Si chiama Julia Hill e il suo nome, vent'anni fa, dalla foresta di Headwaters, in California, arrivò a essere urlato nelle strade di Genova durante il G8 più sanguinario della storia. Il calendario all'epoca segnava quattro giorni importanti per il mondo intero: dal giovedì 19 luglio sino a domenica 22 luglio nel capoluogo ligure andava in scena l'incontro degli allora "grandi della Terra", ovvero i leader dei paesi più industrializzati. Un appuntamento a cui non vollero mancare migliaia di persone, la maggioranza assoluta delle quali giovani e non uniti dal desiderio di un altro mondo possibile, un Pianeta in cui la tolleranza e il rispetto reciproco e dello stesso ecosistema dovessero essere davvero i punti principali di un'agenda condivisa da chi era al potere.
Cosa è accaduto durante quei giorni ormai lo racconta la storia ma ecco che c'è un nome, appunto, che le nuove generazioni non necessariamente ricordano e che tra i manganelli, la violenza e la morte che ha toccato poi il G8 di Genova invece risuonava a gran voce tra gli slogan delle persone che sfilavano per un mondo equo e solidale. Aspetti che poi non emersero tra le cronache che oggi raccontano invece e finalmente ciò che realmente accadde: un momento buio in cui il nostro Paese fu lo scenario di un blackout totale della democrazia. Tutti all'epoca portarono però a gran voce l'esempio della "ragazza sull'albero": Giulia Hill che per 738 giorni rimase arrampicata su una sequoia per impedirne l'abbattimento.
Basta digitare il suo nome su Google, oggi, per conoscere questa donna che ancora si batte per l'ambiente. Era stata soprannominata "Butterfly" soprattutto dai media, come del resto recita Wikipedia quando si legge la sua scheda: “Julia Hill, meglio conosciuta come Julia Butterfly Hill (Mount Vernon, 18 febbraio 1974), è un'ambientalista e scrittrice statunitense".
Julia Hill fu quello che ai giorni nostri Greta Thunberg rappresenta per chi si batte per un cambiamento che favorisca la salvaguardia del Pianeta, finalizzata alla preservazione del mondo in cui viviamo. "Butterfly" si arrampicò su un albero secolare e lì rimase per più di due anni pur di fermare una multinazionale che intendeva radere al suolo tutta la foresta e che poi rinunciò a farlo proprio grazie alla lunga protesta di quella giovane donna.
Era il 10 dicembre del 1997 e Giulia all'epoca aveva solo 23 anni. Nel libro "La ragazza sull'albero" racconta la sua storia in prima persona: "Mentre sto scrivendo vivo da più di due anni su un’antica sequoia alta sessanta metri, collocata sulla proprietà della Pacific Lumber. Sono sopravvissuta a tempeste, minacce, solitudine e dubbi. Ho conosciuto la magnificenza e la devastazione di una foresta tra le più antiche sulla Terra. La sequoia su cui vivo si chiama Luna. Sto cercando di salvarla. Credetemi, non era proprio quello che intendevo fare della mia vita".
Dei giorni del G8 rimangono immagini indelebili di violenza e sopraffazione ma anche attraverso il ricordo di una protesta pacifica si trova il seme di un mondo che ancora oggi si aspetta che inizi finalmente a germogliare. Come ha scritto proprio Giulia nelle sue memorie la non violenza rimane l'arma più forte: «Sapevo che se non avessi trovato un modo per affrontarli, la rabbia e l'odio mi avrebbero sopraffatto e sarei stata fagocitata dalla paura, dalla tristezza e dalla frustrazione. Sapevo che l'odio e l'aggressività erano parte della stessa violenza che cercavo di fermare».