Un pomeriggio d’agosto ero in spiaggia con la mia famiglia nonostante la giornata fosse particolarmente piovosa. Ovunque aleggiava quell’inconfondibile profumo di umidità salata che solo il mare quando piove può regalare. Lo sferragliare dei treni in transito nelle immediate vicinanze interrompeva, con una certa regolarità, un insolito silenzio, al quale contribuiva il fatto che pochissime persone avessero scelto di sfidare il cielo e recarsi allo stabilimento balneare, probabilmente non volendo rinunciare, come noi, a quella che era pur sempre una preziosa giornata d'estate.
A un tratto non potei fare a meno di notare che la spiaggia, diversamente dagli altri giorni alla stessa ora, si era popolata di uccelli e farfalle. Animali non solo di specie diversa, ma addirittura appartenenti a phyla diversi, vertebrati e invertebrati, approdavano liberi davanti ai nostri occhi, e occupavano lo spazio terrestre e aereo con meticolosa sapienza. Lo tingevano coi colori più vari, e più o meno accesi, dimostrando ognuno una connessione intima e perfetta con l’ambiente.
Probabilmente la pioggia, così poco invogliante per noi, aveva invece favorito l’arrivo di quelle creature. In che modo? Ad esempio, aumentando la circolazione degli insetti, oppure ammorbidendo altre fonti di cibo, così da renderle più appetibili, o ancora, indirettamente, proprio attraverso il ridotto disturbo antropico. Quali animali ci girellavano intorno quel giorno?
Passeri
Gruppetti di uccellini dal piumaggio mimetico, grigio marrone, facevano capolino tra gli ombrelloni, saltellando sulla spiaggia sabbiosa e becchettando qua e là. Erano esemplari di passera d’Italia (P. domesticus italiae), una specie uniformemente distribuita nell’intera penisola e in Sicilia, sia in contesti interni che costieri. In virtù della dieta onnivora, questi passerotti si cibano di granaglie, semi e frutti, ma anche di insetti e altri piccoli invertebrati, e non disdegnano i nostri rifiuti alimentari. La passera d’Italia nidifica in colonie sui tetti e nelle cavità dei muri, più raramente degli alberi, e i suoi piccoli sono nidicoli: essi vengono allevati da entrambi i genitori, che per un certo periodo continuano a imbeccarli anche dopo l’involo. Pur avendo di base un’indole schiva, è nota per la tendenza a divenire confidente, ai limiti dell’invadenza. Negli ultimi anni le popolazioni di passera d’Italia hanno subito una sensibile diminuzione e, nel 2021, la specie è entrata nella lista Rossa IUCN tra quelle definite “vulnerabili”.
Gabbiani
Solitamente sono poco presenti nel tratto di litorale in cui stavo trascorrendo le mie vacanze, invece quel giorno i gabbiani atterravano numerosi: alcuni passeggiavano sul bagnasciuga, altri, dritti e attenti, stazionavano di vedetta sui frangiflutti. Si notavano sia i gabbiani comuni (Larus ridibundus) che i più grandi gabbiani reali (Larus michahellis). Le due specie sono solite occupare posatoi separati, ma in alcune zone gli individui possono mescolarsi. Noti furbacchioni, i gabbiani sono maestri di cleptoparassitismo, che li porta a rubarsi i pesci tra loro, accendendo anche vere e proprie dispute.
Rondini e balestrucci
Tra tutte, la circostanza forse più strabiliante quel giorno è stata l’arrivo di decine di rondini e balestrucci che, volando davvero bassi, piroettavano letteralmente all’altezza delle nostre teste. Vista l’ora – erano pressappoco le sei del pomeriggio – dovevano esser scesi per godersi un lauto aperitivo! Disegnando coreografiche acrobazie nell’aria, difatti, si davano un gran daffare ad acchiappare col becco prelibati insetti volanti, come le mosche e le zanzare, di cui entrambi questi uccelli abitualmente si nutrono. Come spesso accade, volteggiavano ad alta velocità insieme, mescolandosi, perciò, dato che si somigliano molto, non era facile riconoscerli. Pur facendo parte della stessa familgia (Hirundinidae), sono due specie distinte. Le rondini che ci facevano compagnia quel giorno erano esemplari di Hirundo rustica, una specie migratrice nidificante estiva, in Italia, che costruisce i tipici nidi a coppa di fango aperta verso l’alto, all’interno degli edifici rurali o sotto i ponti. I balestrucci invece appartengono alla specie Delichon urbica. Comunemente considerati le “rondini di città”, si differenziano da queste in quanto, tra gli altri aspetti, sono più piccoli e arrotondati, hanno il groppone bianco e la coda più corta e non marcatamente biforcuta.
Tartarughe
Una nota triste. A pochi metri dal nostro ombrellone, improvvisamente, è comparsa una tartaruga. Era un esemplare di Caretta caretta. Le femmine di questa specie depongono le uova sulle nostre spiagge costiere tra la fine di maggio e metà agosto. Strisciano sulla sabbia, generalmente di notte, e poi scavano con le zampe posteriori una profonda buca dentro la quale seppelliscono le uova. Le affidano alla spiaggia e in qualche modo anche a noi, perché subito dopo fanno ritorno in mare. Devono passare altri tre anni prima che depongano di nuovo. Purtroppo, quella C. caretta era esanime. Non è infrequente, ho poi appreso, che si rinvengano da quelle parti soggetti spiaggiati, di solito non in buone condizioni, e non di rado già morti. Ogni tanto ripenso a quella tartaruga, e mi domando se abbia fatto in tempo a deporre. È poco probabile. Tuttavia, sognare è lecito oltre che salutare, quindi scelgo di pensare che ce l'abbia fatta e che lì sotto, da qualche parte, la sabbia abbia mantenuto la promessa di custodire il suo scrigno prezioso. Alla fine, da quel tesoro che il chelone aveva occultato solo qualche settimana prima son sbucate un centinaio di tartarughine, poiché nessuno, nel frattempo, aveva distrutto le sue uova, e i suoi sforzi per deporle, ballandoci e saltandoci sopra.