Ben vent'anni dopo la sua prima descrizione formale, gli scienziati hanno confermato lo status dell'ultima delle specie di anaconda conosciute, per esattezza la quarta. Conosciuto come anaconda boliviano o di Beni, la regione in cui si trova questo grosso serpente costrittore, l'Eunectes beniensis è stato a lungo considerato un ibrido tra l'anaconda verde (E. murinus) e quello giallo (E. notaeus) ma nel 2002, grazie ad alcune analisi morfologiche, fu elevato a rango di specie a se stante.
La sola analisi morfologica non era però abbastanza e un team di scienziati, guidato da David Tarknishvili, è riuscito finalmente a estrarre il DNA da alcuni vecchi campioni e tessuti per verificare e confermare l'esistenza della nuova specie. I risultati delle analisi, che hanno anche a chiarito le differenze morfologiche e filogenetiche tra tutte e quattro le specie, sono state recentemente pubblicate sulla rivista Amphibia-Reptilia.
Un tempo per descrivere una nuova specie da un'altra, erano sufficienti anche piccole differenze nelle dimensioni o nell'aspetto, ma con la scoperta del DNA e l'avvento dell'analisi genetiche si è presto scoperto che spesso non è abbastanza. La variabilità nella forma o nel colore può essere estremamente grande anche restando all'interno della stessa specie, basta pensare che un Chihuahua e un Pastore Tedesco – esteriormente così diversi – sono "solo" due razze o varietà dello stesso animale, il cane.
In soccorso agli scienziati e ai tassonomisti – quelli che studiano e classificano le specie – è arrivato perciò il DNA, che permette spesso di ricavare differenze e informazioni molto più oggettive e definitive di quelle esteriori. Analizziamo quindi sia i tratti morfologici che le sequenze del DNA nucleare e mitocondriale (per capire da quanto tempo le quattro anaconde non si incrociano più) , gli autori hanno confermato non solo lo status della quarta specie, ma individuato anche due distinti lignaggi evolutivi per tutti gli anaconda.
A un certo punto della storia evolutiva di questi grossi rettili sudamericani, le loro strade hanno preso due distinte traiettorie. Da un lato il ramo degli anaconda "grossi", rappresentati oggi solamente dal grande anaconda verde, uno dei serpenti più lunghi e pesanti sulla faccia della Terra, in grado addirittura di superare i 5 metri di lunghezza e pesare oltre a 40 kg. Dall'altro lato, invece, si è fatto strada il ramo degli anaconda "piccoli", rappresentati dalle restanti tre specie, l'anaconda boliviano, quello giallo e quello di De Schauensee (E. deschauenseei).
Queste tre specie "piccole" raramente superano i 2 o i 4 m di lunghezza e si distinguono nettamente da quella gigante sia per l'aspetto che per la genetica. Al giorno d'oggi, la scoperta di una nuova specie non è poi un fatto così insolito, nonostante la maggior parte del pianeta e della biodiversità siano stati esplorati in lungo e in largo. Quasi ogni giorno vengono scoperti nuovi animali e piante, non solo tra insetti e invertebrati, il gruppo più numeroso e meno appariscente, ma anche tra gli animali più grossi come i rettili.
Anche se la scoperta di nuove specie di vertebrati è molto più difficile, attira tanta più attenzione non solo tra gli specialisti, ma anche tra il grande pubblico. Proprio i serpenti, tra l'altro, spesso godono di una brutta e immeritata fama e in tempi di sesta estinzione di massa c'è sempre più bisogno sensibilizzazione e comunicazione sui temi legati alla biodiversità e alla conservazione. Conosciuti per le loro incredibili dimensioni e per le straordinarie abilità di caccia in acqua, gli anaconda sono ora definitivamente quattro, tutte da proteggere e tutelare.