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21 Giugno 2024
15:31

Sono tante le specie che hanno rapporti omosessuali, ma i ricercatori non lo dicono: lo studio

Un sondaggio condotto tra esperti della fauna selvatica, zoologi e biologi svela che nella maggior parte dei casi anche se si osservano comportamenti omosessuali tra moltissime specie non vengono riportati negli studi scientifici.

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Il comportamento sessuale tra individui dello stesso sesso si verifica nella maggior parte degli animali ma uno studio recente svela un aspetto che riguarda strettamente il modo in cui gli esperti affrontano questo tema, tanto da affermare con dati certi che molti ricercatori pur osservandolo in tantissime specie non lo riportano negli studi.

La ricerca pubblicata su PlosOne, intitolata "Il comportamento sessuale omosessuale tra i mammiferi è ampiamente osservato, ma raramente riportato: prove da un sondaggio di esperti online", è nata dal desiderio di comprendere meglio le ragioni alla base della mancanza di pubblicazioni su questo argomento. «La maggior parte degli intervistati ha studiato primati, mentre il resto ha studiato carnivori, roditori, ruminanti e elefanti. La maggior parte degli intervistati ha osservato comportamenti omosessuali nelle specie studiate, ma solo il 48,2% ha raccolto dati e pochi hanno pubblicato articoli al riguardo».

Rispetto alle motivazioni per cui gli esperti intervistati non lo hanno fatto, «la maggior parte ha indicato che la mancata raccolta o pubblicazione dei dati era dovuta al fatto che i comportamenti erano rari o perché non era una priorità di ricerca del proprio laboratorio. Nessun intervistato ha segnalato disagio o preoccupazioni sociopolitiche nella propria università o sul campo come motivo della mancata comunicazione».

Non paghi però di queste risposte, i ricercatori hanno anche chiesto direttamente agli intervistati se i taxa studiati, il livello di istruzione o l’identificazione all’interno della comunità LGBTQ+ avevano in qualche modo influenzato l’osservazione, la raccolta di dati o la pubblicazione. Lo studio è stato infatti condotto con interviste rivolte a primatologi, zoologi, biologi della fauna selvatica ed ecologisti: «Chiedere ad esperti che lavorano in prima persona con le specie oggetto di studio sul campo – scrivono i ricercatori – è estremamente informativo, dato che le prove alla base di gran parte di ciò che sappiamo sulla distribuzione tra specie del comportamento omosessuale nei mammiferi può essere il prodotto di ricerche accessorie, come ad esempio gli studi sulla dominanza o sulle interazioni affiliative. Inoltre lo abbiamo fatto per capire se la mancanza di dati certi per alcune specie in particolare è effettivamente una prova dell'assenza del comportamento o è una questione rimasta in gran parte inesplorata».

Ciò a cui i ricercatori arrivano comunque nella conclusione del paper è che questi risultati forniscono importanti prove preliminari che il comportamento omosessuale si verifica più frequentemente di quanto viene reso noto nei dati pubblicati e suggeriscono che «ciò potrebbe essere dovuto a un pregiudizio della pubblicazione rispetto alle prove aneddotiche. Abbiamo ipotizzato che fattori sociali e politici all’interno delle università o dei siti sul campo, oltre all’identificazione come LGBTQ+, potrebbero influenzare la segnalazione. Dato che siamo ricercatori nei paesi WEIRD (occidentali, istruiti, industrializzati, ricchi e democratici), è possibile che la portata del nostro sondaggio sia diversa come risposta rispetto a chi probabilmente affronta invece poche barriere sulla portata dei temi di ricerca. Una direzione futura di questo lavoro sarebbe quella di concentrare le indagini su accademici di paesi non WEIRD, o lo sviluppo di un’iniziativa scientifica cittadina globale, che potrebbe includere le voci e le competenze degli scienziati di tutto il mondo sul comportamento sessuale nei mammiferi».

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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