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22 Settembre 2024
16:00

I monti sommersi del Mediterraneo: l’ecosistema 2 mila metri sotto al mare

Esplorare le montagne sommerse fino a 2 mila metri di profondità: è questo lo scopo della nave Ispra che indagherà ecosistemi marini quasi sconosciuti dove vivono una grande varietà di specie come pesci di profondità, crostacei e squali.

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E’ salpata da Trapani alla volta del complesso vulcanico sottomarino Cimotoe, al largo di Pantelleria, la nave commissionata da Ispra per indagare le profondità marine lungo la dorsale tirrenica, con l’obiettivo di censire nei prossimi due anni 79 monti sottomarini da 200 fino a 2.000 metri di profondità, per una superficie planare complessiva di oltre 13000 chilometri quadrati.

Si tratta di aree mai monitorate prima, alcune quasi completamente sconosciute: un’impresa tecnologica e scientifica senza precedenti in Italia, che rientra nell’ambito del progetto MER (Marine Ecosystem Restoration) finanziato dal PNRR e che prevede l’impiego di strumentazioni avanzate e di un team multidisciplinare di esperti per studiare e proteggere habitat marini di straordinaria biodiversità.

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Mappa dei monti sommersi (Ispra)

I mari italiani ospitano circa un centinaio di strutture sommerse, la maggior parte delle quali sono localizzate nel Mar Ligure e nel Mar Tirreno. A parte numerosi rilievi geomorfologici, esistono pochissime informazioni relative alla biodiversità di questi ambienti e, nonostante il loro grande potenziale biologico ed ecologico, finora non era mai stato condotto uno studio su grande scala per studiare le montagne sottomarine – note anche come seamount – vette sommerse che emergono fino ad anche 2.500 metri dal fondo marino e creano ambienti unici, dove correnti turbolente favoriscono la proliferazione di grandi colonie di coralli e spugne.

Queste formazioni biologiche sono alla base di ecosistemi complessi che sostengono un’ampia varietà di specie, tra cui pesci di profondità, crostacei, cefalopodi, squali, plancton gelatinoso, ma la loro fragilità li rende vulnerabili alle attività di pesca, in particolare quando reti e attrezzi da pesca si impigliano danneggiando irreversibilmente questi delicati habitat.

Il progetto – che mira a individuare le zone più meritevoli di protezione secondo le direttive europee in materia di conservazione degli habitat marini, come la Direttiva Habitat e la Strategia Europea per la Biodiversità 2030 – si focalizza sulla mappatura degli habitat profondi e sulla caratterizzazione della biodiversità marina di grandi profondità presente su queste montagne sottomarine, per valutarne il grado di vulnerabilità e lo stato di conservazione, oltre che fornire indicazioni sui cambiamenti climatici in corso.

Le eventuali modifiche di questi habitat, possono fornire informazioni utili sui cambiamenti delle condizioni oceanografiche sul lungo periodo. Nella prima fase dell’operazione verranno acquisiti dati e poi interpretati per generare dei modelli tridimensionali per capire la conformazione geomorfologica nel suo complesso. A partire da gennaio, queste prime elaborazioni saranno utili per la fase successiva del monitoraggio che prevede l’uso di un robot sottomarino in grado di effettuare rilievi visivi in tempo reale degli ecosistemi profondi.

La scoperta e la protezione delle montagne sottomarine non è solo un passo verso una maggiore conoscenza del nostro mare, ma anche un contributo essenziale alla lotta contro la perdita di biodiversità. Ogni rilevazione effettuata a queste grandi profondità porterà con sé la possibilità di preservare un patrimonio naturale inestimabile, nascosto sotto la superficie dei mari italiani.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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