Scimmia è un termine che si utilizza comunemente per descrivere quel gruppo di primati che fanno parte dell'infraordine dei Simiiformi, che a sua volta si dividono in scimmie del Vecchio Mondo, tra cui babbuini e macachi, e le scimmie del Nuovo Mondo, tra cui i cercopitechi.
Le scimmie del Nuovo Mondo sono generalmente caratterizzate da piccole dimensioni, una lunga coda, spesso prensile, una vita per lo più arboricola e un muso più schiacciato rispetto alle scimmie del Vecchio Mondo.
Queste ultime vivono principalmente in Africa e in Asia mentre, quelle del Nuovo Mondo, si sono staccate da queste intorno ai 40 milioni di anni fa, e hanno colonizzato il Messico e il Centro – Sud America dove si trovano tutt'oggi. All'interno dei Simiiformi, tra le scimmie del Vecchio Mondo, troviamo anche la superfamiglia Hominoidea di cui fanno parte le cosiddette scimmie antropomorfe, quelle più vicine e simili all'uomo, che includono i gibboni (Hylobatidae), i gorilla (Gorilla sp.), gli oranghi (Pongo sp.), gli scimpanzé (Pan troglodytes) e i bonobo (Pan paniscus). Ma quali sono le caratteristiche più curiose delle scimmie?
La scimmia che entra nel palmo di una mano
Si è soliti pensare alle scimmie come animali di grosse dimensioni ma, quello che spesso ci si dimentica, è che la natura e gli organismi che la abitano è molto variabile. L'Uistitì pigmeo (Cebuella sp.) ad esempio, è un genere di scimmia del Nuovo Mondo originaria delle foreste pluviali del bacino amazzonico occidentale del Sud America. È la scimmia più piccola del mondo che arriva a pesare solo fino a poco più di 100 grammi ed entra perfettamente nel palmo della nostra mano!
La scimmia con sole quattro dita
Le scimmie sono caratterizzate generalmente dalla presenza di cinque dita sia sulle mani che sui piedi. C'è però un'eccezione a questa regola: le scimmie del genere Ateles, parola che in greco vuol dire "incompleto, imperfetto", hanno il pollice ridotto o assente. Proprio per questo motivo, vengono chiamate anche scimmie ragno, in riferimento al numero di zampe, quattro, di questi artropodi.
La scimmia dal naso gigante
Se pensate che il vostro naso sia brutto, forse non avete ancora conosciuto la scimmia nasica (Nasalis larvatus) endemica dell'isola del Borneo nel sud-est asiatico. Il suo naso è estremamente pronunciato, soprattutto nei maschi, e il motivo non è ancora del tutto chiaro. Si pensa però che le dimensioni siano frutto della selezione sessuale, ossia che questo tratto sia stato favorito dalle femmine che preferiscono i maschi con il naso più grande in quanto riescono ad emettere vocalizzazioni più forti.
Le scimmie che starnutiscono sotto la pioggia
All'estremità opposta della nasica, ci sono invece le specie del genere Rhinopithecus chiamate volgarmente anche scimmie senza naso. Effettivamente, non hanno una vera e propria protrusione nasale, ma più che altro delle narici situate frontalmente che permettono la respirazione. Tra le diverse specie, ce n'è una particolarmente curiosa: Rhinopithecus strykeri. Una ricerca pubblicata nel 2011 su American Journal of Primatology ha scoperto che questa scimmia è facilmente individuabile quando piove. La pioggia infatti le va a finire nelle narici e le provoca una serie di starnuti difficili da contenere. Proprio per questo motivo, nei giorni di pioggia è possibile osservarle mentre infilano la testa tra le ginocchia, per evitare che le gocce di pioggia gli si infilino nel naso.
La scimmia che ritrae le labbra per mostrare i denti
Tra il romantico e lo spaventoso, troviamo invece un'altra specie molto curiosa: il gelada (Theropithecus gelada), una scimmia che vive sugli altopiani dell'Etiopia, chiamato anche scimmia dal cuore sanguinante. Questo soprannome è dovuto alla macchia di pelle rosso vivo, a forma di clessidra, che i maschi presentano sul petto e che sembra proprio un cuore che sanguina. I gelada sono capaci di fare una cosa strabiliante: quando un maschio vuole minacciarne un altro scopre i denti ritirando tutta la pelle del muso e assicurandosi che l'altro osservi bene i suoi lunghi e grossi canini.
Le scimmie baffute
I baffi non sono solo una moda né un fattore esclusivamente culturale. C'è una specie infatti, una piccola scimmia chiamata anche tamarino imperatore (Saguinus imperator), il cui nome è dovuto proprio ai suoi caratteristici baffi molto simili a quelli che si portavano durante il regno dell'imperatore Guglielmo II di Germania. Non è però la sua unica particolarità: il tamarino è davvero di piccole dimensioni e arriva a pesare circa soli 500 grammi con una lunghezza di 23-26 centimetri.
Le scimmie che utilizzano rimedi naturali
I colobi rossi (Procolobus kirkii), che vivono sull'isola di Zanzibar in Africa orientale, utilizzano un rimedio naturale per assorbire le tossine derivanti dalle foglie di cui si cibano. Uno studio pubblicato su International Journal of Primatology ha riportato infatti alcune osservazioni di queste scimmie che si cibano di carbone a tale scopo, proprio come fanno alcune culture umane. Questi colobi lo vanno a recuperare proprio ovunque: dagli alberi bruciati fino a rubarlo ai focolari dei residenti dell'isola!
Le scimmie che apprendono il linguaggio dei segni
Alcune scimmie possono imparare il linguaggio dei segni attraverso il riconoscimento dei lexigrammi, ossia dei simboli che rappresentano delle parole. È infatti diventato piuttosto famoso a tal proposito un bonobo (Pan paniscus) di nome Kanzi, che riesce a indicare il lessico corretto su una tastiera quando sente la parola corrispondente. Allo stesso modo anche Koko, una gorilla di pianura occidentale (Gorilla gorilla gorilla), è riuscita ad imparare ben 1.000 segni e circa 2.000 parole di inglese parlato, raggiungendo lo stesso livello di un bambino di tre anni.
La scimmia che pulisce il cibo prima di mangiarlo
Non siamo l'unica specie a lavare il cibo prima di mangiarlo. Difatti anche i macachi giapponesi (Macaca fuscata) dell'isola di Kōjima lo fanno e anche piuttosto spesso. Quest'abitudine iniziò negli anni '50 quando gli esemplari cominciarono ad accettare le patate dolci offerte dall'uomo. Dopo un po' una giovane femmina, di nome Imo, portò una patata nell'acqua di un ruscello per pulirla dalla sabbia. Questo comportamento fu osservato dagli altri individui e rapidamente tutti cominciarono a farlo, osservazioni che sono poi state riportate in una pubblicazione sulla rivista Primate Rep. Con il tempo le scimmie migliorarono anche la tecnica: Imo si rese conto infatti che lavare le patate nell'acqua marina le faceva insaporire di più e quindi hanno cominciato a farlo anche gli altri, proprio come se la salassero.
Macachi giapponesi (Macaca fuscata) che lavano e mangiano le patate dolci
Ma non è l'unico comportamento particolare di queste scimmie: sono famose infatti anche per farsi il bagno in gruppo all'interno delle sorgenti termali calde in quanto vivono sulle montagne giapponesi dove il clima è estremamente rigido.
L'avversione verso le ingiustizie nelle scimmie
Le scimmie possono avere un senso di giustizia sociale o meglio, un'avversione per l'ingiustizia. Uno studio condotto da Sarah Brosnan e Frans de Waal, ha infatti dimostrato questa capacità nei cebi dai cornetti (Sapajus apella). I due scienziati hanno condotto un semplice esperimento: hanno posto due cebi in due gabbie separate, attraverso le quali però potevano vedersi l'un l'altro. In cambio di un gettone, l'operatore dava loro del cibo: uva, il cibo che preferiscono, o cetrioli, alimento invece non troppo gradito. Se entrambe le scimmie ricevevano in cambio del gettone il cetriolo, lo mangiavano senza batter ciglio. Se però dopo lo scambio un individuo riceveva il cetriolo e l'altro l'uva, il primo scagliava il cibo contro l'operatore, rinunciando a mangiar pur di mostrare il suo risentimento.
©Brosnan, S., de Waal, F. Monkeys reject unequal pay. Nature 425, 297–299 (2003).
Questo esperimento rappresenta la dimostrazione che i cebi mostrano un'avversione all'iniquità svantaggiosa, ossia un'avversione istintiva a ricevere meno degli altri, dimostrata anche negli scimpanzé (Pan troglodytes), il cui studio di riferimento è stato pubblicato su Animal Behaviour, e cani, attraverso la ricerca pubblicata su Pnas.