La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a quattro mesi di arresto per un cacciatore-bracconiere bresciano che dovrà anche risarcire la parte civile e pagare le spese processuali del secondo e terzo grado di giudizio. L'uomo è stato quindi definitivamente riconosciuto come colpevole del reato di uccellaggione, dopo che nel 2019 una pattuglia dei Carabinieri Forestali aveva trovato all'interno del bagagliaio della sua auto diversi scatoloni contenenti ben 320 uccelli tra tordi bottacci e cesene appena sottratti ai loro nidi.
«Siamo felicissimi per la positiva conclusione di questa vicenda giudiziaria che ha oramai confermato la frequente corrispondenza tra il mondo della caccia e quello del bracconaggio – ha commentato Massimo Vitturi, responsabile Area Animali Selvatici della LAV – ringraziamo l’avvocato Vittorio Arena del foro di Brescia per aver fatto prevalere in ogni grado di giudizio le ragioni degli animali illegalmente sottratti ai loro nidi e destinati a diventare richiami da utilizzare nella caccia da appostamento».
Il bracconaggio dell'avifauna è un fenomeno purtroppo ancora molto diffuso in Italia, rotta fondamentale per tantissime specie migratrici, dai piccoli pettirossi ai grandi rapaci. Il nostro Paese, infatti, è in Europa quello con più casi accertati. In nessun altro stato membro dell'UE ci sono così tante persone che cacciano illegalmente uccelli e da nessun'altra parte sono in uso così tanti metodi di cattura illegale, come trappole, reti e richiami.
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Le valli alpine e prealpine della provincia di Brescia sono inoltre tra le principali kill zone del bracconaggio italiano, zone sensibili dove vengono svolte quotidianamente dai Carabinieri attività e operazioni di prevenzione e repressione dell'illegalità. In queste zone, è soprattutto il pettirosso la specie più catturata, insieme al fringuello, alla peppola, alla cincia mora e ai tordi. La motivazione principale della cattura di questi piccoli passeriformi è legata alle ricette della cucina tradizionale veneta e bresciana, come la tipica polenta e osei. Il problema è che la caccia di questi uccelli è vietata e non consentita dalla legge.
Secondo BirdLife, la più importante organizzazione che si occupa della conservazione dell'avifauna, ogni anno nel bacino del Mediterraneo sono circa 25 milioni gli uccelli selvatici che vengono catturati e uccisi illegalmente. Ben 5,6 di questi sono abbattuti o catturati Italia, al secondo posto dietro all'Egitto nella triste classifica sul bracconaggio lungo le sponde del Mediterraneo. Tra questi, oltre che i piccoli passeriformi, troviamo soprattutto rapaci, uccelli acquatici come anatre e limicoli, oppure quaglie e allodole, catturate con sistemi illegali come le reti oppure attirate con richiami eletroacustici, vietati anche quando la caccia a queste specie è aperta.