Circa 300 tartarughe Caretta Caretta recuperate dal primo gennaio ad oggi. Più di 15 imbarcazioni che hanno prestato la propria disponibilità a tutelare la specie. Continua a far registrare risultati eccellenti la collaborazione tra il WWF e le marinerie di Bisceglie, Trani e Molfetta. Già da qualche anni il personale del Centro Recupero Tartarughe Marine di Molfetta ha avviato una intensa attività di sensibilizzazione volta a evitare che gli esemplari che finiscono nelle reti siano ributtati in mare senza le giuste cautele, causandone il più delle volte la morte.
Una tartaruga che dopo una rapida emersione trascinata dalle reti viene gettata in mare, una volta pescata accidentalmente, può infatti patire le conseguenze di un cambio repentino di pressione. Un po’ come avviene per un sub che risale troppo in fretta in superficie dopo essere stato a lungo sott'acqua: «È un dato di fatto che gran parte delle tartarughe muoiano per patologie quali l'annegamento e l'embolia gassosa – spiega a Kodami Pasquale Salvemini, responsabile del Centro di Molfetta – a queste si aggiungono le morti causate da ami, impatti con imbarcazioni o eliche. Uno degli strumenti che abbiamo è quello di sensibilizzare la restante parte delle marinerie regionali».
Nonostante l’impegno profuso da tempo da Barletta a Monopoli sono comunque 130 le tartarughe trovate senza vita da inizio anno. Numeri che potrebbero essere drasticamente abbattuti se le buone pratiche introdotte in questi anni venissero uniformemente adottate da tutti gli operatori che lavorano nel mare: «Auspichiamo un intervento anche delle associazioni di categoria per fare si che i numeri della mortalità delle tartarughe non solo in Adriatico ma in tutto il Mediterraneo cominci a scemare – ha aggiunto Salvemini – dobbiamo ricordare che le tartarughe hanno un ruolo fondamentale nella biodiversità marina. Sono inoltre ottimi bioindicatori sulla salute dei mari».
Purtroppo si registrano ancora episodi terribili, come quello dello scorso ottobre quando una tartaruga è stata zavorrata nel porto di Barletta, evidentemente per paura di incorrere in qualche sanzione dopo la sua pesca accidentale. La Caretta Caretta è stata trovata morta ma viste le dimensioni della tartaruga il crudele atto non è stato efficace a cancellare le prove del delitto. Il suo corpo senza vita è stato trovato mentre galleggiava nel porto ancora legato al masso. «È sufficiente rispettare le regole, evitando queste azioni del tutto sconsiderate, per ridurre la mortalità di questi animali inermi e protetti dalla Legge – spiegano dal Centro Recupero Tartarughe di Molfetta – siamo quotidianamente a disposizione per aiutare tutti coloro che si imbattono in questi esemplari».
Al netto di questi episodi vanno comunque registrati tanti esempi positivi. Qualche settimana fa lo stesso Salvemini ha postato la foto di un membro dell’equipaggio del motopesca “Maria Madre” di Bisceglie che indossava la felpa del Centro tartarughe WWF: «Piano piano si faranno sentire tutti – ha scritto Salvemini – molto bello vedere questo piccolo segnale». Ed è indubbiamente questa la strada da seguire: sensibilizzare le marinerie affinché la pesca responsabile garantisca la salvaguardia dell’ecosistema marino. A cominciare dalle tartarughe caretta caretta per arrivare a tutte le altre specie che popolano i nostri mari. Un impegno difficile ma che con l’impegno di qualche amante della natura testardo sta piano piano portando qualche risultato.