Lo sappiamo che non possiamo più nascondercelo, anche se ancora troppo spesso cerchiamo di fare finta di nulla: il cambiamento climatico è in atto e le sue conseguenze devastanti sono davanti ai nostri occhi quotidianamente. Ma le azioni per fermarlo sono praticamente inesistenti, limitate a quelle individuali che servono, ma non risolvono.
E così con il riscaldamento globale e la temperatura degli oceani che sale, creando condizioni inospitali, anche i pesci più comuni, dalle sardine alle aringhe e adesso anche alle acciughe, stanno rischiando infatti l'estinzione. Secondo la ricerca del Center for Advanced Studies in Arid Zones (CEAZA) in Chile realizzata insieme all'Università di Reading (UK) e pubblicata su Nature climate change, queste specie, alimento fondamentale della catena alimentare marina, fanno molta fatica ad adattarsi alle nuove condizioni.
Il caldo eccessivo delle acque provoca un “dimagrimento” di questi pesci, ma rallenta anche i movimenti con il risultato che la loro capacità di spostarsi in zone più vivibili e dalle condizioni migliori per loro, diventa sempre più difficile. Tutto ciò riduce notevolmente anche la corretta evoluzione della specie per un futuro dove il loro habitat sarà senz’altro differente.
Infatti, il tempo concesso per il cambiamento va troppo veloce, siamo passati da 0,8 gradi di aumento della temperature dei mari per millennio a 0,18 gradi per decennio, e in questa situazione i pesci consumano molta più energia per sostenere le loro funzioni vitali e così diminuiscono di peso e dimensioni perdendo anche le forze per muoversi velocemente e trovare un’area più favorevole.
Purtroppo le cause non si esauriscono qui. E come se non bastasse il riscaldamento globale, infatti, dal 1900 acciughe, sardine e aringhe sono anche una delle più importanti catture della pesca commerciale e una ricerca ha dimostrato che questa pressione peggiora la situazione, distruggendo, neanche troppo lentamente, una risorsa molto preziosa, dato che i piccoli pesci sono una componente fondamentale della dieta alimentare delle specie marine più grandi.
Sono il cibo nella dieta di balene, leoni di mare, salmoni, pellicani e altri uccelli. E se mancano accadono disastri. Come è successo tra il 2013 e il 2016 quando oltre 9.500 cuccioli di leone marino sono morti perché le loro madri non avevano abbastanza latte per nutrirli a causa della mancanza di prede disponibili.