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3 Maggio 2024
11:24

Un orango si è curato una ferita con una pianta medicinale: è un comportamento mai osservato prima

Per la prima volta in assoluto, un orango selvatico di nome Rakus è stato osservato mentre utilizzava le foglie di una pianta medicinale per curarsi una ferita sul volto.

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Tra le fitte foreste pluviali del Parco Nazionale Gunung Leuser, a Sumatra, un evento straordinario ha attirato l'attenzione dei ricercatori: un orango adulto maschio, conosciuto come Rakus, potrebbe aver dimostrato di avere un'eccezionale comprensione delle proprietà curative delle piante. Rakus è stato infatti osservato mentre masticava le foglie della pianta conosciuta come akar Kuning per poi applicarle su una ferita sulla sua guancia. È la prima volta che viene osservato un comportamento di automedicazione del genere.

L’osservazione risale al giugno del 2022 ed è stata descritta da Isabelle Laumer e i suoi colleghi in uno studio pubblicato su Scientific Reports. Sebbene esistano altri casi di automedicazione negli animali, come gli scimpanzé che utilizzano gli insetti, si tratta di un'osservazione senza precedenti. L'orango di Sumatra (Pongo abelii) ha infatti continuato a masticare le foglie della pianta fino a quando la ferita non è stata completamente coperta, dimostrando chiaramente che l'applicazione era deliberata e finalizzata in un certo senso a curare la ferita.

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Immagine da Laumer et al., 2024

Le storie di animali che sembrano comprendere il potere curativo di determinate piante sono rare, ma non insolite, in particolare per il loro utilizzo o ingestione per combattere parassiti o infezioni, sia interne che esterne. Tuttavia, il fatto che un orango abbia applicato deliberatamente il risultato della masticazione di una pianta nota per le sue proprietà biologiche, rappresenta una novità assoluta nel mondo animale, fino ad ora riscontrata in un altro primate: noi esseri umani.

L'akar kuning (Fibraurea tinctoria) viene infatti comunemente utilizzata nella medicina tradizionale di Sumatra per trattare la malaria, la dissenteria e persino il diabete. Alcuni studi suggeriscono che i composti presenti nella pianta potrebbero avere persino proprietà antitumorali. Questi utilizzi hanno attirato l'interesse degli scienziati, che stanno conducendo ricerche più approfondite per testare la reale l'efficacia della pianta. Sebbene i risultati preliminari siano piuttosto promettenti, non sembrano esserci ancora stati ampi studi clinici pubblicati.

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Immagine da Laumer et al., 2024

Non è chiaro come Rakus si sia procurato la ferita sul volto, ma si suppone che sia stato coinvolto in uno scontro con altri maschi adulti. La ferita si è poi chiusa quattro giorni dopo il trattamento ed è apparsa completamente guarita circa tre settimane dopo dall'applicazione della pianta. Si tratta del primissimo caso di trattamento attivo delle ferite con una specie vegetale nota per contenere sostanze biologicamente attive da parte di un animale selvatico e questo fornisce nuove informazioni anche sulle origini di questo comportamento nella nostra specie.

Questa scoperta solleva infatti molte domande interessanti sulla comprensione delle piante medicinali da parte degli animali, aprendo nuove strade nel campo dell'etologia e della medicina animale. Gli autori ipotizzano che Rakus potrebbe averlo fatto per alleviare il dolore, e che qualsiasi proprietà antibatterica fosse semplicemente un felice effetto collaterali. In alternativa, potrebbe anche averlo fatto per proteggere la ferita dalle mosche, ma non si esclude che il riconoscimento e l'uso delle piante medicinali possa addirittura essere più antico e risalire fino all'ultimo antenato comune degli esseri umani con gli oranghi, milioni di anni fa.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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