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2 Maggio 2024
12:38

Peste suina africana in Italia: le autorità regionali non sono state in grado di attuare il contenimento

Le autorità regionali non sono state in grado di attuare adeguatamente il piano d'azione per l'eradicazione della peste suina africana in Italia. È quanto emerge dal report realizzato dalla Direzione generale della salute e della sicurezza alimentare.

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«Le autorità regionali non sono state in grado di attuare adeguatamente il piano d'azione nazionale per i suini selvatici, tra i cui obiettivi figurava la riduzione della popolazione di  suini selvatici». È la conclusione a cui è giunta la Direzione Generale Sanitaria della Commissione Europea nel report sulle misure di controllo della peste suina africana in Italia.

La relazione descrive l'esito di un audit riguardante l'Italia condotto dalla Commissione dal 15 al 27 giugno 2023. Gli obiettivi principali erano: valutare l'idoneità delle disposizioni previste per l'eradicazione della PSA; e verificare in che misura le autorità veterinarie abbiano attuato le azioni correttive presentate ai servizi della Commissione Europea. Nel 2016 e nel 2021, infatti, i servizi della Commissione avevano condotto due precedenti audit in  Italia riguardanti l'attuazione di controlli sulla salute degli animali in relazione alla  peste suina africana.

Gli obiettivi indicati però sono stati raggiunti solo parzialmente. Le autorità regionali si sono dimostrate l'anello debole della catena di contenimento, in primis per l'abbondanza di suini selvatici – stimata in oltre 1 milione e mezzo -. Inoltre, come si legge nel report, «l'impegno delle autorità volto a confinare la popolazione di suini selvatici infetti e limitare il loro contatto con  animali sani nelle aree adiacenti (recinzione delle zone infette) non ha dato esito positivo». La scarsa incisività delle operazioni di contenimento tramite barriere fisiche era evidente già nel 2022, e il nuovo audit lo conferma.

Dal 2020 è infatti in vigore una strategia di spopolamento prevista dal Piano italiano di sorveglianza ed eradicazione della PSA, la responsabilità della cui attuazione spetta alle Regioni interessate. In generale però il report segnala che «non è stata intrapresa nessuna chiara azione efficace volta a ridurre il numero di tali suini nonostante gli sforzi profusi per attuare le misure nei piani regionali di eradicazione. Nelle regioni visitate non sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati».

In Liguria, ad esempio, «su una popolazione stimata di circa 60.000 suini selvatici e un obiettivo di abbattimento di 30.000 capi nel corso dell'ultima stagione venatoria, ne sono stati abbattuti solo 13.300». Le ragioni di quello che per le autorità europee è un flop sta nella la scarsa conoscenza del numero effettivo di suini selvatici, e anche nella riluttanza dei cacciatori a partecipare alle attività di abbattimento.

La modalità tradizionale di caccia è in gruppi composti da 20-40 cacciatori, affiancati da mute di cani, solo in giorni dedicati: due volte a settimana. Questa attività è vietata nelle zone dove sono presenti focolai di psa, tuttavia sono stati consentiti gli abbattimenti selettivi proprio per ridurre la popolazione di cinghiali. Nonostante il via libera, però i cacciatori si sono dimostrati restii ad abbattere i suini selvatici nelle zone soggette a restrizioni, poiché la loro carne non è adatta al consumo umano o all'immissione in commercio.

Le barriere fisiche di contenimento e il contributo dei cacciatori erano centrali nel piano di eradicazione della peste suina africana, ma nella pratica entrambe le misure si sono dimostrate scarsamente efficaci.

Nel report si segnala anche che nelle riserve naturali – come i parchi romani in cui non è possibile cacciare – le autorità si servono di trappole diverse e della telenarcosi con il successivo abbattimento degli animali, trappole che sarebbero soggetti ai sabotaggi da parte degli attivisti per i diritti degli animali. Questo, secondo le regioni, renderebbe possibile posizionare le trappole solo su terreni privati con la conseguente «compromissione dell'efficacia delle misure adottate».

Tutto quanto sopra riportato, secondo l'audit, ha indebolito gli sforzi di riduzione della popolazione di cinghiali. Anche alla luce del crescente interesse per i diritti degli animali, le autorità regionali e sanitarie devono fare i conti con metodi alternativi all'abbattimento di selezione.

In un video approfondimento su Kodami abbiamo spiegato come si diffonde la peste suina africana in Italia.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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