Nel cuore del Sudan del Sud, uno dei più bei spettacoli della Terra prende vita: la Grande Migrazione del Nilo. Circa sei milioni di antilopi, tra cui cobi, gazzelle di Mongalla, tiang e redunche, si spostano in massa ogni anno attraverso le pianure del parco Nazionale di Boma (BBJL), fino a raggiungere di Gambella, in Etiopia.
È la più grande migrazione di mammiferi terrestri del Pianeta, studiata e seguita per la prima volta dalla ONG African Parks insieme al governo locale.
Il monitoraggio che ha portato a questa stima è stato possibile solo grazie alle osservazioni effettuate a bordo di aerei che hanno raccolto quasi 60.000 foto e seguito il tracciamento GPS dei collari di oltre cento animali. Le immagini sono impressionanti e raccontano anche l'impegno e la dedizione non solo degli esperti e delle istituzioni, ma anche delle comunità locali: i veri custodi di questi ultimi paradisi davvero selvaggi dell'Africa orientale.
Il BBJL è uno dei più vasti ecosistemi di savana e pianure alluvionali rimasti intatti del mondo ed è fondamentale anche per la salute dei fiumi.
Durante la migrazione, queste antilopi attraversano numerosi habitat differenti, inclusi fiumi come il Nilo Bianco, creando un enorme movimento di biodiversità che nutre non solo la flora e la fauna selvatica ma anche le popolazioni umane locali. La chiave per la conservazione di questo enorme spostamento in massa di animali risiede infatti nel coinvolgimento delle comunità locali, martoriate da anni di guerre sanguinose. Il Sudan del Sud sta ancora uscendo da ben cinque anni di conflitti scoppiati nel 2013 e che hanno ucciso quasi 400.000 persone.
Le elezioni previste per lo scorso anno sono state rinviate a dicembre, ma non è ancora nemmeno certo se si terranno davvero. Secondo le Nazioni Unite, le violenze continuano in molte aree del Paese diventato indipendente solo nel 2001, con circa 2 milioni di persone sfollate e 9 milioni, il 75% della popolazione totale, che dipendono ancora dagli aiuti umanitari. Gruppi etnici come i Dinka, Murle e Anyuak, che hanno ancora una profonda connessione culturale con la terra e la fauna selvatica, sono perciò i veri guardiani di queste terre selvagge.
African Parks e altre ONG conservazionistiche, in collaborazione con il governo sudsudanese, si impegnano da anni per proteggere il patrimonio naturale, lavorando fianco a fianco con le comunità per garantire che la conservazione porti benefici ecologici e socio-economici reali anche agli esseri umani. Solo aiutando gli umani sarà possibile tutelare anche la fauna che si muove in massa ogni anno e che tra l'altro supera di gran lunga altre grandi migrazioni ben più famose, come gli 1,36 milioni di gnu censiti lo scorso anno nel Serengeti, tra Tanzania e Kenya.
Ma nonostante la bellezza di questo spettacolo unico della natura, la migrazione affronta ancora costanti minacce come il bracconaggio e lo sfruttamento illegale delle risorse naturali. Proteggere la Grande Migrazione del Nilo non è quindi solo una questione di tutela della fauna selvatica, ma anche di diritti umani e sviluppo sempre più sostenibile per le popolazioni locali. L'obiettivo è creare un modello di conservazione che possa poi essere replicato altrove, offrendo un esempio concreto di come la tutela della natura possa andare di pari passo con lo sviluppo umano.
La migrazione delle antilopi nel Sudan del Sud non è solo uno degli spettacoli più belli della natura, ma un simbolo di speranza per il futuro, una testimonianza vivente di ciò che è possibile ancora conservare quando la natura e gli esseri umani lavorano insieme. Ma è soprattutto un'enorme opportunità per evitare di ripetere i tanti errori fatti in passato.