzialmente più nocivi.

Effetti positivi sugli animali e sull'uomo

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Una tenia si attacca alla parete dell’intestino tenue delle sue vittime e comincia ad alimentarsi delle sostanze nutritive presenti in circolo

Per definizione i parassiti sono dannosi per la salute dei loro ospiti. Tuttavia, alcune infezioni parassitarie possono avere importanti effetti protettivi contro altre malattie, come le allergie e la malattia infiammatoria cronica intestinale. In particolare, è stato dimostrato che le infezioni a lungo termine con cistodi, filarie e alcuni funghi come la candida vaginale riducono le allergie e i sintomi della malattia di Crohn e della rettocolite ulcerosa. Questo perché i vermi parassiti hanno sviluppato strategie per bloccare parti del sistema immunitario umano che sono responsabili delle infiammazioni che portano alle malattie sopra descritte.

Un altro caso in cui  i parassiti sono stati utilizzati nel combattere determinate patologie è quello delle tenie. Note anche come "vermi solitari", questi platelminti cestodi in pratica assimilano parte delle calorie che finiscono nell'intestino di un paziente soggetto ad obesità cronica e secondo alcuni riescono così a mantenere sotto controllo il peso. C'è però un grande appunto da fare: la tecnica che usa le tenie per il dimagrimento, la cosiddetta tapeworm diet, non è legale in molti paesi dell'Unione europea e viene considerata da molti medici e biologi della nutrizione un rischio.

L'effetto potenzialmente positivo dei parassiti sugli animali è connesso, invece, alla limitazione numerica di quelle specie che potrebbero arrecare seri danni all'ambiente. Dal punto di vista pratico, i biologi della conservazione lo utilizzano per tenere a bada alcune specie invasive e garantire maggiore sopravvivenza per quelle endemiche locali a rischio di estinzione. Quando si sceglie però di sfruttare un parassita o un predatore per limitare i danni di una specie aliena invasiva, bisogna stare molto attenti che tale organismo non cominci anche ad attaccare la specie che si sta tentando di salvaguardare, poiché esistono diversi casi, come accaduto per la lumaca della Polinesia francese, in cui questi tentativi hanno prodotto più danni che altro.

Cosa succede se si eliminano completamente i parassiti?

Immaginiamo che un giorno uno scienziato riesca a produrre un miracoloso antiparassitario che riesce a sterminare tutti i parassiti del Pianeta. Vermi, cestodi, zanzare, mosche, microorganismi, funghi… intere specie scompaiono dopo essere state sottoposte all' "Agente X". Cosa succederebbe sulla Terra qualora un prodotto del genere dovesse essere realmente inventato?

Tecnicamente gli scienziati sanno già come rispondere a questa domanda, perché c'è stato un momento storico in cui tale possibilità è risultata concreta, con l'introduzione del para-diclorodifeniltricloroetano, più noto come DDT.

Il DDT doveva essere infatti lo sterminatore definitivo delle specie d'insetti considerate nocive per l'agricoltura. Colpiva perfettamente mosche, zanzare, afidi, libellule, falene, scarafaggi, vespe, api, sirfidi e altri ancora. Fu utilizzato ampiamente per combattere la malaria, la febbre gialla e la febbre del Nilo ma alla fine ci si rese conto che i vantaggi economici e sanitari che erano legati al suo utilizzo erano notevolmente insufficienti per controbilanciare la moria diffusa di tutte le forme di vita soggette indirettamente al suo utilizzo.

Il DDT fu messo infatti al bando in America, Cina ed Europa a partire dagli anni 70, anche perché era direttamente collegato allo sviluppo di tumori negli agricoltori come in diverse specie di volatili, come l'aquila di mare testabianca (Haliaeetus leucocephalus). Molti paesi tropicali del mondo usano però ancora questo insetticida e si calcola che durante gli ultimi 50 anni di suo utilizzo indiscriminato il DDT sia correlato alla morte di miliardi di organismi e alla degradazione ambientale di campi coltivati come di ecosistemi naturali.

Se riuscissimo dunque a produrre un fantomatico "prodotto definitivo" si andrebbe incontro ad una delle più grandi estinzioni della storia della Terra poiché circa il 40% degli animali oggi conosciuti sono parassiti che risultano tra l'altro essere a loro volta anche solo il 10% di quelli realmente esistenti in natura. Inoltre, con la perdita di questa enorme fetta della biodiversità, l'umanità andrebbe incontro alla perdita massiccia di risorse terrestri, poiché le specie erbivore con i più alti tassi riproduttivi, pericolose per gli ecosistemi, andrebbero incontro a una esplosione demografica, degradando campi coltivati, foreste, praterie, il suolo eccetera.

Se scomparissero i parassiti, probabilmente vivremmo anche uno dei periodi più caotici di rimescolamento delle specie, essendo questi non più limitati geograficamente da eventuali malattie parassitarie prima presenti. Non potremmo più nemmeno sfruttare questi organismi per gli studi di monitoraggio ambientale, come suggerito da un articolo che illustra come i parassiti possono e sono già impiegati nella valutazione dello stato di salute degli ambienti inquinati.

Insomma, con la scomparsa definitiva dei parassiti non potremmo godere della loro assenza e una nuova forma di catastrofe si aggiungerebbe alla lunga sequenza di disastri che stanno martoriando già la vita sul Pianeta.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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