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17 Aprile 2024
16:51

Una lince sepolta insieme a quattro cani in una fossa di epoca romana lascia perplessi gli archeologi

Le linci sono molto rare nei resti archeologici, ma in Ungheria è stato trovato un scheletro completo risalente all'età romana sepolto insieme a quattro cani nella stessa fossa. Perché?

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Un team di archeologi ungheresi ha recentemente riacceso i riflettori su uno dei più misteriosi e irrisolti ritrovamenti zoo-archeologici d'Europa: uno scheletro di lince risalente all'epoca romana sepolto in una buca insieme a quattro scheletri di cani, tutti sepolti in maniera stratificata uno sull’altro. Nel loro nuovo studio pubblicato sull'International Journal of Osteoarchaeology, il gruppo descrive in maniera più approfondita le circostanze e la storia del ritrovamento, offrendo alcune nuove teorie su come e perché avvenuto.

Le linci sono felini schivi riconoscibili per ciuffi di pelo sulle orecchie e per la coda corta, che sembra quasi mozzata. Esistono quattro specie diverse, tutte diffuse nell'emisfero settentrionale: la lince iberica (Lynx pardinus), la lince canadese (L. canadensis), il bobcat o lince rossa (L. rufus) e la lince eurasiatica (L. lynx), che sta timidamente riaffacciandosi anche qui in Italia dopo secoli di persecuzioni. Quest'ultima specie era un tempo molto più diffusa, ma soprattutto a causa dell'espansione umana è diventata sempre più rara e a rischio estinzione.

Ma nonostante la sua più ampia diffusione storica, trovare resti di linci in Europa è sempre stata quasi un'impresa, poiché questi elusivi predatori si sono sempre tenuti a debita distanza dagli esseri umani. Proprio per questo, trovare uno scheletro completo (al momento l'unico in Europa) sepolto intenzionalmente insieme a quattro cani è un ritrovamento a dir poco eccezionale e senza precedenti. La fossa in questione è stata trovata nel 2002 in un sito di scavo chiamato Zamárdi-Kútvölgyi-dűlő, in Ungheria.

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La disposizione orizzontale degli animali nella fossa vista dall’alto (a) e una sezione verticale (b). Immagine da Bartosiewicz et al., 2024

Qui, nel corso degli anni, gli archeologi hanno portato alla luce diversi scheletri umani e artefatti associati, tutti risalenti all'epoca romana, circa 1.500 anni fa. Nella buca profonda 1,4 metri, sono stati trovati quattro cani, due maschi e due femmine, tutti di dimensioni simili a un pastore tedesco, insieme appunto a  allo scheletro completo di lince euroasiatica. I resti del felino si trovano sul fondo della buca, con gli scheletri dei cani sepolti singolarmente uno sull'altro e separati ognuno da uno strato di terra spesso circa 20-40 cm.

Gli animali sono stati quindi sepolti simultaneamente oppure a distanza di pochissimo tempo l'uno dall’altro, visto lo spessore sottile di terra che li separa. Non sembrano essere stati sistemati con uno scopo preciso e gli stessi ricercatori ammettono, con ammirevole sincerità, di essere ancora piuttosto perplessi per questo ritrovamento, offrendo però alcune possibili teorie. I resti della lince non mostrano alcuna traccia di scuoiamento, quindi è possibile escludere che sia stata uccisa per ottenere la sua pelliccia.

Potrebbe essere stata cacciata e uccisa per "sport", oppure perché magari aveva cominciato ad attaccare il bestiame nei pressi di un'insediamento umano. Un'altra ipotesi è che il predatore e i cani siano stati coinvolti in uno scontro fatale, finendo poi tutti morti e sepolti semplicemente insieme nella stessa buca. Resta altrettanto possibile è che si trattasse anche di una sepoltura rituale, anche se gli stessi ricercatori pensano sia piuttosto improbabile a causa della mancanza di prove, oggetti o simboli ritualistici.

Gli autori concludono quindi ammettendo che la vera ragione di questa insolita e curiosa sepoltura resta a oggi ancora un mistero e probabilmente non verrà mai scoperta.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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