Gli orsi polari sono fra le specie più a rischio di estinzione a causa del cambiamento climatico, ma la situazione potrebbe essere più grave del previsto. Secondo infatti un report pubblicato su Marine Ecology Progress Series da alcuni scienziati provenienti da diverse università canadesi, questi animali stanno così tanto soffrendo lo scioglimento dei ghiacciai che le madri non riescono più ad allattare i loro figli, in quanto non riescono più a nutrirsi.
Quando infatti il ghiacciaio si scioglie, gli orsi polari sono costretti a raggiungere la terraferma e a limitare le battute di caccia nei confronti delle loro principali prede: le foche. Questo comporta che la maggioranza delle mamme intente a sfamare dei cuccioli sono costrette a vivere lunghi periodi di digiuno, finché il ghiaccio non ricompare e gli permette di allontanarsi dalla riva. Inoltre, i risultati dello studio hanno confermato che l’allattamento dell’orso polare è influenzato negativamente dall’aumento del tempo trascorso sulla terraferma.
Ad essere più colpiti da questo fenomeno sono gli orsi polari che giungono nelle spiagge occidentali della Baia di Hudson, nel nord del Canada, dove è più probabile che si sciolga il ghiaccio marino stagionale durante i mesi estivi più caldi. Sulla terraferma inoltre gli orsi non sono molto adattati alla caccia o alla corsa, per non considerare il numero ridotto di specie terrestri che a tali latitudini presentano dimensioni adeguate a soddisfare la fame di questi grossi carnivori.
In media gli orsi polari, affermano gli scienziati, quando sono isolati sulla terraferma fanno affidamento sulle loro immense riserve di grasso corporeo, con alcuni individui che perdono oltre il 50% di grasso corporeo giunti al termine dell'estate. Ovviamente però quando la temperatura estiva infierisce sul circolo polare artico anche oltre il termine usuale della stagione o quando c'è molto caldo, gli orsi polari devono spendere ancora più energia per sopravvivere sulla terraferma, mentre attendendo l'arrivo dei ghiacci. Una situazione che mette in serio pericolo le cucciolate, visto che ciascun orsacchiotto necessita di ingenti quantità di latte materno al giorno.
La sfida risulta molto complicata in considerazione del fatto che in media una mamma orsa perde oltre 1 kg del suo peso al giorno, per garantire la propria sopravvivenza e la produzione di sufficiente latte. La convivenza forzata con altri orsi inoltre porta spesso ad un aumento della competizione per lo spazio e le risorse, una condizione che porta ad un ulteriore consumo di energia.
Per tali ragioni Louise Archer, prima autrice dello studio e professoressa dell'Università di Toronto, si dichiara preoccupata per la sopravvivenza degli orsi polari canadesi, sottoposti anno dopo anno a condizioni ambientali sempre più estreme. «Durante il periodo di digiuno a terra, le madri devono affrontare un difficile compromesso: smettere di allattare e mettere a rischio la salute dei suoi cuccioli in crescita oppure continuare ad allattare e rischiare la propria sopravvivenza poiché le sue riserve di energia sono esaurite. Un gioco infernale, che alla lunga sta mettendo a rischio la possibilità di avere future generazioni di orsi polari».
In entrambi i casi, comunque, la conseguenza per madri e piccoli può risultare disastrosa. Le femmine che continuano ad allattare, infatti, rischiano di morire di fame pur di garantire la sopravvivenza dei figli, ma ciò non assicura che i cuccioli riescano a sopravvivere all'inverno e all'inizio dell'autunno, visto che necessitano di una madre che gli impartisca le ultime lezioni per affrontare l'arrivo delle nevi. Nell'altro caso, invece, gli orsi che hanno ridotto il loro investimento nell’allattamento hanno beneficiato di un aumento delle risorse disponibili, portandoli a digiunare più a lungo. Tuttavia, i cuccioli rischiano di morire anticipatamente, mentre nel caso in cui i cuccioli vengono allattati con latte a basso contenuto energetico sono indotti a crescere più lentamente. Un fattore che in linea generale aumenta esponenzialmente il pericolo di decessi nel medio periodo.
Per capire meglio quanto la situazione sia tragica, basta osservare i trend di allattamento degli orsi. In passato, ovvero ai tempi delle prime osservazioni inserite in questo report, in media la probabilità che una femmina con cuccioli allattasse i propri piccoli dopo 3 mesi di coabitazione nella terraferma era del 53%, mentre questa percentuale scendeva al 35% per una femmina con cuccioli di un anno. Negli anni più recenti la percentuale di femmine in grado di allattare in estate è calata invece notevolmente, con un trend che oscilla dal 30 al 45% a secondo della spiaggia di riferimento. «Ciò potrebbe aver contribuito al calo del 50% delle dimensioni della popolazione della Baia di Hudson occidentale negli ultimi quattro decenni, ed è probabile che contribuisca a ulteriori cali se il riscaldamento climatico e la diminuzione del ghiaccio marino continuano come previsto senza alcuna mitigazione», chiariscono gli zoologi.
Con la pubblicazione di queste informazioni, che mettono sotto nuova luce i dati relativi alla sopravvivenza degli orsi polari, gli autori del report chiedono che nuove politiche ambientali ed energetiche vengano favorite dai governi di tutto il mondo, così da mitigare gli effetti del cambiamento climatico e consentire la sopravvivenza dei cuccioli di orso polare, a rischio in tutto l’Artico.