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20 Settembre 2024
9:00

Il turismo sta mettendo seriamente in pericolo le balene della Polinesia francese

Le balene e gli ecosistemi marini della Polinesia ogni anno vengono presi d'assalto da migliaia di turisti. Un problema, secondo molti ambientalisti.

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Diverse associazioni ambientaliste e popolazioni indigene hanno recentemente segnalato come il recente boom turistico che ha riguardato la Polinesia francese stia cominciando a provocare diversi danni agli ecosistemi marini. Lo dimostra il caso delle balene che, sempre più spesso, vengono inseguite da intere flotte di barchini, usati dai turisti per fotografare i cetacei mentre emergono dall'acqua.

Ciò ovviamente sta peggiorando le condizioni di vita di questi animali che, secondo l'associazione polinesiana Mata Tohora, stanno cominciando ad avere difficoltà nel nuotare in mare aperto, soprattutto quando migrano in Polinesia per far riposare i piccoli. Un paradosso, considerando che il Pacifico è l'oceano terrestre più grande in assoluto.

Le ragioni di questo disastro sono molteplici. Innanzitutto, da diversi anni la Polinesia è divenuta una meta turistica molto gettonata dagli europei e dai cinesi, che hanno cominciato a riversarsi in massa sulle isole dell'arcipelago, per farsi un bagno a mare durante l'Inverno. Inoltre, la Polinesia è divenuta una meta privilegiata dei turisti subacquei, desiderosi di fotografare da vicino le balene mentre si nutrono.

Negli ultimi anni, il turismo "whalewatching" è diventato così una importante fonte di reddito per l'arcipelago, con le autorità francesi che hanno cominciato ad adottare solo quest'anno – in estremo ritardo – misure atte a promuovere un turismo sostenibile.

Alcune delle normative imposte negli ultimi mesi prevedono per esempio che le imbarcazioni debbano mantenere una distanza di sicurezza di 100 metri dalle balene e che i subacquei non si avvicinino troppo ai cetacei. Tuttavia queste norme non sembrano accontentare gli ambientalisti, che accusano il governo locale di non vigilare affinché queste regole vengano rispettate.

Secondo gli attivisti, per consentire ai turisti di continuare a visitare la Polinesia, senza provocare altri danni alla fauna marina lì presente, bisognerebbe limitare il numero di barchini che hanno i permessi di avvicinarsi ai cetacei e regolare la visita di determinate spiagge, da cui si possono vedere i piccoli mentre vengono allattati. Mata Tohora sta anche promuovendo una nuova campagna ambientalista che prevede d'introdurre un nuovo divieto di osservazione delle balene,  dalle 14:00 del pomeriggio fino alle 8:00 del mattino, che consenta a questi animali di riposare e di nutrirsi, senza subire l'ansia di vedersi circondati da decine di bagnanti con la muta o di venire inseguite per ore da centinaia di imbarcazioni di varie dimensioni.

Il punto di riferimento di questa campagna è un vecchio studio del 2019, pubblicato su Plos One, che conferma come le attività turistiche-natatorie nei vari arcipelaghi dell'Oceano Pacifico hanno di norma effetti dannosi sui cetacei e in particolare alle coppie madri-piccoli. Tra l'altro, nuotare con le balene non è sempre molto sicuro. In Australia, nel 2020, una nuotatrice di 29 anni rimase gravemente ferita, dopo aver nuotato in compagnia di due balene per compiere delle riprese video da caricare su Instagram. La giovane era rimasta intrappolata tra le loro pinne, mentre i due cetacei stavano cercando di emergere per respirare, allontanando l'intrusa che si era intrufolata fra di loro.

In diverse occasioni, non solo in Polinesia ma anche in altre regioni del mondo, le balene hanno anche cominciato a schiantarsi sulle barche, seguendo un comportamento naturale che permette a questi enormi animali di eliminare i parassiti della pelle.

Bibliografia
Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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