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10 Settembre 2024
20:00

Il vero motivo per cui il tuo cane fa lo sguardo colpevole (non è il senso di colpa)

Il vero motivo per cui il tuo cane fa quello che per noi è uno “sguardo colpevole” non è il “senso di colpa” così come noi lo intendiamo: ci sta dicendo che ha compreso che noi ce l’abbiamo con lui, ma dal suo punto di vista non ha fatto nulla di sbagliato.

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Quegli occhi languidi che ti guardano come per dire: «Non essere arrabbiato con me, io sono tenero e piccolo». E magari, davanti a te, c’è un Alano. Sì, i cani sanno benissimo come infonderci tenerezza nei loro confronti e percepiscono perfettamente il nostro stato emotivo sia se abbiamo “qualcosa che non va” per ragioni che non riguardano loro che se siamo in qualche modo nervosi perché dal nostro punto di vista hanno fatto qualcosa che non va bene.

Il vero motivo per cui il tuo cane fa quello che per noi è uno “sguardo colpevole” ha poco a che fare, in realtà, con il “senso di colpa” così come noi lo intendiamo: con quegli occhioni e le orecchie portate basse Fido non ci sta dicendo «scusa, ho sbagliato e hai ragione» ma ci sta invece indicando che ha compreso che noi ce l’abbiamo con lui ma non perché ha fatto qualcosa di  sbagliato anche dal suo punto di vista.

A confermarlo è la scienza con diversi studi sul comportamento canino che nel corso del tempo hanno analizzato questo tipo di reazione e cosa infonde in noi quell’atteggiamento che il cane mette in atto, fondamentalmente, per pacificare e stemperare una situazione che gli causa stress.

Perché il cane fa lo sguardo colpevole

Jennifer Templeton, ricercatrice che lavora presso il Dipartimento di Biologia del Knox College con particolare attenzione alla neuroetologia e all'ecologia cognitiva, ha pubblicato nel 2020 un’analisi intitolata “Cosa provoca lo sguardo colpevole nei cani?” in cui vengono confermati i risultati raggiunti da Alexandra Horowitz in una ricerca del 2009 (“Disambiguare lo sguardo colpevole: segnali salienti di un comportamento familiare del cane”) che viene infatti spesso citata per spiegare questo comportamento.

Horowitz, Professoressa associata al Barnard College della Columbia University di New York dove dirige l'Horowitz Dog Cognition Lab, aveva infatti già spiegato che gli sguardi dei cani sono ai nostri occhi percepiti come “un’ammissione di colpa” ma in realtà si verificano in risposta al comportamento di rimprovero dei loro umani di riferimento piuttosto che a una risposta al loro comportamento “disobbediente”.

I soggetti studiati avevano infatti imparato nel tempo a rispondere alle “arrabbiature” con comportamenti di sottomissione, ovvero con atteggiamenti che i cani mettono in atto per appunto pacificare situazioni che causano conflitto e tensioni nel gruppo «in anticipazione timorosa della punizione da parte della persona di riferimento» (Horowitz, 2009, p. 451). Secondo quanto poi ha sottolineato anche Templeton è anche vero che quella postura e quello sguardo diventano più evidenti e ripetuti in un caso in particolare: «In effetti – è sottolineato nello suo studio – i cani che mostravano il numero più alto di sguardi colpevoli erano quelli i cui umani riferivano di averli puniti fisicamente per precedenti “cattive azioni”».

Horovitz precisa infatti chiaramente che: «Mentre le persone sostengono che il comportamento dei loro cani dopo aver commesso un misfatto indica "colpa", le attuali prove sperimentali suggeriscono che questi atteggiamenti con "sguardo colpevole" sono una risposta ai rimproveri».

L’esperta infatti ha dimostrato che quel tipo di sguardo viene mostrato anche in assenza di ramanzine, mettendo i cani in una condizione in cui non avevano fatto “nulla di male” ma gli umani di riferimento comunque li guardavano con viso arrabbiato e mostrando chiaramente disappunto.

In una serie di test, infatti, alle persone erano state fornite informazioni a volte vere e a volte false sul fatto che il loro cane avesse rubato un bocconcino che era stato lasciato nella stanza in loro assenza. La reazione delle persone influenzava sempre il comportamento del cane a prescindere dal fatto che avesse o meno compiuto l’azione che non doveva fare (non mangiare il premietto) e l’interpretazione umana era sempre quella di pensare che il cane sapesse di aver commesso un misfatto, quando in realtà Fido rispondeva empaticamente all’atteggiamento negativo da parte della persona di riferimento.

Si è arrivati pure a stabilire che se una persona credeva che il suo compagno canino si fosse comportato male e poi lo sgridava, alcuni cani mostravano un'espressione "colpevole" che gli umani poi fraintendevano come un'ammissione di colpa. E ancora: i cani che avevano più probabilità di "sembrare colpevoli" secondo i loro umani di riferimento erano quelli che erano completamente innocenti e che erano stati sgridati da chi pensava che avessero rubato i bocconcini.

Horovitz ha dunque concluso che qualsiasi "sguardo colpevole" è una risposta al comportamento umano e non ha nulla a che fare con le azioni del cane o con la sensazione di aver infranto delle regole.

Nel 2015 un altro studio si è occupato dello stesso argomento (“I resoconti degli umani sullo "sguardo colpevole" dei loro cani sono influenzati dall'azione dei cani e dalle prove del misfatto?”). A interrogarsi su questo aspetto della relazione questa volta sono stati degli psicologi che si sono focalizzati sul lato umano, arrivando alla stessa conclusione: «I nostri risultati non supportano l’ipotesi che i cani mostrino lo “sguardo colpevole” in assenza di una contemporanea reazione negativa da parte dei loro umani».

I cani sanno di aver fatto qualcosa di sbagliato per noi?

Bisogna dirlo chiaramente: la scienza ha fatto grandi progressi negli ultimi anni nello studio dell’etologia canina, analizzando il comportamento del “miglior amico dell’uomo” che proprio per la sua prossimità con la nostra specie non era mai stato considerato come un “degno” soggetto di studi. Un paradosso che ha fatto sviluppare molti luoghi comuni e valutazioni empiriche che spesso sono corrette ma altrettanto spesso hanno determinato una considerazione superficiale dell’intelligenza del cane e generato considerazioni umane nella valutazione di Fido.

Come ha scritto l’istruttore cinofilo Luca Spennacchio su Kodami: «Ma possiamo veramente dire che il senso di colpa sia qualcosa che influenza il comportamento e i sentimenti dei nostri quattro zampe? La risposta in breve è: no, i cani non provano senso di colpa. Almeno come lo intendiamo noi, ma ciò non significa che non provino nulla, anzi».

I cani, infatti, hanno quelli che possiamo definire dei loro valori che si avvicinano ai nostri, considerando proprio sia la natura di animale sociale (come noi) che la coevoluzione tra le nostre specie che risale a oltre 30-40 mila anni fa. Quindi un cane sa perfettamente comprendere il nostro stato d’animo, legge le nostre intenzioni e riesce anche a prevedere i nostri comportamenti ma ciò non significa che una cosa che per noi è sbagliata lo sia anche per lui.

Detto ciò, però, a nostra differenza i cani ci leggono attraverso l’analisi delle nostre posture e della mimica facciale, oltre che avere la capacità di avvertire le nostre emozioni che annusano anche attraverso il loro eccezionale olfatto. I cani sanno, dunque, capire quando per noi hanno fatto qualcosa di sbagliato e agire di conseguenza per farci calmare e rasserenare la situazione come spiegato con il comportamento dello “sguardo colpevole” ma anche con altri segnali pacificatori o che indicano il loro stress nella speranza che noi li comprendiamo (sbadigliare, mettersi a pancia in su, abbassarsi con il corpo, etc.).

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Martina Campanile
Istruttrice cinofila
Sono istruttrice e riabilitatrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico, mi occupo di mediare nella relazione tra cane e umano: sin da piccola è un tema che mi ha affascinato e appassionato. Sono in continuo aggiornamento e penso che non si smetta mai di imparare, come mi insegna ogni giorno Zero, un meticcio sardo che è il mio compagno di vita.
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