Circa 300 interventi portati a termine, il salvataggio di 150 animali in difficoltà e 20 verbali stilati nell’ambito della strategia di contrasto dei reati contro l’ambiente e gli animali. È questo il risultato ottenuto dall’attività di tutela del territorio del NIV, il Nucleo Ittico Venatorio della Città metropolitana di Milano, che dall’inizio dell’anno a oggi ha lavorato con l’obiettivo di difendere dai pericoli la fauna selvatica di pregio e/o protetta, per preservarne le peculiarità.
Ma gli agenti di Palazzo Isimbardi non solo soli in questo sforzo: a sostenerli ci sono anche le 68 Guardie Ecologiche Volontarie, che hanno effettuato circa 500 interventi, e le Guardie Venatorie Volontarie che di interventi ne hanno attuati oltre 150, riuscendo a contrastare fortemente l’orribile fenomeno del bracconaggio, purtroppo molto presente sul territorio. Un lavoro complesso che, tra le attività coordinate, prevede anche azioni mirate di ripopolamento e immissione nei diversi contesti naturalistici, ma anche di monitoraggio e censimento delle attività gestionali ittico-venatorie e di controllo e, in alcuni casi, di contenimento delle specie invasive.
Per il consigliere delegato all’ambiente Paolo Festa un gran lavoro che ha dato risposte concrete al territorio e che «deve servire a consolidare e rafforzare ancora di più questo Nucleo essenziale per monitorare e salvaguardare le aree rurali e periurbane della nostra area metropolitana. Certo – sottolinea Festa durante la presentazione dei risultati – 8 agenti per una mole di lavoro di questo tipo sono insufficienti, ma abbiamo una interlocuzione aperta con la Regione per aumentare il numero di operatori e sono fiducioso che palazzo Lombardia verrà incontro alle nostre richieste, che sono poi le stesse del territorio, e ci fornirà le risorse necessarie per migliorare ulteriormente i servizi resi alla comunità in materia di vigilanza ittico-venatoria».
La tutela ambientale, infatti, passa necessariamente dal forte contrasto alle attività illegali e da una forte alleanza con tutti i soggetti che operano nei territori dalle associazioni ambientaliste alle amministrazioni locali e a tutte le istituzioni. Anche perché, purtroppo, in Lombardia le operazioni condotte dai Carabinieri Forestali nell’ultimo anno, hanno svelato un panorama preoccupante di bracconaggio che secondo il WWF, seppure diffuso in tutta Italia, in aree come Lombardia e Veneto assume i caratteri di un vero e proprio allarme sociale e culturale. Le indagini, infatti, hanno messo in luce una stretta connessione tra caccia e bracconaggio, sottolineando la necessità di un intervento urgente e responsabile da parte delle associazioni venatorie e della politica.
Basti pensare all’operazione “Pettirosso 2023” durante il quale sono state sequestrate 1.338 trappole illegali, 75 fucili e quasi 3.564 uccelli, di cui solo 1433 ancora in vita e che ha portato alla denuncia 123 persone per abbattimento e detenzione illecita di uccelli protetti. Ma ciò che preoccupa altrettanto, è il ruolo di queste aree come punto di approdo per traffici nazionali ed internazionali di uccelli “da richiamo”, in particolare tordi. Purtroppo, però, gli strumenti di contrasto al traffico di uccelli selvatici a disposizione delle forze di polizia e della Magistratura risultano insufficienti e, sostiene il WWF con l’appoggio di tante altre associazioni, la politica è immobile e quando si muove, anziché rafforzare le misure punitive, lo fa per aggravare ulteriormente la situazione adottando in alcune regioni, come la Lombardia per esempio, addirittura sanatorie, ovvero il miglior regalo per i bracconieri.