«Primavera non bussa lei entra sicura come il fumo lei penetra in ogni fessura ha le labbra di carne i capelli di grano che paura, che voglia che ti prenda per mano». Così descriveva De André questa stagione nella famosa canzone "Un Chimico". Un momento di risveglio chiaramente visibile anche negli animali, che escono dal letargo per ricominciare a nutrirsi e accoppiarsi.
Il letargo è una vera e propria strategia, viene adottata da tantissimi gruppi animali e il suo scopo è superare al sicuro il freddo inverno senza spendere preziose energie. Con questo fenomeno biologico, infatti, gli animali disattivano o rallentano le funzioni vitali più dispendiose, diminuendo sensibilmente la temperatura corporea, la velocità della respirazione e la frequenza cardiaca. Così facendo molti organismi entrano in uno stato di quiescenza più o meno lungo che permetterà loro, sfruttando il grasso accumulato o le scorte messe da parte, di superare il periodo avverso.
Una volta terminata l'inverno gli animali si risvegliano da questo momento di torpore, ma come e perché lo fanno? La spiegazione è complessa poiché i processi fisiologici e ambientali coinvolti sono tanti, ma in generale è possibile dire che a scandire il momento del risveglio è l'orologio biologico di ogni individuo. Infatti, ci sono zone del cervello, come ad esempio l'ipotalamo o il nucleo soprachiasmatico (SCN), che tramite la loro produzione ciclica di ormoni regola il momento esatto in cui l'animale deve svegliarsi. A influenzare la produzione ormonale sono fattori ambientali come le ore di luce, il calore o semplicemente ritmi interni sviluppati dall'animale in modo innato.
Gli animali, dunque, tornano a ripopolare boschi, praterie, zone umide e molto altro, e sapere quali specie si risvegliano in primavera è fondamentale per comprendere al meglio in che modo non invadere i loro territori in questo delicato momento dell'anno.
Orso bruno
Sicuramente quando pensiamo ad animali che vanno in letargo nei mesi invernali, l’orso bruno (Ursus arctos) è il primo della lista. Tuttavia, in questa specie è più corretto parlare di “ibernazione”. Diversamente da quanto avviene nel letargo, infatti, l’animale è in grado, se serve, di tornare in attività immediatamente. Per questo, la sua temperatura corporea si abbassa meno rispetto a quella degli animali che affrontano un vero e proprio letargo.
Per questo grande plantigrade, ovvero un animale che si muove poggiando il peso su tutta la superficie della zampa, il letargo solitamente inizia circa a metà novembre e termina a marzo.
Riccio
Il riccio europeo (Erinaceus europaeus), detto anche riccio comune, è un altro mammifero generalmente associato al risveglio primaverile dopo il letargo. Prima di questa fase biologica il riccio passa le sue giornate cercando cibo per accumulare risorse utili per la stagione invernale.
Il periodo in cui avvengono gli accoppiamenti coincide generalmente con i mesi di aprile o maggio, quando entrambi escono dall'ibernazione invernale. Durante questo periodo i maschi e le femmine si incontrano e si danno colpi sul muso emettendo un'ampia varietà di suoni: sbuffi, grugniti e sibili. Dopo numerosi accoppiamenti, il maschio lascia la femmina e continua a vagare in solitudine tentando di accoppiarsi con altre femmine fino a quando non inizia a prepararsi nuovamente per il letargo, verso ottobre-novembre.
Ghiro
Quasi tutto conoscono il detto “dormire come un ghiro”, un modo di dire dalle profonde radici biologiche. Nasce, in parte, dal fatto che questo piccolo roditore, che è molto attivo di notte, passa le giornate sonnecchiando, e, in parte, dalla sua abitudine di trascorrere in letargo circa sei mesi all’anno.
I ghiri iniziano normalmente il letargo tra settembre e novembre, prima i maschi e poi le femmine, i giovani vanno per ultimi. Quando saltano la riproduzione, il che avviene in media ogni tre anni, entrano in letargo prima, all'inizio dell'estate. Il risveglio, invece, avviene fra marzo e aprile.
Pipistrello
Comunemente noti come pipistrelli, i chirotteri sono famosi per dormire appesi a testa in giù, con le ali ripiegate, un comportamento che attuano anche quando sono nella delicata fase letargica. I pipistrelli sono animali sociali che vivono per la maggior parte dell’anno in grandi gruppi. In autunno maschi e femmine si riuniscono per gli accoppiamenti e in inverno, invece, formano colonie miste per passare per passare il periodo freddo in ibernazione.
I periodi in cui inizia questa fase e termina variano a seconda della specie. Ad esempio la nottola (Nyctalus noctula) va in ibernazione dalla fine di settembre o metà novembre fino a marzo o ai primi di aprile.
Serpente giarrettiera
Organismi ectotermi come rettili e anfibi, che non sono in grado di controllare attivamente la loro temperatura corporea, fasi di torpore prolungato vengono anche chiamate brumazione. La sostanza è più o meno la stessa: le funzioni vitali si riducono, si cerca un luogo riparato come una buca scavata nel terreno o sul fondo di un lago e si aspettano che le condizioni ambientali migliorino.
Quando però arriva la stagione fredda alcune specie tendono a condividere tane e rifugi con altri individui, spesso addirittura altre specie, per aumentare le possibilità di sopravvivenza. II serpenti giarrettiera (Thamnophis sirtalis), per esempio, possono formare assembramenti invernali che raggiungono centinaia o addirittura migliaia di individui. Questo periodo di ibernazione va da fine ottobre fino a marzo o inizio aprile.
Succiacapre di Nuttall
Fasi di dormienza prolungata sono molto comuni anche tra pesci, insetti e altri invertebrati. Al contrario, tra gli uccelli, il pigro succiacapre di Nuttall (Phalaenoptilus nuttallii) è l'unica specie conosciuta a mettere in atto una vera e propria ibernazione rifugiandosi tra le rocce invece che migrare verso sud.
In regioni estremamente fredde l'ibernazione può iniziare già a settembre, mentre termina verso marzo, giusto in tempo per ricominciare a nutrirsi e cercare un partner per accoppiarsi.