Nuovo avvistamento dei cuccioli dell'orsa Amarena. Lo ha fatto sapere il Parco nazionale d'Abruzzo che ha diffuso un video in cui si vedono i piccoli muoversi e alimentarsi prima dell’ibernazione invernale.
«Come potete vedere dal video i giovani orsi di Amarena stanno bene, e continuano le attività quotidiane che in questo periodo svolgono tutti gli orsi nel Parco», ha spiegato il Parco. Anche se si tratta di individui molto giovani, il Parco sottolinea come le immagini spesso diffuse sui media con orsetti in tenera età siano spesso fuorvianti in relazione alla reale situazione dei figli di Amarena: «Un primo elemento da evidenziare, che il video esprime benissimo, è relativo non solo alle dimensioni dei due giovani orsi, che chiamiamo cuccioli, ma che proprio piccoli non sono, anche se l’immaginario collettivo porta sempre a pensarli piccoli, spesso a causa delle foto di cuccioli prese chissà dove, che si trovano continuamente sulla rete, ma anche alla vitalità che esprimono, dimostrando che si stanno adattando all’ambiente e che ce la stanno mettendo tutta, a un mese e mezzo circa dall’uccisione di Amarena».
Amarena è stata uccisa a fucilate la notte del 31 agosto 2023 mentre si trovava in un pollaio alla periferia di San Benedetto dei Marsi, nell'Aquilano. A sparare il colpo mortale è stato il proprietario del pollaio, subito identificato dai Guardiaparco che monitorvano gli spostamenti di Amarena anche al di fuori dei confini del Parco. Poco dopo sono sopraggiunti anche i veterinari, i quali non hanno potuto che constatare il decesso dell'orsa.
Proprio durante la confusione seguita allo sparo e alle operazioni per mettere in sicurezza Amarena, i piccoli si erano allontanati. Immediatamente l'Ente Parco aveva dato il via all'attività di ricerca dei cuccioli che in quel momento avevano tra gli 8 e i nove mesi di vita, un'età decisamente inferiore ai 15 mesi necessari agli orsi per diventare indipendenti.
I figli di Amarena si sono però dimostrati capaci di procacciarsi cibo e riparo. Per loro le insidie restano molte, ma dopo averli avvistati il Parco ha deciso di sospendere la cattura per non interferire con la vita di questi selvatici precoci, ma già «indipendenti e vitali». Anche se nell'immaginario sembrano dei cuccioli, bisogna ricordare che non si tratta di animali domestici da curare o addirittura alimentare.
«La presenza umana continua, intorno agli orsi, favorisce l’abituazione, processo che provoca nel tempo una graduale riduzione di una risposta ad un determinato stimolo e quindi l’animale impara che non ci sono conseguenze negative a stare vicino agli uomini, con le drammatiche conseguenze che conosciamo – spiega l'Ente – Quindi nel monitoraggio del vasto territorio in cui si muovono i giovani orsi, i Guardiaparco, i Carabinieri Forestali e i tecnici del Parco, che stanno lavorando in sinergia, hanno messo delle fototrappole e quindi era solo importante aspettare che registrassero il passaggio […] Come abbiamo ripetuto in tutti gli aggiornamenti, un’area protetta non è uno zoosafari dove l’uomo, in uno spazio stabilito e recintato, fornisce cibo ad animali selvatici, totalmente addomesticati. La conservazione è tutt’altro e rispetta la selvaticità e l’identità di ogni animale e di ogni pianta che compone e rende gli ecosistemi sani per tutti.».
Realizzare questo video, chiarissimo nella sua bellezza non è stato semplice proprio perché gli operatori e gli esperti cercano di evitare ogni tipo di disturbo agli animali: «I giovani orsi hanno tutte le possibilità e la vitalità per farcela da soli, ma i pericoli e le possibilità che gli accada qualcosa sono comunque tante. Ma sarebbe così anche se ci fosse stata Amarena. La letteratura scientifica è chiara in questo senso: il 50% dei cuccioli non supera il primo anno di vita a prescindere dalla mamma. La caratteristica fondamentale della conservazione dei grandi carnivori, non è ridurli ad animali domestici per soddisfare le nostre emozioni ma preservare il territorio in cui vivono, mantenere intatta la loro selvaticità per perpetuare la specie, senza che l’uomo entri nei meccanismi della natura che, dove è integra, perché protetta è in grado di fornire tutto ciò di cui gli animali selvatici hanno bisogno».
Il Parco d'Abruzzo ha ormai più di cento anni di storia, e su questa esperienza secolare si basa la sua strategia di conservazione: «Se abbiamo deciso di fare scelte impopolari lo abbiamo fatto esattamente perché la scienza e l’esperienza maturata in 100 anni di natura protetta, non sono proprio poca cosa e perché la salute di orsi marsicani liberi per noi è di prioritaria importanza».