Decine di cani rinchiusi in gabbie piccole, sporche e scarsamente illuminate, ammucchiati l’uno sull’altro, allevati per essere venduti online, tramite annunci su piattaforme, come cuccioli di razza. Li hanno trovati i militari del Nucleo carabinieri CITES di Torino in un capannone di Chivasso, in provincia di Torino, ed è subito scattato il sequestro.
L’allevamento abusivo è stato scoperto al termine di una lunga indagine. All’interno del capannone i cani erano un centinaio, molte le femmine con i cuccioli, e tutti vivevano in pessime condizioni igienico sanitarie. I militari del Nucleo CITES, in collaborazione con quelli del Gruppo Forestale e dei medici veterinari dell’ASL TO4, hanno inoltre accertato che gli animali, privi di pedigree e certificazioni genealogiche, venivano comunque “pubblicizzati” sui siti come di razza, e venduti a prezzi che andavano dai 400 ai 1.500 euro. Tutti sono stati sequestrati, insieme con oltre 10mila euro in banconote di diverso taglio, che secondo gli inquirenti sarebbero alcuni dei proventi della vendita illegale.
I titolari dell’allevamento abusivo sono stati denunciati per maltrattamento animale – “detenzione di animali d’affezione in condizioni incompatibili alla loro natura e produttivi di gravi sofferenze” – e frode nell’esercizio del commercio. Una vera e propria piaga, quella del business illegale di cani di razza, che genera per chi lo conduce altissimi ricavi e provoca enormi sofferenze agli animali, che sono quasi sempre sprovvisti di vaccinazioni e finiscono per ammalarsi di patologie anche molto gravi. Capita così spessissimo che i cuccioli arrivino nelle case di chi li acquistati già malati, e che debbano essere sottoposti a dispendiose cure veterinarie che non sempre hanno i loro effetti: sono tanti i cuccioli venduti illegalmente e spacciati per “razza pura” che muoiono poche settimane dopo il loro arrivo.
Nel corso delle perquisizioni sono state anche trovati, a casa di uno degli indagati, diversi esemplari di tartarughe terrestri (Testudo hermanni) in assenza della documentazione necessaria, e anche in questo caso sono scattati sanzione e sequestro. La detenzione di questi rettili è rigidamente regolamentata, visto che si tratta di una specie compresa tra quelle che nella Convenzione di Washington sono inserite nell’allegato A (Elenco delle specie a massimo rischio di estinzione) del Reg. (CE) 338/97 che tutela le specie della fauna e della flora selvatiche in via di estinzione.