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22 Maggio 2023
13:41

60 balene massacrate in una settimana: continua la mattanza alle Isole Fær Øer

Si è ripetuta ancora una volta la Grindadrap, la mattanza dei cetacei che ogni anno si tiene nelle Isole Faroe, in Danimarca. Soltanto a maggio sono state uccise 59 balene pilota, comprese alcune in gravidanza. A divulgare le crude immagini dei cetacei senza vita in mezzo a un mare di sangue l’Ong Sea Shepherd UK.

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globicefali

Tornano a macchiarsi del sangue delle balene trucidate dagli esseri umani le acque delle isole danesi Fær Øer. Ancora una volta si è ripetuto la mattanza legalizzata della Grindadrap, la crudele pratica ancora autorizzata che consiste nel trascinare nella baia questi splendidi mammiferi marini, per poi massacrarli con coltelli e arpioni.

Soltanto a maggio 59 balene pilota, comprese alcune in gravidanza, sono state ammazzate barbaramente. A diffondere le crude immagini dei cetacei senza vita è stata l’Ong Sea Shepherd UK, che da tempo documenta le terrificanti operazioni per denunciarne la crudeltà e chiedere la messa al bando di questa ormai inutile pratica.

Le foto mostrano la crudeltà degli esseri umani che hanno inseguito, arpionato e ucciso questi splendidi mammiferi senza alcuna pietà nemmeno per gli esemplari gravidi, tanto che nelle foto si vedono anche alcuni degli otto feti sterminati. Uno spettacolo macabro che si è svolto, come sempre, di fronte una folla entusiasta. Si tratta di immagini che pur essendo accessibili in Rete non troverete su Kodami perché nulla aggiungono rispetto a quanto scritto, e per non mostrare atti di sopruso e violenza su qualsiasi essere vivente.

Grindadráp, che si traduce con “macello delle balene”, è una pratica diffusa alle Isole Fær Øer, che risale ai tempi dei Vichinghi, diventata nel tempo molto importante per le popolazioni locali in quanto la carne e il grasso di balena costituiva una buona parte dell’alimentazione per la popolazione.

Oggi, però, a causa però dell’elevata quantità di mercurio e di altre sostanze tossiche per l’uomo presenti in questi mammiferi, la stessa Faroese Food and Veterinary Authority ha raccomandato di non assumere carne di balena più di una volta al mese, motivo per cui gran parte della carne rimane invenduta e molti globicefali, meschinamente e inutilmente martoriati, vengono ributtati in mare.

Non sembra dunque di parte, considerare oggi l’utilità e la necessità di questa pratica a dir poco dubbie: l’anacronismo del grind, sulla base di queste informazioni diventa ancora più oggettivo, visto che a un costo anche etico molto elevato non corrisponde un evidente beneficio, ma soltanto un sacrificio piuttosto sterile.

Opinione, evidentemente non condivisa dagli abitanti delle Fær Øer che continuano a perpetuare questa orrenda tradizione, cacciando e uccidendo brutalmente ogni anno fino a 1.000 animali tra globicefali e delfini. Da diversi anni che le associazioni animaliste e ambientaliste di tutto il mondo cercano di far sentire la loro voce per abolire questa terrificante pratica.

Sea Shepherd, forse l’Ong più attiva contro la Grindadráp contro la quale muove opposizione sin dagli anni ’80, è riuscita a salvare la vita di centinaia di globicefali e a portare l’attenzione globale sui massacri in corso. Ma non di più.

L’organizzazione ha presentato anche ufficialmente una richiesta alla Commissione europea per avviare procedure di infrazione contro la Danimarca motivata dal fatto che «facilita l’abbattimento di globicefali e altri cetacei nelle Isole Faroe» andando contro la direttiva dell’UE che vieta agli stati membri tutte le forme di disturbo, cattura o uccisione deliberata di cetacei.

Purtroppo, però, le Fær Øer hanno uno statuto autonomo dal 1948, nonostante facciano parte del Regno di Danimarca e quindi, al contrario della Danimarca, non fanno parte dell’Unione europea che più volte si è scagliata contro la pratica disumana della caccia ai cetacei, ma invano.

Questo comporta che l’Ue non può obbligare il governo faroese ad abolire questa tradizione né può farlo la Danimarca e, infatti, la pratica non è ancora stata dichiarata fuori legge, ma al contrario è stata ormai regolamentata. L'unico passo fatto dalle autorità è stato quello di annunciare che limiteranno temporaneamente la caccia ai delfini a "soli" 500 esemplari l'anno e che riesamineranno le modalità di caccia per stabilire metodi per uccidere «il più velocemente ed efficientemente possibile».

L'attenzione del mondo sulla Grindadráp, però, non è mai stata così alta come oggi e probabilmente, in un modo o nell'altro il governo danese dovrà rendersene conto e a quel punto ridurre semplicemente la quota di animali cacciabili diventerà davvero troppa poca cosa.

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Simona Sirianni
Giornalista
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