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19 Giugno 2024
16:38

L’elogio dell’imperfezione nella Maturità 2024: la Natura non è perfetta, perché mai dovremmo esserlo noi?

Una delle tracce della Maturità 2024 prende spunto da un estratto del libro "Elogio dell'imperfezione" di Rita Levi Montalcini e invita alla riflessione sul fatto che in Natura nulla è perfetto.

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L'imperfezione regna il nostro mondo, è la regina assoluta e fa parte del nostro stesso DNA. Vale per tutti e anche per noi esseri umani che, spesso, invece attribuiamo alla Natura una perfezione che invece non c'è. Se ne è resa conto una grande scienziata, Rita Levi Montalcini, e il suo "elogio dell'imperfezione" è stato uno dei temi delle tracce della maturità di quest'anno.

Un estratto del suo omonimo libro, infatti, è stato oggetto della prova di attualità per i maturandi che hanno affrontato la prima prova questa mattina. Un passaggio in cui la Premio Nobel della medicina (1986) mette in luce proprio l'importanza di scoprirsi e riconoscersi come esseri fallibili anche nella propria professione, rivoluzionando e facendo suo un passaggio del poeta irlandese William Butler Yeats in cui diceva “perfezione della vita, o del lavoro" e trasformandolo in "imperfezione nella vita e nel lavoro".

Questo l'estratto completo proposto agli studenti di tutta Italia:

Considerando in retrospettiva il mio lungo percorso, quello di coetanei e colleghi e delle giovani reclute che si sono affiancate a noi, credo di poter affermare che nella ricerca scientifica, né il grado di intelligenza né la capacità di eseguire e portare a termine con esattezza il compito intrapreso, siano i fattori essenziali per la riuscita e la soddisfazione personale. Nell'una e nell'altra contano maggiormente la totale dedizione e il chiudere gli occhi davanti alle difficoltà: in tal modo possiamo affrontare problemi che altri, più critici e più acuti, non affronterebbero.

Senza seguire un piano prestabilito, ma guidata di volta in volta dalle mie inclinazioni e dal caso, ho tentato […] di conciliare due aspirazioni inconciliabili, secondo il grande poeta Yeats: «Perfection of the life, or of the work». Cosi facendo, e secondo le sue predizioni, ho realizzato quella che si può definire «imperfection of the life and of the work». Il fatto che l'attività svolta in modo cosi imperfetto sia stata e sia tuttora per me fonte inesauribile di gioia, mi fa ritenere che l'imperfezione nell'eseguire il compito che ci siamo prefissi o ci è stato assegnato, sia più consona alla natura umana cosi imperfetta che non la perfezione.»

E' un argomento che a noi di Kodami è particolarmente caro, sin dagli esordi, da quando abbiamo chiesto di spiegare questo concetto a Telmo Pievani, durante una puntata della nostra serie MeetKodami. In quell'occasione gli avevamo chiesto proprio: «Esiste la perfezione?» e l'evoluzionista e professore di Filosofia delle Scienze biologiche all'Università di Padova così aveva risposto:

Quando guardiamo la natura pensiamo che siccome è lì da tanto tempo allora è perfetta, armoniosa, in equilibrio o addirittura buona. Ma non è così che stanno le cose: la natura è piena di contraddizioni e non ha intenzioni. E' buona, cattiva, bella, brutta. Quando un virus ci colpisce, come è successo, non è un "castigo della natura". No: è un virus che ha fatto il salto di specie e sono successe certe cose.  Tendiamo ad antropomorfizzare molto tutto ciò che ci circonda e in questo anche la perfezione ha un ruolo. Ma la natura è piena di imperfezioni ed è bene così: come già diceva Darwin, sono le strutture imperfette quelle più creative e quelle dove sta succedendo qualcosa. Perché, sempre come diceva Darwin, se tu guardi una struttura perfetta è già successo tutto, non ci trovi l'evoluzione.

Invece dentro l'imperfezione c'è cambiamento, c'è storia. Noi umani siamo imperfetti da tutti i punti di vista, pensiamo al nostro corpo: è un'enciclopedia di imperfezione e basta pure solo riflettere semplicemente su dolori come mal di schiena, sciatalgia o lombalgia… sono tutti difetti biomeccanici. Ci possiamo fare poco perché è proprio un difetto strutturale che abbiamo tutti. Se l'evoluzione fosse un ingegnere non avrebbe mai fatto la schiena che abbiamo noi. Abbiamo gli organi più importanti da proteggere tutti indifesi davanti, no? Non avrebbe senso se fossimo perfetti. Ma ha un senso evoluzionistico allo stesso tempo: perché l'essere bipedi ci ha dato tanti vantaggi da altri punti di vista. A me piace questa metafora che trovo semplice da comprendere: l'evoluzione è un bricolage, nel senso che è più artigianale che non ingegneristica. Si fa di necessità virtù, si utilizza il materiale a disposizione e ogni volta in modo ingegnoso lo si riutilizza per qualcosa di nuovo.

La stessa Montalcini nel suo libro si riferisce a Darwin, del resto, padre dell'evoluzione che tanto ha insegnato alla nostra specie e che ha permesso a altri grandi studiosi di poter a loro volta evolvere il suo pensiero e continuare nell'osservazione di tutti gli abitanti della Terra, noi umani compresi. Offrire così a dei ragazzi la possibilità di confrontarsi con un testo in cui, sostanzialmente, si invita a guardare a se stessi e al mondo in generale senza l'angoscia di dover raggiungere una perfezione che, in buona sostanza, non esiste ci sembra la prova più importante di questa "edizione" della maturità.

In questa scia ecco dunque che su Kodami speriamo di portare sempre più giovani lettori a intraprendere il viaggio alla scoperta di un intero mondo che si trasforma e si evolve in cui, appunto, "nessuno è perfetto" e che proprio questa sia interpretata come la chiave della sopravvivenza, del perché siamo ancora tutti qui.

In fondo dovremmo finalmente solo smetterla – in primis tra di noi – di inseguire modelli inesistenti, creati appunto dalla nostra mente e che non corrispondono alla realtà. Conoscere gli altri abitanti del mondo ci aiuta dunque e ci può indirizzare verso una nuova visione dell'essere umano che sia meno antropocentrica (non si pretende che non lo sia più del tutto…) e che supporti chi si sente meravigliosamente così imperfetto da diventare un faro per l'umanità stessa, come la professoressa Rita Levi Montalcini che ha contribuito, anche questa volta, a fornire uno spunto perché gli adulti di domani possano sentirsi liberi, semplicemente, di essere quel che sono.

E solo degli individui dalla mente aperta e priva di sovrastrutture imposte da luoghi comuni e false credenze – appunto come quella che "la natura è perfetta" – potranno un giorno, davvero, cambiare il mondo nel segno del rispetto di tutti gli esseri viventi.

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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