Se fosse libero, il cane che vive con te a che ora vorrebbe uscire di casa? Potrebbe riassumersi in questa domanda il senso dello studio scientifico che ha realizzato un team di ricercatori svizzeri insieme a dei colleghi che vivono in Guatemala e in Indonesia, i tre paesi in cui sono stati monitorate le abitudini di alcuni cani liberi per comprendere quanto i pet mate influenziamo il bioritmo del nostro compagno di vita.
I cani di famiglia, ricordiamolo subito, rappresentano all'incirca solo il 20 % della popolazione canina nel mondo e, giocoforza, le loro abitudini sono necessariamente legate al nostro stile di vita, secondo una routine che noi scandiamo per loro e sulla quale non hanno molto "diritto di parola".
«Sebbene i cani domestici in libertà costituiscano la maggioranza della popolazione canina in tutto il mondo, molti aspetti della loro ecologia negli habitat sono poco conosciuti», spiegano i ricercatori nell'articolo scientifico pubblicato su Scienze Direct nel 2021. Proprio per comprendere quante similitudini ci sono tra cani liberi e cani di famiglia, gli esperti hanno deciso di monitorare gruppi di individui in diverse parti del mondo, basandosi sull'osservazione di 48 soggetti in Guatemala, 38 in Indonesia, 11 cani da fattoria e 20 cani di famiglia in Svizzera. A tutti i cani sono stati apposti dei collari che ne hanno tracciato i movimenti e attraverso il monitoraggio degli spostamenti gli esperti hanno valutato le abitudini messe in atto per arrivare a fare un paragone tra i "pet" e i "free ranging dogs" che hanno però comunque un riferimento umano.
Ciò che è emerso è che i cani liberi del Guatemala e dell'Indonesia, pur avendo un luogo in cui tornare dove c'è una persona che in qualche modo li accudisce, scelgono di allontanarsi sempre negli stessi orari, mentre i cani da fattoria svizzeri nel comportamento sono più simili ai nostri "pet". Si è visto, in particolare, che i primi amano girare nel loro aerale in particolare in due fasce orarie: «Tra le 5 e le 7 e, in misura minore, tra le 16 e le 19. Un simile modello di attività bimodale, osservato anche in altre specie canine, è stato rilevato solo nel 45% dei cani della famiglia», hanno sottolineato gli esperti.
I cani di famiglia sottoposti al test, infatti, si muovono semplicemente solo quando le persone con cui vivono decidono di farlo, compensando però con tempi di riposo molto più lunghi rispetto ai "colleghi" liberi al pari dei cani da fattoria svizzeri: «La loro attività dipende maggiormente dalla routine quotidiana dei loro umani di riferimento e ha mostrato prevalentemente un picco elevato a mezzogiorno che spesso cambia di giorno in giorno», scrivono i ricercatori.
Anche i cani svizzeri trascorrevano molto più tempo a riposare rispetto ai cani liberi indonesiani e guatemaltechi. Tuttavia, i cani di famiglia erano significativamente più spesso molto attivi rispetto a tutti gli altri gruppi di cani e compensavano con periodi di riposo più lunghi. «L’attività diminuiva significativamente con l’età, la castrazione e la condizione corporea – hanno chiarito gli esperti – mentre il sesso non aveva alcuna influenza significativa sull’attività. All'interno di questo studio, potrebbero essere rivelate somiglianze ma anche differenze nel modello di attività tra cani liberi e cani da compagnia. Sarebbe interessante indagare il potenziale beneficio di un programma giornaliero più strutturato sui cani di famiglia in studi futuri».
Ciò che manca nello studio e che sarebbe stato interessante approfondire è cosa fanno questi cani quando non condividono il loro tempo con gli umani. In generale però ciò che emerge è che la scelta degli orari corrisponde al bioritmo del "cugino" lupo come indicato in uno studio (Theuerkauf et al., 2003, Zingaro e Boitani, 2018 ) in cui i livelli di attività quotidiana ripetitiva erano simili. Il gruppo di lupi fu però osservato solo per circa un mese, «prima che i cambiamenti climatici e i cicli riproduttivi modificassero il loro comportamento, pur mantenendo uno schema bimodale».
Viene da riflettere su un dato di fatto, però, che può essere utile nella quotidianità della nostra relazione con il cane, ovvero comprendere da questi che sembrano essere "solo dati" che dietro ogni numero c'è un individuo che ha non solo l'esigenza di espletare le sue funzioni vitali (espletare i bisogni lontano dalla "tana", procacciarsi cibo, etc.) ma che va nel mondo per apprendere informazioni ed esprimere i suoi interessi. L'osservazione dei cani in natura, infatti, fa chiaramente vedere quanto ogni cane abbia motivazioni proprie oltre che quelle specie specifiche e che "va per il mondo" con il naso a terra o all'insù facendo esperienze di diverso tipo, dall'incontro con altri conspecifici a esperienze di socializzazione o meno con esseri umani fino allo "scontro" con altre specie.
Tutto ciò, chiaramente, non fa parte del repertorio comportamentale del cane che vive con noi, privato spesso delle più elementari esperienze (si pensi ai cani "abituati" a fare pipì sulle traversine) fino a quelli che almeno escono di casa un paio di volte al giorno.
Ciò su cui, dal nostro punto di vista, questi studi aiutano allora è riuscire attraverso anche la fredda analisi dei test far passare un messaggio che vuole dire solo una cosa: i cani scelgono, non siamo stati nel passato noi da soli a addomesticare loro ma in qualche modo è avvenuto anche il contrario e non c'è nulla di più bello che continuare a co-evolversi sulla base di un rispetto reciproco.
Ben vengano allora studi in cui si chiarisce, in fondo, che un cane non è solo quello che si pensa che sia e che se scegliamo di averne uno accanto non dovrò avere una vita limitata al seguire il nostro "bioritmo" che, oltretutto, non è nemmeno quello naturale degli esseri umani ma quello necessariamente imposto da ritmi sempre più frenetici a cui noi ci sottoponiamo ma a cui non possiamo pretendere che si sottoponga anche un altro essere vivente.