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18 Giugno 2024
16:07

Gli uccelli “perduti”, quelli ritrovati e come aiutare gli scienziati a riscoprirne altri

Sono 126 gli uccelli "scomparsi" ma che potrebbero essere ancora lì fuori. Un ambizioso progetto è alla ricerca di queste specie perdute e ognuno di noi potrebbe contribuire a riscoprirle, anche perché è già successo in passato.

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Picchio dal becco avorio fotografato nel 1935. Immagine da Wikimedia Commons

L'ornitologia, la scienza che si occupa di studiare la vita e il comportamento degli uccelli, è oggi chiamata a una nuova sfida: ritrovare gli uccelli "perduti". Recentemente, un team di scienziati ha infatti stilato la lista aggiornata delle specie che non vengono avvistate o ascoltate da dieci anni o più. Un inventario composto da 126 uccelli "scomparsi", ma che potrebbero essere ancora lì fuori. Un grido d'allarme molto preoccupante a cui, tuttavia, ognuno di noi può rispondere contribuendo a ritrovare questi animali, anche perché è già successo in passato.

La nuova lista è parte integrante dell'ambizioso progetto Search for Lost Birds, nato dalla collaborazione tra Re:wild, American Bird Conservancy e BirdLife International, e che mira a identificare tutti gli uccelli "perduti" tra le 11.849 specie conosciute dalla scienza. L'obiettivo non solo è quello di cercare di attirare l'attenzione sulla crisi della biodiversità e sulla tutela della natura, ma anche quello di coinvolgere in questo processo il maggior numero di persone possibili grazie alla citizen science, la scienza partecipata da tutti.

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La prima foto di un’averla piumata crestaggialla catturata e poi rilasciata. Foto di Matt Brady/Università del Texas a El Paso

Una specie perduta non significa necessariamente che sia estinta e infatti inizialmente l'elenco includeva 144 uccelli diversi, ovvero l'1,2% di tutti quelli catalogati. Fortunatamente, però, alcune di queste specie sono state ritrovate e riscoperte negli ultimi anni proprio grazie a questo progetto, portando a ridurre l'elenco dei ricercati. L'importanza di questa lista va quindi ben oltre la semplice catalogazione, ma è una vera e propria chiamata alle armi che punta a coinvolgere anche il pubblico e gli appassionati di birdwatching nella ricerca di queste specie enigmatiche.

Tra gli uccelli ritrovati, ci sono per esempio l'averla piumata crestagialla (Prionops alberti), una specie che vive esclusivamente tra le remote foreste montane della Repubblica Democratica del Congo e che era scomparsa da oltre 20 anni, il garrulo ciglianere (Malacocincla perspicillata), avvistato dopo ben 172 anni, il tetraka bruno (Xanthomixis tenebrosa), riapparso in Madagascar dopo 24 anni, oppure il piccione fagiano di Fergusson (Otidiphaps nobilis insularis), una sottospecie endemica dell'omonima isola della Papua Nuova Guinea di cui si erano perse le tracce da 140 anni.

Questi uccelli sono stati ritrovati grazie soprattutto a spedizioni mirate, al coinvolgimento e alle conoscenze delle popolazioni locali e alle tecnologie moderne, come droni e registratori di suoni, che consento oggi di esplorare anche le aree più inaccessibili e remote del pianeta. Questi strumenti consentono di monitorare vaste aree di habitat potenziale, aumentando le possibilità di ritrovare specie che altrimenti rimarrebbero nascoste, ma la buona notizia è che tutti possiamo contribuire a cancellare una specie dalla lista degli uccelli perduti.

Chiunque, dai semplici appassionati e ai birdwatcher più esperti, possono caricare foto, osservazioni, registrazioni fatte con uno smartphone su numerose piattaforme di citizen science, come iNaturalist, eBird, Ornitho, Macaulay Library, xeno-canto, utilizzante massicciamente anche dai ricercatori che hanno stilato questa lista. Potenzialmente, in tutto il globo c'è quindi un esercito infinito di occhi e orecchie che può amplificare le ricerche e aiutare gli ornitologi a ritrovare le specie perdute prima che spariscano definitivamente.

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Macchiarolo beccolungo (Locustella major). Foto da Wikimedia Commons

In passato, è già successo che proprio grazie all'aiuto dei "cittadini scienziati" siano state restituite alla scienza diverse specie, tra cui il succiamiele delle Bismarck (Vosea whitemanensis), l'erbarolo rugginoso (Cincloramphus rubiginosus), il macchiarolo beccolungo (Locustella major) e molti altri. Ogni specie persa rappresenta infatti un frammento unico del mosaico della vita, una perdita non solo biologica, ma anche culturale. Gli uccelli hanno da sempre ispirato miti, leggende e opere d'arte in ogni cultura umana. La loro scomparsa impoverisce tutti, privandoci anche di una parte del nostro patrimonio culturale.

Molte delle 126 specie ancora da ritrovare è concentrata soprattutto in Asia, Africa e nelle tante isole sparse dell'Oceania. Tuttavia, ce ne sono alcune un tempo presenti anche negli Stati Uniti, come il leggendario picchio da becco avorio (Campephilus principalis) che, sebbene sia molto probabilmente estinto, in tanti continua ancora a cercando e persino ad avvistarlo, anche se senza mai prove certe. Ma ce ne sono anche alcune più vicine a noi, come il chiurlottello (Numenius tenuirostris), uccello acquatico avvistato per l'ultima volta nel 1995 in Marocco e un tempo comune persino in Italia.

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L’ultimo chiurlottello fotografato in Marocco nel 1995. Foto di C. Gomersall

La ricerca degli uccelli perduti non è naturalmente priva di difficoltà. La maggior parte dei queste specie non vengono più avvistate da tempo anche perché sono quasi tutte a rischio di estinzione. La distruzione degli habitat, i cambiamenti climatici e la caccia illegale continuano a minacciare la sopravvivenza di tanti animali in tutto il globo. Anche quando un uccello viene riscoperto, il lavoro è solo all'inizio: è necessario intensificare i piani di conservazione e renderli più efficaci per garantire che queste specie possano prosperare nel loro ambiente naturale anche in futuro.

In definitiva, la lista degli uccelli perduti è un richiamo alla nostra responsabilità collettiva verso la conservazione della biodiversità. Ogni avvistamento, ogni conferma di presenza è una vittoria per la scienza, ma anche per l'umanità intera. Siamo tutti custodi di questo pianeta e il futuro di molte specie dipende solo dalle nostre azioni. È il momento di agire, di guardare con occhi nuovi i cieli e i boschi che ci circondano e di unirci nella ricerca. L'ornitologia non è mai stata così affascinante e accessibile come oggi: il prossimo uccello perduto potrebbe essere anche nel tuo giardino.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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