Un drago che sonnecchia su un enorme cumulo d'oro e di gemme, poi un unicorno che si abbevera in una fonte d'acqua purificante e per finire un pericoloso basilisco dallo sguardo pietrificante. Saltare da una pagina all'altra di un bestiario medievale può essere divertente, ma sicuramente lo era meno per le persone dell'epoca che, forse, ritenevano che molte di quelle creature esistessero veramente. Quando si parla di animali mitologici, però, c'è sempre un fondo di verità e ogni creatura che vediamo fra le pagine ingiallite di un antico tomo sono inspirate, in un modo o nell'altro, ad animali realmente esistenti.
Possono essere la fusione di più animali oppure presentare caratteristiche reali estremizzate, ma dato che sono ispirate comunque a creature reali possiamo dire che in un certo qual modo gli animali mitologici esistono davvero, anche se sono molto diversi da quelli che affollano l'immaginario collettivo.
Unicorno
Che sia sullo scudo di un cavaliere che lo porta fieramente in battaglia come stemma araldico della sua casata o in un film di animazione per bambini: gli unicorni del nostro immaginario collettivo sono sempre presenti. Sebbene già nel medioevo si parlasse di specie fantastiche di cavallo dotate di un unico corno nel centro della nuca, alcuni sostengono che a inventare la leggenda dell'unicorno siano stati proprio i commercianti provenienti dall'estremo Nord, come i vichinghi ed i siberiani, i quali vendevano la zanna di narvalo come amuleto. Il caratteristico "dente" del narvalo può raggiungere i 3 metri di lunghezza.
Questo è un mammifero cetaceo della famiglia monodontidae e il suo aspetto è reso inconfondibile proprio dalla zanna appuntita attorcigliata a spirale sul muso. Il nome di questo curioso animale deriva dal termine "narvhal" in lingua norvegese arcaica, ovvero "balena cadavere". La funzione del dente è ancora incerta, si sa che è ricchissimo di terminazioni nervose e quindi funge anche da organo sensoriale e ausilio nella localizzazione dei pesci. Tuttavia, non è fondamentale, visto che le femmine non sembrano averne bisogno e molto spesso non ne sono dotate o ne sviluppano uno di dimensioni sensibilmente inferiori rispetto ai maschi. L'ipotesi più accreditata è che si tratti di un segnale di prestanza fisica maschile, esattamente come accade per le criniere dei leoni o le code dei pavoni. Ciò che è certo è che la zanna non rappresenta un'arma e questo perché il narvalo è una specie considerata pacifica e per nulla aggressiva.
Drago
A proposito di creature mitologiche presenti su stemmi araldici, il drago è certamente uno dei simboli più comuni. I suoi tratti inconfondibilmente da rettile palesano certamente l'ispirazione animalesca del mito. È presente nell'immaginario collettivo di tutte le culture, in quelle occidentali come essere malefico portatore di morte e distruzione, in quella orientale come creatura portatrice di fortuna e bontà.
In realtà i draghi esistono realmente, o per meglio dire, esistevano. Avevano le squame e volavano nei cieli del Permiano tra 260 e 252 milioni di anni fa grazie a una membrana che si estendeva ai fianchi del corpo. Non erano proprio simili ai draghi sputafuoco della serie House of the Dragon, ma comunque erano primi rettili ad aver "imparato" a volare: si chiamava Coelurosauravus elivensis, e poteva stare tranquillamente nel palmo di una mano.
Basilisco
Anche il basilisco è un animale mitologico estremamente diffuso nell'immaginario collettivo medievale e infatti lo troviamo soprattuto nella mitologia europea. Si narra abbia il potere di uccidere o pietrificare con un solo sguardo diretto negli occhi e il suo nome deriva dal greco basilískos che significa "piccolo re".
In tempi recenti questo animale è diventato famoso per il suo utilizzo in saghe cinematografiche e nella sottocultura fantasy. In Harry Potter e la Camera dei Segreti il basilisco è un rettile "serpentoso" posto a guardia della Camera dei Segreti da Salazar Serpeverde, uno dei fondatori della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Nel celebre gioco di ruolo "Dungeons & Dragons" è invece un lucertolone spinoso dotato di otto zampe
Ma nell'era moderna è proprio la leggenda ad aver influenzato la realtà. Il nome del basilisco, infatti, è stato affibbiato ad un genere di rettili ben preciso, Basiliscus, comprendente quattro specie di iguane della famiglia Corytophanidae diffuse in America centrale e meridionale. Sebbene non possano pietrificare con lo sguardo come il loro parente mitologico, le loro caratteristiche sono ugualmente affascinanti. Queste lucertole infatti vengono talvolta chiamate Jesus Christ lizards (lucertole di Gesù Cristo) per la loro abilità di correre sull'acqua: i basilischi possono infatti correre sull'acqua degli stagni per 4,5 metri rimanendo in superficie prima di affondare e continuare nuotando.
Idra
Sicuramente la Disney ha un certo merito nell'aver reso famosi alcuni animali mitologici come l'Idra di Lerna, un mostro leggendario della mitologia greca e romana che appare principalmente nei miti riguardanti Eracle e che la famosa casa produttrice americana ha riproposto in versione cartoon nel film d'animazione "Ercules". Secondo il mito era un mostro velenosissimo in grado di uccidere un uomo con il solo respiro, con il suo sangue o al solo contatto con le sue orme. Era inoltre dotato di grande intelligenza e di arguzia diabolica, descritto come un grande serpente marino dotato di nove teste che ricrescono se vengono tagliate e delle quali la centrale è immortale.
Nonostante le dimensioni e la forma siano completamente diverse, la sua ispirazione nel mondo reale ha molto in comune con il mito. L'idra, infatti, è un genere di cnidari idrozoi appartenente alla famiglia Hydridae. Il corpo dell'animale è sostanzialmente a forma di vaso, lungo fino a 10 millimetri e presso l'apertura sono presenti dei tentacoli che estroflettendosi permettono la cattura della preda. Inoltre, è sessile, ovvero possiede nella parte inferiore del corpo una sorta di disco grazie al quale riesce ad ancorarsi ad un substrato.
Oltre all'accostare le numerose teste ai tentacoli, l'idra nel mondo reale ha un'altra caratteristica in comune con il mito: per molti anni è stata considerata immortale. Il biologo Daniel Martinez, infatti, ha sostenuto in un articolo del 1998 che l'animale è biologicamente immortale, ipotesi che però è stata confutata ne 2010 da Preston Estep, spiegando come anche l'organismo sia soggetto all'invecchiamento delle cellule.
Ippogrifo
Sono diversi gli animali mitologici a essere il frutto della fusione di più creature. Un esempio è proprio l'ippogrifo il cui nome stesso deriva dalle parole greche híppos, "cavallo", e grýps, "grifone". L'ippogrifo è infatti una creatura alata, originata dall'incrocio tra un cavallo e un grifone, ovvero un avvoltoio molto diffuso in Europa e Asia, con testa e ali, zampe anteriori di aquila, ed il resto del corpo da cavallo.
Sebbene siano molte le ispirazioni che hanno permesso di creare questa creatura, fra le interpretazioni odierne del mito quella che spicca di più è sicuramente quella della saga cinematografica di Harry Potter in cui l'ippogrifo Fierobecco è rappresentato con un capo che somiglia molto a quello di un becco a scarpa. I becchi a scarpa furono descritti per la prima volta nell’antico Egitto e sicuramente la loro caratteristica più sorprendente è la forma del loro becco. Grazie ad esso emettono dei suoni che sembrano una mitragliatrice che in realtà è un segnale che emettono prima e durante il periodo della nidificazione.
La forma del becco, poi, è un indizio su quale sia la principale fonte di cibo dell'animale: prede di grandi dimensioni come coccodrilli, pescigatto e svariati rettili e anfibi. Riesce a cibarsi di queste prede perché il becco ha un ampio margine tagliente in grado di decapitarle e una punta a uncino che permette di intrappolare i pesci che si agitano.
Manticora
Se esistesse un premio per gli animali mitologici più strani, sicuramente il contendente principale sarebbe la manticora. Questa è una creatura mitica dotata di una testa simile a quella di un uomo, un corpo di leone e la coda di scorpione, in grado di scagliare spine velenose per rendere inerme la preda. A volte la manticora può possedere ali di qualche genere e sebbene anche qui ci siano molti possibili spunti, al giorno d'oggi gli scienziati usano il nome manticora per identificare un genere di insetto predatore appartenente alle Cicindelinae.
Questo è un genere di coleotteri endemico dell'Africa ed è anche il membro più grande della sottofamiglia. Tutte le specie sono notturne, di colore scuro e incapaci di volare e i maschi hanno generalmente mandibole esagerate rispetto alle femmine, usate per bloccare il partner durante la copulazione. Insomma, un caso abbastanza palese di come a volte la scienza non riesca proprio a sfruttare a pieno l'ispirazione mitologica con la realtà biologica dato che la creatura mitologica e l'insetto sono completamente diversi.
Chimera
Quando parliamo di chimera sappiamo immediatamente a cosa ci riferiamo dato che il termine da sempre fa parte del nostro vocabolario comune per indicare un oggetto, una persona o un concetto che è un mix di altre cose. La creatura è in realtà un mostro leggendario nella mitologia greca, in quella romana e in quella etrusca formato con parti del corpo di animali diversi. Le descrizioni variano a seconda degli autori e, per esempio, Esiodo scrive che aveva la testa e il corpo di leone, una testa di capra sulla schiena e una coda di serpente.
Proprio come la manticora gli scienziati hanno dato questo nome mitologico a creature realmente esistenti che, anche in questo caso, non somigliano molto all'animale fantastico. Le chimere, infatti, sono pesci cartilaginei anche chiamati "squali fantasma", che vivono nelle profondità oceaniche.
Spesso sono traslucidi, gelatinosi e con un muso appuntito coronato da un paio di giganteschi occhi neri, e sebbene non siano esattamente squali, le chimere (ordine Chimaeriformes) sono strettamente imparentate sia con gli squali (superordine Selachimorpha) che con le razze (superordine Batoidea). Tutti e tre i gruppi sono inclusi nella classe vertebrata dei condroitti ed insieme condividono la caratteristica struttura ossea fatta quasi interamente di morbida cartilagine.
Minotauro
Il Minotauro è una figura della mitologia greca, figlio del Toro di Creta e di Pasifae, regina di Creta. Era un essere mostruoso e feroce con il corpo di un uomo e la testa di un toro che nacque per volere di Poseidone, il dio del mare, che intendeva punire il re di Creta, Minosse.
L'ispirazione al mondo animale sembra palese, ma con la figura del minotauro è possibile fare un parallelismo molto interessante con pratiche barbare del mondo antico e moderno. Nel corso della storia, infatti, in diversi luoghi del mondo i tori sono descritti con una natura diabolica, creature che devono essere sottomesse grazie a prove di machismo sportivo come la tauromachia.
È ciò che avviene in Spagna, ad esempio, con la corrida, le altre feste taurine e tante altre che rappresentano il maltrattamento animale come spettacolo normalizzato. Alcune di queste, anche se ancora troppo poche, hanno però avuto vita difficile e sono state abolite o modificate nel tempo.
Grifone
Un altro "mix mitologico" formato dall'amalgama di più animali realmente esistenti è il grifone. Molte illustrazioni rappresentano questo animale mitologico con le zampe anteriori da aquila, e quelle posteriori da leone. La sua testa da aquila ha spesso orecchie molto allungate che in alcuni scritti sono persino piumate. A coronare l'immagine di fierezza e onore che trasmette l'animale ci sono un paio di grandi ali che sormontano la groppa.
Se il grifone è più o meno conosciuto da grandi e piccoli per via delle sue diverse rappresentazioni sul piccolo e grande schermo, non tutti sanno che il grifone esiste realmente e si trova a che in Italia. Il grifone eurasiatico (Gyps fulvus), infatti, è un rapace della famiglia degli Accipitridi (come gli sparvieri, gli astori, le aquile, le poiane e i nibbi) e della sottofamiglia degli Aegypiinae, uccelli noti anche come avvoltoi del Vecchio Mondo. La testa e il collo a forma di "S" di questo animale non presentano piumaggio, ma sono ricoperti da un sottile strato di piumino: ciò gli consente di inserire il capo nelle carcasse, di cui si nutre, senza sporcarsi troppo.
Alla base del collo è presente un collare di piume più chiare, che impedisce che anche il piumaggio del corpo si sporchi. Le ali e il corpo sono invece coperte di piumaggio dalle sfumature dall'ambrato al marrone. L'apertura alare di questo rapace può raggiungere i 280 cm, mentre il peso di un individuo adulto può raggiungere i 12 kg. Il petto è di colore ocra con sfumature rosse, mentre la coda è graduata e formata da 12 penne timoniere. Quando l'uccello è a terra e si muove camminando, la sua altezza raggiunge circa 100 centimetri, ma può arrivare anche a 120 centimetri.
Araba fenice
Concludiamo la lista con l'animale che forse più di tutti ha attraversato lo spazio e il tempo per presentarsi in ogni cultura sotto diverse forme, ma con la stessa importante simbologia: la fenice. Il suo nome significa letteralmente "rosso porpora" e infatti è spesso indicata come un grande uccello di fuoco. Che sia la sua interpretazione medio orientale, norrena o dell'estremo oriente, la principale caratteristica della fenice rimane sempre la stessa: è in grado di controllare il fuoco e di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte.
Animali che controllano il fuoco non esistono, ma in antichità c'è un uccello in particolare, anche lui dalle sfumature scarlatte, che per via delle abitudini migratorie irregolari poteva era paragonato spesso a una fenice: il fenicottero. L'irregolarità della loro presenza all'interno di uno stesso territorio portava le popolazioni di fenicotteri ad allontanarsi da una certa area anche per lungo tempo, inducendo le persone a credere che fossero morti. Salvo poi ripresentarsi, anche molti anni dopo, tornando a popolare quella stessa area. Da questa abitudine migratoria irregolare potrebbe essere nata la stessa leggenda dell'araba fenice.