Il Regno Unito di schiera a tutela degli elefanti. E dichiara illegale il commercio di avorio. Il tanto atteso blocco è finalmente diventato realtà con, oltretutto, multe salatissime per chi si macchierà di questo reato: 250mila sterline (ovvero circa 300mila euro) l’ammenda disposta per la violazione della legge, e fino a cinque anni di reclusione.
«L’avorio non dovrebbe mai essere visto come una merce a scopo di lucro o uno status symbol», aveva detto il segretario dell’Ambiente, Michael Gove in una dichiarazione all’inizio di aprile. «Quindi introdurremo uno dei divieti più rigorosi del mondo sulle vendite di avorio al fine di proteggere gli elefanti per le generazioni future».
Un provvedimento, secondo Gove «che riaffermerà la leadership globale del Regno Unito su questa questione critica, dimostrando la nostra convinzione che l’aberrante commercio di avorio dovrebbe diventare una cosa del passato».
Animalisti e attivisti per la conservazione della fauna selvatica hanno chiaramente esultato per questa azione indispensabile in un Paese che, secondo un’inchiesta del 2017, rappresentava il più grande esportatore di avorio, con gran parte destinata ai mercati asiatici.
Un’ottima notizia che è arrivata dopo un iter lungo tre anni, ma che costituisce un’azione decisiva e indispensabile per cercare di proteggere le popolazioni di elefanti minacciati per le loro splendide zanne.
Ma tralasciando la frustrazione per i tempi lunghi, ora la legge c’è, e così le associazioni sono riuscite a far uscire il Regno Unito da questa tratta sporca di sangue che conta ben 20mila elefanti cacciati ogni anno per la realizzazione delle bigiotteria d’avorio, onestamente, non indispensabile.
Ma che piuttosto incrementa in modo esponenziale il rischio di estinzione di questi pachidermi, intelligenti e sociali, importantissimi per l’ambiente. Gli elefanti, infatti, vengono infatti considerati come dei veri e propri ingegneri dell’ecosistema, perché nutrendosi e spostandosi, rimodellano il paesaggio, generando nuovi spazi per la crescita di altre specie.
Chiaramente, fatta la legge il passaggio successivo è applicarla e farla rispettare, come ha dichiarato James Sawyer, direttore dell’Ifaw, il Fondo internazionale per il benessere animale per il Regno Unito, che oltretutto con un’altra iniziativa ha fatto in modo che migliaia di oggetti di avorio venissero riconsegnati, così da smaltirli e impedire così il loro rientro nel mercato.
Nelle speranze degli animalisti c’è, però, anche che il provvedimento diventi di ispirazione per molti altri Paesi al mondo per chiudere una volta per tutte, i mercati dell’avorio. Cristián Samper, amministratore delegato della NGO, Wildlife Conservation Society, con sede negli Stati Uniti, ha dichiarato che l’organizzazione era ansiosa di vedere il parlamento britannico codificare il divieto in legge e ha aggiunto che questa mossa è parte di una tendenza mondiale che vede i governi finalmente occuparsi del ruolo dei loro paesi nel commercio dell’avorio.
«Il mondo ha assistito a un cambiamento verso la restrizione delle vendite di avorio, con importanti mercati tra cui la Cina continentale, Hong Kong e gli Stati Uniti che hanno annunciato divieti negli ultimi anni», ha detto Samper in una dichiarazione della WCS.
La Cina ha bloccato il commercio di avorio all’inizio di quest’anno, mentre gli Stati Uniti nel 2016 hanno rivisto la legge sulle specie in via di estinzione per limitare le vendite di avorio. Il divieto del Regno Unito quindi è visto come un ulteriore passo fondamentale verso una delle più gravi minacce per la conservazione dell’elefante.